segue da un vecchio …

segue da un vecchio post: Francesco Cafiso
Il miracolo della precocità artistica
In un post ormai vecchio di qualche settimana, avevo scritto la mia sull’esibizione sanremese del giovanissimo Francesco Cafiso, il piccolo sassofonista che Wynton Marsalis si è già portato in tour per il mondo. Nei commenti poi, intervenne tra gli altri, anche il babbo di Francesco. Oggi (dopo aver invano atteso che nei commenti comparisse anche il babbo di Norah Jones, anch’ella citata), ci torno su. Dopo aver ascoltato altre registrazioni (scaricatevi gli mp3 da qui, Ornithology per esempio) anche se non ce n’era bisogno. Mi spiego ma consiglio a più interessati la lettura della puntata precedente. I miei rilievi sulla performance dell’Ariston criticavano il suono sovrabbondante dell’orchestra e si auguravano che Francesco non fosse solo un grande acrobata delle scale veloci, ma che avesse dentro anche qualcosa da dire. E io mi riferivo a quella “Cherokee” dell’Ariston, ma la risposta la sapevo già. Teniamo conto che stiamo parlando di un ragazzino di 15 anni: un miracolo di suono, tecnica, gusto. Che il destino ce lo conservi e che il suo mondo lo aiuti a crescere coi tempi giusti. Nessuno vuole che il piccolo riponga il sax per quando sarà più grande. È che siamo tutti un po’ spaventati quando tocchiamo con mano il miracolo della precocità. Spaventati per lui, naturalmente. Dopo aver letto le parole del suo babbo, un giusto mix di orgoglio, impegno, responsabilità (chi fosse padre se le legga), siamo tutti più tranquilli.
E poi chissà… chiudiamo con una battuta, suvvia. Potrebbe anche darsi che tra poco Francesco scopra le ragazze e allora magari addio sax! Mi auguro di no e anche in quel caso mi terrei strette le sue registrazioni.

Risposte ad personam
Al signor Angelo: grazie degli interventi (e dello sfogo), speriamo che questa chiacchierata cancelli la sua cattiva opinione dei blog.

A Diana: non ho scritto “è jazz solo se c’è swing”. Era una delle tante ipotesi di classificazione. Grazie mille per i commenti lunghi e per l’interpretazione delle mie parole. (OT: Ma con tutto quello che una ragazza può sognare di fare con Bollani proprio un duo a quattro mani al piano?)

A Gaia e Yaub: grazie per i commenti.

A me medesimo: il guaio forse è che a me mi ha fregato proprio Parker. O meglio: l’insegnante che avevo allora che mi fece una capa tanta solo di Bird. Suggerendomi implicitamente il messaggio che la velocità di esecuzione fosse un fine e non un mezzo. Ma la colpa era di entrambi: solo un jazzignorante come ero allora poteva scambiare la lezione di Parker con la velocità di esecuzione. Poi un giorno lo mandai a cagare, l’insegnante non Bird, e mi rimisi a suonare il piano. E a chi dovesse iniziare a suonare il sax, vieterei l’ascolto di Parker, almeno all’inizio. Poi si vedrà.



One Comment on “segue da un vecchio …

  1. E’ vero: Parker all’inizio è deleterio. Io non l’ho ascoltato per almeno sei mesi da che avevo iniziato a suonare il contralto. Poi l’ho ascoltato e non m’è piaciuto, pensa. Adesso lo amo ma tanto non saprò mai suonarlo. Nè ci provo.

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