felini della mia vitaIl gatto che visse tre…
felini della mia vita
Il gatto che visse tre volte
Il primo libro che lessi da solo fu Zanna Bianca. Forse per questo ho sempre desiderato un cane. E ho sempre avuto gatti.
La prima fu Baffina. Me la regalò Battista, un gigante scuro che faceva il custode della scuola. In quell’anno i mondiali erano in Germania e un treno era esploso in una galleria. Baffina era bianca e grigia. Molto piccola. Dopo una settimana cadde dal davanzale del bagno, primo piano. La ricoverammo ammaccata ma viva in una cassetta della frutta. Un paio di giorni dopo al ritorno da scuola mi dissero che era scappata. Me la bevvi.
Poco dopo venne Smokey. Il Governo era targato Moro, lo scudetto era a Torino. Smokey lo trovai io, al parco giochi, piccolo, nero, randagio e nascosto. Lo portai su con la scusa di dargli del latte e si fermò una decina d’anni. Era nero, maschio e gagliardo. Cadde dal balcone, finì sotto un’auto, imbastì risse con qualunque randagio del quartiere. In campeggio un’estate respirò la libertà assoluta e meditò la fuga con una tigrata rossa da sballo. Lo riacciuffammo e finì l’epoca dei gatti semiliberi. Divenimmo affettuosi carcerieri di gatti. Quando Smokey se ne andò, era lungo e freddo e secco. La cosa più rigida e spaventosa che avevo mai toccato.
Qualche anno dopo, mentre il Milan e il pentapartito dominavano, arrivò Cindy. Fu un regalo di Lady Burp quando ancora era Miss Se Stessa, nel giurassico della nostra storia. Cindy era nera e bianca e femmina e curiosa. Era capace di farsi un intero isolato zompando di balcone in davanzale: grazie a lei conoscemmo tutto il vicinato.
Un paio d’anni dopo, appena finite le notti magiche, arrivò un batuffolo di randagio grigio. Maschio, fu battezzato Pork. Pork e Cindy convissero more uxorio per anni, ma senza mai consumare. Le poche volte che si applicò, Pork pretendeva la posizione del missionario. Cindy protestava. È che Pork era un giocherellone. Diventò un grandissimo portiere senza mai uscire dal salotto di casa. Diventò anzi il portiere felino più abile che avesse mai calcato il tappeto di un salotto. Intanto una sera in apertura di millennio Cindy se ne andò, minata da un gonfiore al ventre. In seguito Pork perse tutti e quattro i canini e anche la passione per la pelota, cambiò nome e diventò Pappabona, l’unico richiamo cui rispondeva. Molti anni dopo ancora, la creatura lo ribattezzò Tato, per distinguerlo da Tata.
Un giorno presi da parte Pork e Cindy e gli spiegai che andavo a vivere da solo. Me lo concessero in cambio del mio posto sul divano.
Manca solo Tata, giunta quando i cugini ci soffiavano l’europeo. Grigia e bianca, Tata nacque selvaggia in un infimo e inaccessibile scantinato del centro, tra carcasse di topi e di suoi avi felini meno fortunati. Il suo pessimo stato di salute le valse un biglietto di sola andata per diventare gatta domestica. Ebbe in sorte il nome Morgana, per la creatura (e poi per tutti) fu Tata. Si rimise dagli stenti iniziali e fu felice. Ma solo per qualche settimana. Un dì, rovinò nella vasca da bagno e perse per sempre l’udito. Si riprese ottimamente. Un’estate andò in villeggiatura a Voghera dai suoceri. Lì cadde dal terzo piano e per settimane portò una specie di maniglia di ferro sul fianco a comporre due o tre fratture. Da allora non è più rientrata alla base: è sempre rimasta dai suoceri e non le è accaduto più nulla. Non zoppica e non sente nulla: in compenso mangia e dorme quanto tre gatti. Gattolfiera e Mongolgatta sono i suoi nuovi nomi. Vive in campagna e, quando non esplora i campi vicini, dorme davanti a Sky Calcio accanto al suo nuovo padrone, Telecomando Seduto. Che è il nome indiano di mio suocero.
In questi giorni Pork-Pappabona-Tato ha compiuto 16 anni.
Ieri l’altro ha fatto l’ultimo salto verso l’aldilà felino.
Ad attenderlo, una pallina, un tappeto e il suo antico padrone coi baffi grigi.
Ebbe un nome giovane e sbarazzino per l’infanzia. Un nome affettuoso e "nonnesco" per la maturità. Il nome più infantile per la vecchiaia.
Un gatto, tre nomi, tre battezzanti, tre pezzettini di una storia.
La famiglia Barnabotti esprime le proprie condoglianze per il povero Tato. Ma non poteva capitare a qualcun altro, anche umano, chesso’, Bondi?
Sospiro…:°(
Ti regalo questo
http://www.vigliero.com/animali.html
e questo
http://www.vigliero.com/gatti.html
e anche questo
http://placidasignora.splinder.com/1137660660#6898023
ho sempre avuto gatti in casa. poi, un giorno, l’allergia. e ora che vivo da solo, e non posso prenderne uno a farmi compagnia, li fotografo ogni volta che posso. tutti i giorni cerco foto di gatti in rete. foto anche stupide, che mi fanno ridere parecchio. ma non poterne avere uno, quando li amo così tanto, è veramente crudele. anch’io ho visto tanti gatti passare. e tutti mi hanno lasciato bellissimi ricordi.
il Tinez
Senza gatti non potrei vivere, ora ne ho due, che sono diventati parte indispensabile della mia mini-famiglia e loro lo sanno bene.
Ormai c’è tra di noi una comprensione totale: ci parliamo, ci scrutiamo, mi fanno le loro rimostranze e mi criticano con disapprovazione, quando faccio qualcosa che per loro non va bene.
Non pigliatemi per pazza, ma è proprio così: con i miei gatti si può dialogare.
E poi mi rispettano, non sono dei perfidi egoisti come la letteratura ce li vuol presentare; infatti la mia popina, ogni mattina, aspetta che io muova almeno un dito del piede prima di venirmi a fare mille coccole, a miagolarmi nelle orecchie, a fare naso-naso, a spiumacchiarsi sul collo e, finalmente, a posizionarsi sulla mia anca destra per raccontarmi cosa le è successo nella sua missione mattutina.
L’unca incomprensione sta nel fatto che io ancora non riesco ad apprezzare i poveri passerini che mi cattura perché io ci giochi…e allora sì che si dispera e poi alla fine si arrabbia. In questo non riesce proprio ad ammaestrarmi, perché ormai sono convinta che, come non siamo noi a scegliere i gatti, ma loro a scegliere noi, così non siamo noi a porre le condizioni di una convivenza, ma proprio loro.
che bello questo post. mi è piaciuto talmente che ho anche fatto due o tre lacrime, pensando al tuo gatto e a tutti i miei, quelli che ci sono ancora e quelli che non ci sono più, che ovviamente son di più. e poi anche io ho letto Zanna Bianca come primo libro della mia indipendenza di lettrice.
Grazie a tutti da parte di tutta la Burp Family, felini compresi.
Nonostante mi fossi preparato un sacco di risposte a inquietanti interrogativi, la creatura vive tutto senza la minima inquietudine.
Il che conferma che è inutile cercare di spiegare ai bimbi il mistero della morte. Chè tale è anche per noi
Se