Il gioco del pesce-cosa
La creatura quest’estate ha visto nel giro di pochi giorni l’acquario di Gevona e quello di Carlo (il Monte se l’è scordato subito). Poi all’asilo – oltre a vedere “Alla ricerca di Nemo” a minipuntate di dieci minuti a botta – sta facendo una full immersion nel magico mondo del pesce e ogni giorno mi torna con cartoncini intagliati in foggia di pesciolini colorati, pregevoli acquari inventati dentro scatole da scarpe e addirittura grossi pesciozzi di cartapesta.
In tutta questa crescente infatuazione per gli abissi, imperversa il gioco del pesce-cosa.
Che è in realtà di una banalità impressionante. Per un adulto, dico. Per una creatura, invece, può essere stimolante immaginare che oltre al pescecane (già pescebau), al pescespada e al pescemartello esistono anche, che so, il pescebottiglia, il pescefinestra, il pescesedia e via dicendo. Un gioco potenzialmente inesauribile.
Che può crescere e complicarsi con semplici accostamenti di funzioni ittiche: il pescebottiglia di solito è accompagnato da alcuni pescebicchiere. E via così, rivelando anche alcuni punti di vista inediti: “Il pescetelecomando dorme sopra al pescedivano”.
Che può diventare una sfida non banale se per caso nei paraggi c’è un foglio e una matita.
No so se mi spiego: provate voi – dopo averlo evocato – a disegnare un pescecucina o un pescepianoforte.