live music: Brian Auger …
live music: Brian Auger
Per tutti i drawbar! What a family!
Supportato da un emulatore di Rodhes e da un signor Hammond, da una infuocata cantante (sua figlia Savannah la rossa, god bless her mama), da un drumming mai banale (suo figlio Karma) e da un basso che pompa (adozione in vista?), il buon Brian Auger (che sta ormai sui 65) ha tirato fuori parecchi conigli dal cilindro. Sfoggiando con naturalezza britannica una camicia impossibile per un ultrasessantenne, arrampicandosi su un italiano autoironico e istrione, Brian ha accarezzato, schiaffeggiato, scivolato, svolazzato, scosso, vibrato su tutti i tasti a disposizione, rifilandoci una serie di uppercut bluesy, diretti funky, ceffoni rock, sputazzi jazzy. E sgocciolando ulteriore sudore lubrificante su quella tastiera già per sé ripida e affilata che quando la tocca uno bravo davvero, ti ribalta i punti di riferimento: e così par che sia il rotor a star fermo mentre tu e il tuo mondo vibrate.
Con la mia seconda birra è finita anche una “Light my fire” lenta e dolente, in post-atomic version per intenderci.
Poi… poi si è fatto tardi e se restavo oltre mi perdevo uno scarpone. Il guaio è che in questa vita vedo sì molte albe. Ma le vedo dalla parte sbagliata del giorno. Quindi, a malincuore, ho lasciato la Auger family su un blues latino e non so cosa mi son perso. Me lo racconterà chi c’è stato (magari proprio qualcuno di quelli che assai gradevolmente hanno aperto la serata).
La foto di Furio Sollazzi, è tratta da qui.
caro zioburp… questo è stato il quarto concerto di Brian e della famiglia Auger che mi sono goduto negli ultimi 10 mesi, e non sono mai sazio. Questo poi è stato particolare, l’ho voluto fortemente e l’ho ottenuto, e mi sono pure tolto la soddisfazione di aprire il concerto… Ci siamo goduti della musica vera piena di energia ed entusiasmo. Caspita quel 64enne ci mette l’anima più di un adolescente! Ora le sue note, il suo fraseggio elegante ma potente, la rossa Savannah 😉 con i suoi sinuosi movimenti, tutto è dentro di me e difficilmente mi lascerà. Beh, è stata una di quelle serate da raccontare, fra trent’anni, ai nipotini, tenendoli sulle ginocchia, magari nei camerini di un teatro mezz’ora prima di salire di nuovo sul palco… baci, ziobobbo
vi invidio, come amante dell’Hammond non posso fare altro 😉