La mia non-ricetta: granulosa di gambi di carciofo
Ora, intendiamoci. Mai stato un drago ai fornelli. Nessuna fantasia di improvvisarsi foodblogger, appunto, e fare come quelli bravi. Solo curiosità. Chi non ci prova non sbaglia mai. Io sbaglio.
Per una serie di motivi che ho già raccontato qui, sto diventando un po’ green.
Prima i fatti: mangio pochissima carne, compro parecchia verdura (pure troppa, dicono, mia figlia mi teme), azzardo minestre, imbastisco insalate, differenzio i rifiuti, cerco di non sprecare cibo, semino i rapanelli sul balcone (e coltivo un sogno perverso di compostiera solo per l’ebbrezza di veder rinascere il letame e poi i fior).
Poi le persone: seguo l’impresa a basso impatto di Kika13, leggo le idee di Tatiana e da un mesetto divido la scrivania con Labna, foodblogger di quelle brave.
Infine i libri: mi regalo il libro di Lisa Casali sulla Cucina a impatto (quasi) zero.
Insomma un giorno decido di provarci. Obiettivo: una vellutata di gambi di carciofo. La cucino gioiosamente, me la tiro un po’ su Twitter, poi il giorno dopo l’assaggio. Cazzo. Dove ho sbagliato? E’ vellutata quanto un cortile coperto di ghiaia. Ed è amarissima. Ai limiti dell’immangiabile. Ovviamente, a tavola la trangugio diligentemente lanciando gridolini di apprezzamento all’amarezza totale del carciofo. La sera dopo mi concedo perfino il bis.
Poi rifletto. Sulla ricetta. Che quella di Lisa pareva perfetta. Cosa diavolo ho cambiato? Ebbene ecco la mia non-ricetta.
Vellutata di gambi di carciofo.
Ribattezzata
“Granulosa amarissima di gambi di carciofo”.
– Se nel libro leggete 10 gambi, due bicchieri di brodo e voi avete 4 gambi… beh fate una proporzione del brodo.
– Se hai aggiustato a modo tuo i tempi di cottura poi non potrai pretendere di riuscire a frullare tutto in modo omogeneo e vellutato. Da cui il nome Granulosa.
– Se nella ricetta, insieme a carote e cipolla, c’era anche il sedano, un motivo ci sarà stato.
– Se nella ricetta ci stava scritto 10 minuti di pentola a vapore a partire dal fischio, poi frullare e poi altri 5 a fuoco basso, perché non le avete dato retta? Perché ho la pentola a pressione rotta e ho fatto un po’ a spanne, ecco.
– Ma soprattutto: se nella ricetta si parla solo di gambi voi perché cavolo ci avete messo quelle 4 foglie esterne e così tragicamente amare.
Non tutti i gambi vengono per cuocere, d’altra parte, che sono buonissimi anche crudi. Comunque statene certi: ci riproverò.
Post da incorniciare come memento per tutte le volte che cambio una ricetta che “tantocheccevò” e miritrovo a trangugiare una sbobba financo inguardabile 🙂
(“non tutti i gambi vengono per cuocere” è…. da tumblerare all’istante!)
a mio avviso l’errore sta nel fatto che i gambi nono sono stai puliti bene,nel senso che una buona parte del gambo va mondata e poi lasciati a mollo per un po’ nel limone. perdono l’asprezza e l’amaro. Se poi per vellutata intendi che li hai passati al minpimer non so cosa ti sia venuto fuori. Tutti i vegetali, del genere filamentoso non si passano,lasciano troppo filamenti non graditi,meglio passarli a mano con il passino da pomodoro,a mio avviso riesce meglio,almeno, io faccio cosi e va tutto bene
il carciofo è mio nemico: per la prima volta ho provato a cucinarli qualche giorno fa. a parte lo sbattimento allucinante per pulirli (e poi, fino a dove vanno tolte le foglie???), mi sono venuti mezzi crudi e ovviamente amarissimi (nonostante l’ammollo in acqua e limone). sono arrivata ad ipotizzare che forse non siano davvero commestibili 😀 sbagliando di impara (io ho imparato che non cucinerò mai più carciofi in vita mia, ad esempio) 🙂
Pingback: Vellutata di porri e patate - Labna
il carciofo è bastardo. dopo averlo minipimerizzato devi passare il frullatone attraverso le maglie fini di un passino per togliere i filamenti fibrosi.
beh, però così hai inventato la granulosa. brevettala!