Sex (no Zen) & the Polis
E così, dopo otto mesi di onorato servizio il mio player portatile Creative Zen è finito dal meccanico.
Dopo i sacramenti di rito, mi accorgo che la vita è un poco diversa senza di lui.
E che sono mesi che in treno non leggo un libro. Che ascoltare e leggere son cose che se le fo assieme non le godo. Salvo nel caso in cui stia ascoltando la musica precisa per quel preciso libro. (E già qui volendo uno può aprire il dibattito o il tombino delle madeleine audio-narrative. Ma non ora.)
Mi vedo costretto a rinunciare ai miei podcast preferiti (nell’attesa che ad essi si aggiunga La rosa purpurea).
Caterpillar, ovviamente e ultimamente Sex and the Polis. Che è “il racconto della sessualità e dell’amore nell’antichità classica”. Condotto su Radio” Rai da una signora che è docente di diritto greco e romano, autrice di vari bei libri di storia sulla donna e i suoi diritti nei secoli. Che si chiama Eva Cantarella. Che anni fa insegnava Diritto Romano proprio lì dove azzeccavo i miei primi garbugli. Ma a me toccò il suo collega. Che si credeva simpatico, ahilui. Ed era noiosissimo.
(Che dite, rompe le palle tutta sta coordinazione spezzata di che e che e che?)
Insomma Eva Cantarella mi sta restituendo un minimo di background classico che – me tapino – non ho mai avuto. E tutto ciò semplicemente raccontandomi delle storie mentre sto su un treno o per strada.
E così arrivo pure ben preparato alla messa in onda su Rai2 di Rome, la serie targata HBO sulla Roma imperiale di cui si parla diffusamente oggi sul Venerdì di Repubblica. Scandalosamente aderente al vero (con volenza e sesso in quantità), rigorosamente tagliuzzata da Mamma Rai.
Mi garberebbe vederla originale e integrale. Ma pare che non sia così semplice.
Eva Cantarella tenne una strepitosa lezione sulle traduzioni al mio liceo, proprio il giorno in cui uscirono le materie della maturità e scoprimmo con orrore che ci sarebbe stata la versione di greco. Una gran donna.