I bar dove mangio io
Ultimamente ho scoperto che c’è un filo comune che lega i posti dove io faccio la pausa pranzo. Ed è un filo lungo una decina d’anni a cavallo di un paio di città, Pavia e Milano. E io non è che li scelgo, giuro. Semplicemente io ci torno. Sono loro, sono i bar, che scelgono me. E io lo scopro solo anni dopo.
Prima di tutto, i nomi. I bar dove mangio io hanno nomi anglofoni ma paesani, spesso con l’errore ortografico tipo Number One, Bar Simpaty, Micky Mouse.
Poi, sul bancone o nella vetrinetta, i bar dove mangio io hanno paste, crostini e stuzzichini dall’età incerta, delle vere “luisone” per dirla con Benni.
I bar dove mangio io hanno di solito una cameriera bella, ma con almeno un evidente difetto fisico: una vistosa zoppìa, un baffo malcelato, una cicatrice sul viso.
I bar dove mangio io hanno in cucina una signora che non può mai avere meno di 70 anni.
I bar dove mangio io hanno la gazza, sì insomma la rosea, consumata e imbriciolata già alle 9. Hanno un arredamento improbabile, a volte hanno addirittura la moquette.
I bar dove mangio io, sanno che io lì ci vado per mangiare (e per leggere un giornale o un libro). Quindi due cose fanno: mi danno da mangiare (“gliene ho messa un po’ di più di peperonata che l’ho visto pallido”) e non rompono mai i maroni, chiedendomi che ne penso del Grande Fratello per dire.
Nei bar dove mangio io, lo stuzzicandenti è un diritto garantito costituzionalmente e la scarpetta nel piatto è una prassi consuetudinaria diffusa e apprezzata.
I bar dove mangio io sono sempre a gestione familiare, ma ormai sono certo che l’aggettivo non riguardi solo le persone al di là del bancone.
Nei bar dove mangio io, con meno di 4 euro ci mangi panino e acqua. E il resto che ti devono te lo scrivono su un biglietto col timbro o la firma. E ogni giorno quando ti danno il resto, aggiornano il foglietto sguincio che ti metti nel portafogli. E così non ci spendi mai un ticket intero per mangiare e al sabato con quel che hai risparmiato, ti giochi tre ticket e fai un figurone perchè torni con le pizze. Margherite però.
Ogni tanto, a malincuore, io non ci vado a mangiare nei bar dove mangio io. Perché i clienti o i colleghi mi portano altrove. Dove per mangiare investi minimo 3 ticket e poi non è detto nemmeno che ti sfami.
Però poi il giorno dopo la signora settantenne e la cameriera baffuta si informano: “Oh bentornato, dottore, è mica stato malato? Venga che le ho fatto la trippa come piace a lei, o vuole il brasato?”
Ma trovi bar simili anche a Milano? La prossima volta che passi in zona Arena (Chinatown per la precisione) me lo dici che ti accompagno? Così poi imparo dove andare a mangiare decentemente e a prezzi accessibili!
In zona Chinatown (in via Paolo Sarpi) c’è questa rosticeria:
http://maps.google.com/maps?f=q&source=s_q&hl=en&geocode=&q=paolo+sarpi,+milano&sll=37.0625,-95.677068&sspn=38.638819,56.513672&ie=UTF8&hq=paolo+sarpi,&hnear=Milan,+Italy&ll=45.481348,9.175526&spn=0,359.989014&t=h&z=17&layer=c&cbll=45.481358,9.175649&panoid=WwrleLH8MNgPx0pfemBikg&cbp=12,357.27,,0,5
che è molto buona e gestita bene. Mangi quello che vuoi e spendi poco.
Bel post Zio, mi sa che lo leggiamo live 🙂
Beh, avrai modo di mostrarmeli tutti 😉
Vorrei averlo io, un bar così…e cucinare peperonate e brasati h24!
Clara
Ma…col brasato o la trippa mi sa che non spendi 4 euro. 😉
4 panino e bibita. Il menu completo viene mi pare meno di 8 euro, vai sereno