Un graditissimo capriccio
Non ci ero ancora stato all’Auditorium di corso S. Gottardo ed erano alcuni lustri che non andavo per davvero a un concerto di musica classica. L’altra sera ci ho portato una simpatica e variegata comitiva di amici della rete (ma a proposito, siamo ancora blogger o ci dobbiamo chiamare in altro modo No, ditecelo eh?).
Eravamo in gita per conto di Zurigo Turismo (disclaimer: mio cliente), che vantando un ghiotto cartellone di concerti alla Tonhalle si è apparentato alla Verdi di Milano.
Ero con Foxarts, Kika, Fioriurlanti, Maria Petrescu, Irrisolta, Robi e Vince.
Concerto fico con Massimo Quarta al violino che a un certo punto tra un Verdi, un Ravel e una Colasanti (spero che Silvia gradisca la nonchalance con cui la metto in campo in tale prestigiosa brigata di compositori), ha pensato bene di fare un bis. E senza troppi salamelecchi ha armato l’archetto e ha sganciato un Capriccio di Paganini (che poi Maria mi ha aiutato a identificare, il #24).
Flash o madeleine proustiana, fate voi.
Sì perché il buon Quarta non lo sapeva ma era del tutto evidente che quel capriccio era un regalo per me. Che poi sia piaciuto anche a voi, per carità, mi fa felice ma dovete sapere che la mia prima volta a teatro fu da fanciullo quando la mi’ mamma mi portò a sentire Salvatore Accardo da solo al Fraschini di Pavia.
Doveva essere il millenovecentosettantaquasiottanta, ma molto prima dei paninari.
Perchè io avevo ancora i capelli, ma non ancora i brufoli.