Come t’incanto
Al termine del primo tempo di “Come d’incanto” avevo un crampo al sorriso e voglia di applaudire forte. Come già visto in Shrek, quando prendi tutto un mondo e lo ribalti per bene, il cortocircuito genera scintille di divertimento intelligente. Qui addirittura non lo ribalti il mondo delle fiabe, ma lo trapianti dentro un altro. Che è il nostro. Intendiamoci, il film regge bene fino al gran finale, ma nella seconda parte deve riannodare i fili e tirare la volata al lieto fine, che tale resta pur con le coppie swingate. Nella prima invece deve solo sparigliare, creare casino ai protagonisti e farci ridere. E va detto che con un paio di scene capolavoro (le pulizie di casa con gli animali autoctoni di NY, la migliore) e con canzoni azzeccatissime, ben tradotte e ben cantate (dunque Amici a qualcosa serve?), lo fa benissimo.
Ero con la la creatura grande. Se l’è goduta una cifra, quasi quanto me.
Sembra ieri che la portavo al cine la prima volta, a cercare Nemo. E ora all’uscita canticchiava “per baciarmi con intensità…”