Il babbo blogger e la privacy delle creature
Questo post in realtà inizia qualche riga più sotto, con la pubblicazione di un innocente scritto di mia figlia.
Come già detto altre volte, Alice ha capito perfettamente che esiste una cosa che si chiama internet grazie alla quale io condivido alcuni aspetti della mia esistenza di babbo e della sua esistenza di neonata, infanta, bambina, figliola (e presto chissà… ragazza). Questa però attenzione è la versione mia, del babbo, delle cose.
Lei direbbe: “esiste una cosa chiamata internet attraverso la quale il babbo racconta in giro i fatti miei!” (E’ che ancora non conosce il verbo sputtanare).
Un’altra volta disse di voler fare anche lei un blog in cui raccontare i fatti miei.
Un blog vendicattivo dunque.
Ora, da che esiste questo blog, e sono sette anni, non ne è trascorso uno senza che io scoprissi – a posteriori – un nuovo motivo valido per cui questo blog l’avevo aperto. E uno di quelli cui sono più affezionato è proprio il racconto – a volte stupito, semiserio, riflessivo, dolceamaro, gioioso – della memoria familiare.
Tutti noi abbiamo foto e filmini, magari in Super 8 riversati su VHS, di quando eravamo piccoli. Ma quanti dei nostri genitori hanno tenuto un diario e ce l’hanno poi lasciato leggere? Quanto darei io per i pensieri scritti dei miei genitori mentre io crescevo? Una falange? Un dito? Un piede? Ecco, forse mi sono spiegato.
Eppure il tema della privacy in qualche modo si pone. Sia per le immagini, che io continuo a postare su Flickr (ma non su Facebook per es.), ma fino a quando? Sia per i fatti loro che a me paiono sempre innocenti ma sono pur sempre fatti loro.
Ieri parlavo proprio di queste cose a pranzo con Giuliana e Flavia e non avevo mai realizzato, ma l’ho compreso solo raccontandoglielo, che anche io ho subìto anni di pubblici sputtanamenti da un genitore, ma ben prima che esistesse il web.
A volte basta una mamma troppo chiacchierona.
Che per tua sventura insegna nella tua scuola.
Difficile essere presi sul serio da una ragazza di un’altra sezione se tua mamma ha appena raccontato in classe che non sei capace di pisciare dritto nel water, porco cazzo.
E guai a chi apre un blog a mia mamma, sia chiaro.