Gek Tessaro e la lavagna specialissima
Un anno fa, dopo aver visto un suo spettacolo, volevo scrivere un post su Gek Tessaro. Lo faccio ora, dal momento che venerdì lui è di nuovo a Pavia per un laboratorio e poi uno spettacolo all’interno del Festival dei Saperi 2010.
Per capire chi è Gek Tessaro, dovete vederlo disegnare. O raccontare insomma. Perché lui racconta coi disegni. E a volte disegna con le parole.
Il suo sito internet – indiscutibilmente moderno se fossimo 1996 – vi dirà subito che è un uomo che se ne frega di avere un sito internet. E che ha un rapporto, almeno apparentemente, di diffidenza e disinteresse verso la tecnologia. Per il lavoro che si è scelto (ma la sua storia va letta sul suo sito proprio lì dove sta scritta) molta tecnologia non serve, anzi. Gli bastano le mani con cui disegna (con entrambe intendo, insieme) su una lavagna luminosa. Gi bastano acqua, sabbia o china per muovere i disegni. Gli basta un po’ di musica (spesso live), e la sua voce che racconta.
Per orchestrare tutto questo, Gek ha dalla sua un bastimento di fantasia e creatività, che nei momenti migliori produce poesia.
Forse per conoscere Gek Tessaro, potete partire dai tanti video su youtube. O da questo speciale su Rai Junior. Io nel frattempo desidero un suo libro.
Ma se siete a Pavia, venite a vedere il suo spettacolo venerdì sera nel cortile dei Vittadini.
Un anno fa, io & Alice abbiamo partecipato a un suo laboratorio di disegno. Ne siamo usciti divertiti e stimolati. I bimbi si divertono un sacco di fronte a questo signore che commenta i disegni dei loro genitori (sfottendoli, garbatamente, davanti alla prole). E poi la sera stavamo in pole-position al suo spettacolo. Io ero incantato. Soprattutto dal ritmo e dall’uso creativo che si può fare, in un live, di una semplice lavagna luminosa.
Uno strumento arcaico e in estinzione che sa di anni ’70, di scuola polverosa e poco tecnologica, di campanella dell’intervallo e odore di minestrone nel corridoio.
Uno strumento che i 30-40enni non hanno mai visto usare in modo creativo.
E che le nuove generazioni non hanno mai visto, mai, nemmeno dipinto.
“Papi è stato bellissimo. Chissà quanto costa quella lavagna lì specialissima…” Uhm già.