crisi del calcio: in…
crisi del calcio: interviene la forza pubblica
“Alura, varda che un dì o l’alter vegni giu mi
e t’la sbusi cul furbal lì!”
A me ai giardinetti, in cortile, all’oratorio, il signore burbero che minacciosamente si affacciava dalla finestra mi ha sempre detto così. In rigoroso e cadenzato dialetto pavese. Che scriverlo è un problema se non ne sai di fonetica. Si noti che lui il pallone lo chiamava rigorosamente furbal.
La frase più terroristica venne invece da un maturo signore della Val di Non: “Mi te desfo! Te peti giò una caseta de bombe a mano, ostia!”.
Certo che da qui a scatenare una guerra di piazza, con cariche e lacrimogeni per qualche calcio al pallone, ce ne corre. Che ci volete fare i tempi cambiano e i movimenti di piazza anche.
“400 persone, secondo la stima numerica fatta dalle forze dell’ordine”… ma che giocavano 200 contro 200?
oppure c’erano 22 palloni in campo come in “Giocatore Mondiale” e Luca di Motezuma sull’elicottero azteco e via così che eravamo giovani e scemi. E ora siamo cambiati per metà. Quella sbagliata.