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Opinioni di un blogaiolo

Premessa: le seghe mentali fanno venire l’acne mentale. E vi sfido a pensare limpido con il cervello colmo di foruncoli.

Dunque, senza la pretesa di dire cose nuove, qui c’è una bella risposta al pezzo di Guia Soncini e relativo dibattito.
E poi che dire di un pezzo che contiene già le risposte alle proprie stesse domande?

Mi pare valida la proposta di differenziare i nomi: chi scrive il diario lo chiamiamo X e chi fa rassegna Y. E già, bravo: e così resta comunque il problema degli XY (sottoscritto compreso).

Mi pare significativo, poi, apprendere che i blog di Repubblica siano “forumizzati” al limite dell’ingestibilità. Selvaggia ha tolto i commenti, Wittgenstein e Camillo non li hanno neppur presi in considerazione. Ergo: se sei un “very important blog”, o accetti il rischio o ti scordi i commenti. Ma la questione riguarda probabilmente lo 0.1% dei blogger.

Sull’anonimato Guia ha senz’altro un po’ di ragione però ci sono parecchie eccezioni di blogger che si firmano. E l’anonimato diventa un problema davvero spinoso solo se si diffama (sulle corna o altro; a proposito: ma esiste davvero poi il Lui rancoroso protagonista della prima parte dell’articolo? Qualcuno dice di sì.)

Il problema è che questo è un mondo nuovo e vario e che a far di tutta l’erba un fascio si fa in fretta ma poi si rimane lì col rastrello in mano a chiedersi: e ora? Con tutta quest’erba che ci fo? La vendo, pensano alcuni giornalisti. E sul loro bravo covone costruiscono un pezzo che qualcuno paga. Ma mica è colpa loro, è il mondo che va così.

L’unica distinzione valida, secondo me, resta su cosa/come si scrive. Premesso che tutti hanno diritto di bloggare come gli pare, io leggo quelli che dicono cose interessanti (sono parecchi) o che rendono il loro privato interessante anche a me che non li conosco (sono meno ma ci sono).

E infine, non sono il primo a dirlo, Guia ha molto in comune con i blog: l’impostazione molto personale dei pezzi, il linguaggio che mescola i registri senza trascurare il triviale, lo stile tagliente e provocatorio. I suoi pezzi dalla laguna veneta o tutta la serie “Estate” (compresi i litigi con il proprio perizoma) non erano altro che il suo diario. Un signor diario dato che lei sa scrivere (e ragionare). Buon per lei che qualcuno la paga per scriverlo allora.

Probabilmente sono molti i blogger che vorrebbero fare i giornalisti. Io no: io vorrei essere pagato per fare il blogger. Proprio come Guia Soncini.





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