Sette vasini per sette nani
La creatura mi va ormai per i due e mezzo, una signorina. Le tocca lo svezzamento dalla pigra comodità del pannolino, svezzamento tra l’altro necessario all’ingresso indolore alla scuola materna. Suppongo la creatura si sia interrogata su come mai da qualche giorno a questa parte nella sua placida quotidianità ha fatto il suo ingresso – già largamente anticipato oralmente – un accrocchio plastico giallo in forma di ranocchio con zampe e occhini, accrocchio da cavalcare a pelo, una volta privata delle apposite protezioni, accrocchio provvisto di serbatoio bombato atto a ospitare secrezioni più o meno improvvise e volontarie, accrocchio altrimenti detto in lingua italiana col suo nome, appunto “vasino”. La comparsa di detto strumento e la dettagliata provvista di istruzioni per l’uso sono accompagnate da un’amena serie di storie e leggende create ad arte o a volte dall’inserimento della problematica “uso del vasino” nelle storie già praticate.
Esempio. Interno, notte.
– Mi rrracconti una torria? (le doppie sottolineano una già impeccabile padronanza della consonante erre).
– Biancaneve?
– Tì, maperò la fine… (credo che goda a vedere la vecchia regina-strega sparire nel burrone. Il maperò glielo grazio che mica sono il suo prof.)
Incurante della precisa richiesta (che mica sono un lettore con l’accesso diretto alle scene), procedo al racconto di quando Biancaneve, dopo aver ripulito prima la casa dei nani e poi i nani medesimi, così li apostrofa, mani sui fianchi: “Ma voi, ditemi un po’: cacca e pipì dove le fate? Nel pannolino? Ancora? Alla vostra età?” (Non apro qui e ora il dibattito sull’età dei nani). Segue breve ma efficace elogio dell’uso del vasino – è sempre Biancaneve che parla – promesse di benefit (torte alla fragola, picconi nuovi) ai primi che si adegueranno alle nuove norme, ovvia brontolata di Brontolo, starnuto di Eolo, ronfata di Pisolo, intervento accademico di Dotto e gag casinara di Cucciolo. Tutto perfetto direi. Orgoglioso della mia scenetta improvvisata ben calata nel contesto della fiaba, orgoglioso vieppiù del silenzio che proviene dal lettino, mi appresto a uscire dalla stanza certo di aver “addormeducato” la creatura.
La sua voce sveglissima mi blocca sulla soglia.
– Maperò quetto nel film non c’è…
– … ahem… eh già, l’avran tagliata… ma vedrai che prima o poi esce nei contenuti speciali del dvd director’s cut.
– Un’altra torria.
Appoggio la testa al cuscino, riavvolgo, scelgo e poi schiaccio il tasto Play.
– Era una notte buia e tempestosa. I nani inseguivano la strega nella foresta…
doveri adottare la storia riveduta con la mia prole.