Google addicted
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Google addicted
La droga, il sapere, la fantasia
“Gli scrittori del passato avevano l’assenzio, il whisky o l’eroina. Io ho Google. Ci vado con l’intenzione di passarci cinque minuti e sette ore dopo mi accorgo che sono ancora lì, e tutto quello che sono riuscito a scrivere sono quarantatrè parole.” Parola di Michael Chabon (quello di “Wonder Boys” da cui l’omonimo film), sul Corsera di ieri in un pezzo sulla cultura made in Google.
Allora io mi chiedo: ma tutta questa overdose di informazioni e legàmi e connessioni che si riversa su ognuno di noi minimamente curioso di fronte al web googlato, quanto tutto ciò comprime la nostra fantasia? Sarebbero stati forse più belli i libri dei grandi del passato se loro avessero avuto a disposizione tutto ciò? O più reali? O più documentati? O sarebbero stati solo minori di numero o più brevi per tutte quelle ore spese on-line?
O forse sarebbero stati solo meno fantastici, nel senso di fantasiosi?
Una cosa sono le informazioni, un’altra la saggistica, altro ancora i romanzi. Google/internet c’entra qualcosa con le prime. I libri sono un altra cosa.
well, mi pare una buona risposta su cui costruire un dibbattito, sempre che ci sia là fuori chi vuole intervenire. Però questo Chabon è un romanziere. Curioso e internettaro. E mi viene da pensare a cosa avrebbe cercato sul web uno qualunque dei grandi del passato che continuiamo a leggere.