varie ed eventuali …
varie ed eventuali
Emozioni sparse nel weekend
Saltando di palo in frasca, alcune cose per cui mi sono emozionato nel fine settimana:
– Mystic River, un filmone grosso così. Era tanto che non vedevo una storia così forte e ben raccontata.
– Thirteen, altro film: se avete delle figlie femmine, è bene che vi prepariate con largo anticipo. Probabilmente le vostre non si bucheranno lingua e ombelico, non faranno sesso in tre, non spacceranno droga, non commetteranno furti per comprarsi magliette firmate e non vi tratteranno come delle emerite merde. Però nel caso, questo film vi aveva avvisato che poteva capitare. Non che contenga la ricetta perchè non càpiti, però, ecco.
– La pasta "spada pomodorini e mentuccia" che la mia signora mi ha concesso in deroga alla seconda settimana di RAC.
– La puntata di The West Wing in onda ieri sera: Il lungo addio. Con SJ disarmata di fronte al suo babbo che sprofonda nella vecchiaia e nell’alzheimer.
– L’esecuzione in tv da Arbore della canzone Mamma mia dami cento lire. Tre strumenti, il contrabbasso di Ferruccio Spinetti, il piano di Stefano Bollani e la voce spaziale di Petra Magoni, a raccontare mille storie di immigrazione finita in fondo al mare. E con il vezzo di un verbo definitivo (naufragò o sprofondò) con la chiusa della O tragicamente calante: da si salvi chi può.
E già che siamo sprofondati negli abissi marini, apro una parentesi, grossa temo, per dire della Sirenetta di Hans Christian Andersen. Facciamo che diventa un post a sè, dai. Facciamo che ha un titolo incisivo, ecco.
il magico mondo delle fiabe
L’amore e la morte dal basso dei tre anni
Come ho già scritto, io compro le fiabe col Corriere il sabato e filtro quelle troppo cruente o spaventevoli a tutela della creatura. Così finora ho imboscato Pollicino e Barbablù. Il guaio è che la Sirenetta non la conoscevo. E poi avevo l’impressione che ci fosse un cartoon Disney (che a questo punto immagino assai emendato) e sono andato sereno. E così io e la creatura eravamo entrambi vergini di fronte alla fiaba, pardon alla tragedia.
Lei palesava ingenue preoccupazioni tutte femminili: "però però però ma come fa a mettersi il vestito di sposa se ha la coda di pesce?".
Io man mano che procedevo nella lettura mi rendevo conto di alcune cose non propriamente marginali: non solo è la prima fiaba (dal punto di vista suo, della creatura) in cui la protagonista non sposa il principe. Ma in più il principe sposa un’altra, la rivale. E la protagonista è diventata sì donna, con un bel paio di gambe, ma ora è muta e non può spiegare quanto lo ama nè che è stata lei a salvarlo dal naufragio e dunque a lei spetta di convolare a giuste nozze.
E per chiudere in bellezza, la Sirenetta ha l’opzione finale decisiva: deve scegliere se morire e convertirsi in anonima spuma del mare o sopravvivere e tornar sirena. Ma per far ciò, deve uccidere il principe (ch’ella sì disperatamente ama) con un coltello stregato, che le sue stesse sorelle le porgono e per il quale, pur di offrire alla tapina una speme di salvezza, hanno rinunciato alle proprie chiome.
Dunque la protagonista non solo non lo sposa il principe. Ma si trova anche a dover decidere se ucciderlo o meno. Come va a finire lo sapete, no?
Così alla fine della fiaba, la creatura ha imparato una parola nuova: l’aggettivo triste.
primas o poi capita …
omioddio, mi ricordavo che finiva male il libro ma non così tanto.
Adesso è pronta per la lettura dei giornali.