editoria, libri, QuantestorieI bambini non…
editoria, libri, Quantestorie
I bambini non esistono. Quantomeno sui media
Butto qui dentro un po’ alla rinfusa appunti, stimoli e considerazioni sparse udite alla tavola rotonda: i bambini non esistono – La letteratura per l’infanzia e il rapporto con i media in Italia.
Ne discutevano con Renata Gorgani, Roberto Denti (Libreria dei ragazzi di Milano); Luciano Genta (Tuttolibri – La Stampa); Antonio Gnoli (La Repubblica); Stefania Scateni (L’Unità); Gualtiero Schiaffino (Andersen); Marino Sinibaldi (Fahrenheit, RAI RadioTRE).
La questione è: i media non si occupano di letteratura per l’infanzia. Ma perché?
Persino i femminili non se occupano, proprio loro che parlano (soprattutto) a mamme, zie e nonne.
Persino il giornale dell’editore Tizio, che edita anche libri per bambini, sul suo giornale non ne parla. Una sinergia negata?
In realtà i media non si occupano dei bambini, punto. Tranne quando essi finiscono in cronaca. Nera per lo più.
In Danimarca i bambini leggono in media 110 libri all’anno (ma attenzione: lassù non usano libri di testo e fanno lezione sui libri di narrativa presi in biblioteca).
Le biblioteche scolastiche in Italia non esistono o sono in estinzione. I francesi qui ci fregano eccome.
C’è qualcuno che ne parla sui media? Chi ne parla? Sui giornali solamente Diario (Marina Morpurgo, con la rubrica Piccoli critici, è diventato anche un libro, presto ne riparliamo) e Popotus di Avvenire. Poi le riviste: alcune storiche come Andersen, o più recenti come Hamelin o LG Argomenti e poco altro. Esiste qualche novità nel campo editoriale, Balibar (nuovo, bello). Esistono un paio di trasmissioni radiofoniche (ma su queste i relatori non erano informatissimi) Pappappero e Crapapelada. E Fahrenheit ha introdotto al lunedì il tema libri per l’infanzia.
(Dopo i relatori, interviene una giornalista della Provincia di Sondrio-Como-Lecco. Racconta la sua esperienza e la sua rubrica di recensioni e di lavoro con le biblioteche. Sta per far uscire un inserto speciale di 16 pagine. Lei si chiama Carla. Il cognome no, non l’ho intercettato. Se la conosci le dici che la cerco perfavoregrazie. *)
Ma i dati di lettura cosa dicono? Dicono che stanno ahimè calando i lettori. E proprio i lettori forti. L’unico segmento che non cala, anzi cresce – è quello dell’età prescolare, della prima infanzia. Quando la lettura ha ben pochi concorrenti. Si va rapidamente abbassando l’età dell’abbandono della lettura. Un tempo accadeva verso le medie e con le prime tempeste ormonali. Ora avviene già alle elementari a causa di internet, videogames e simili. L’età di lettura si abbassa verso fasce dove non c’è concorrenza. In tv aumentano i format transgenerazionali, così fin da piccoli i bambini guardano la tv insieme ai grandi.
L’attenzione dei media, quando c’è, è comunque “schiacciata” sugli eventi (Piccoli brividi, Geronimo Stilton, Harry Potter) e sulla serialità. Si è esaurito e comunque manca – e qui forse sta il nocciolo – un modello culturale in cui alla lettura si riconosca un proprio ruolo chiave nella crescita e nella formazione critica del ragazzo.
Poi è suonata la campanella e sono uscito a riveder le stelle, il fumo e gli elicotteri della madama che sorvolavano c.so Venezia.
UPDATE: sul come sia cambiato il senso e il ruolo della letteratura per l’infanzia dal giornalino della Domenica ai Simpson, leggetevi Michele Serra. A p. 11 di questo numero della Domenica di Repubblica.
* UPDATE: la giornalista l’ho trovata. La rubrica è settimanale ed esce il martedì. L’inserto è uscito il 16 marzo.
Uovo e gallina: i bambini non leggono (e quindi non se ne parla) perchè i genitori non leggono, e quindi non se ne parla. Credo, almeno. Nel mio piccolo, leggendo molto (anche se non tutto di qualità) credo di aver infuso nei miei piccoli il gusto della lettura, o almeno l’immagine che ci si diverta, che sia un’attività piacevole, contrapposta a una passività (televisiva) che può anche essere piacevole, a volte, ma vuoi mettere? Proprio ieri sera, mentre si svolgeva il quotidiano rito della lettura – dovrei dire interpretazione – del libro serale, il piccolino mi ha detto: “Sai, papà, quando leggo mi piace immaginare le cose che leggo, perchè me le invento e mi sembra di vederle”. 6 anni. Son proprio contento.
Se
Eh si, leggere è bello e fa bene. Il problema è il tempo. Leggere è già un lusso, perchè richiede TROPPO tempo. Se leggere fosse un’azienda, un cinico ragionamento in termini di costi/ricavi lo relegherebbe ad attività perdente, da chiudere quanto prima. Credo che sia tutto lì il problema.
il Tinez
La prima cosa che mi colpisce, quando vado a casa di qualcuno, e’ la libreria. Se non c’e’ proprio, mi faccio una pessima opinione dei miei ospiti. Se c’e’ per arredamento, me ne faccio una peggiore.
E’ vero, i bambini non leggono anche perche’ non vedono i loro adulti leggere, scegliere di destinare il proprio tempo per una attivita’ cosi’ poco appariscente.
Come fa ad apprezzare la lettura, se il bambino cresce in una casa dove le uniche parole stampate sono quelle sulla guida tv?
Già. Dico sempre che la lettura è ereditaria (ossia un’abitudine che si tramanda in famiglia).
:-*
Sante parole, gente. Mi fate riflettere sull’automatismo di accendere la tv o di non spegnerla. Tv che io non demonizzo per nulla, intendiamoci. Però devo cominciare a studiare degli argini: tipo che so “la serata della tv spenta”. Quando Alice era più piccola c’era il gioco della “tv della fantasia”, che si fa davanti al video spento (ma va bene anche una parete, o il cielo), inventandosi i programmi e commentandoli. Ora che ci penso una volta volevo farci un post…
Anche La Stampa ha una piccola sezione dedicata ai bambini, Libri junior. Ogni volta che entro in una libreria per ragazzi scopro cose bellisime, colorate, divertenti, interessanti… hai ragione, l’importante è coinvolgerli come in un gioco assecondandone gli interessi
Renata del Castoro! Gran donna 🙂
Raffy