Il Jazzalogo: che cos’è?
In diversi anni di musica (ascoltata, studiata, imparata, suonata, letta, improvvisata), ho avuto diversi maestri e ho messo la testa dentro diversi libri. Tutti mi hanno insegnato qualcosa (naturalmente molto di più i primi dei secondi). Ho sviluppato le mie sane antipatie verso gli eccessi di entrambe le parti: verso i maestri troppo gelosi della propria arte, verso i manuali troppo tecnici. In generale verso tutti quei soggetti, umani o cartacei, incapaci di comunicare – o di insegnare a comunicare – le emozioni.
Ho amato invece tutti coloro che – persone o libri o dischi – con me hanno sempre praticato la semplicità e l’emotività. Da loro ho sempre imparato, a volte a loro insaputa. Arrivato a questo punto, complice la scrittura, ho pensato di rielaborare e rimettere in circolo tutto quel che ho capito sulla (e dalla) musica jazz e in particolare sull’improvvisazione. Ho scelto di farlo in una nuova forma: quella forma minima che segna la scrittura creativa dei nostri tempi, quella di Twitter.
Il jazzalogo quindi è semplicemente questo: un mini manuale di personalissime regole su jazz e improvvisazione pubblicato su Twitter da oggi per i prossimi giorni, ogni mattina (hashtag #jazzalogo). Per comodità di consultazione, ogni giorno aggiornerò anche questo post. Ogni commento e suggerimento è benvenuto.
#1. Non esistono note sbagliate. Alcune note sono più giuste di altre. Evitale.
#2. Il circolo delle quinte è un club privato dove scambismo e sostituzioni son gioiosamente incoraggiati.
#3. Quando fai un assolo, li puoi portare lontano finché vuoi. Ma alla fine portali a casa.
#4. Quando fai un assolo stai raccontando una storia. Quelle raccontate troppo velocemente non si capiscono.
#5. Un assolo è come fare l’amore. Correre non serve. Serve arrivare felici al gran finale.
#6. Un pianoforte ha 88 tasti. Per essere creativo te ne basta 1 solo. Dinamiche e ritmo. Prova un assolo de uma nota so.
#7. Nella vita, accompagnare qualcuno significa rendergli le cose più facili. Anche nel jazz funziona così.
#8. Hai fatto un errore? No problem! Rifallo uguale al prossimo chorus. Diventerà parte della tua personalità.
#9. Scegli una nota, senza suonarla. Giraci attorno, falla aspettare. Quando la libererai sarà bellissima.
#10. Non pensare che conti chi canta. Conta chi fa cantare le note. Ascolta i cantanti: fai cantare il tuo strumento.
#11. Quando suoni chiudi gli occhi. Altrimenti non vedrai nulla. (Ok, ok, ora però riaprili e prenditi l’applauso).
#12. Tra il giro di do del pop e il turn around del jazz c’è solo un semitono di differenza. È proprio lì che si muove un mondo.
#13. Quando improvvisi, la tua frase migliore sarà sempre la prossima. Lei è già lì, nell’aria e aspetta solo te.
#14 Ogni canzone, anche se sembra rotonda, ha mille spigoli invisibili. Trovali. E poi suonali.
#15 Consola le dissonanze. Storpia le assonanze. Maschera le cadenze. Modula le movenze. Riempi le assenze.
#16 Mentre suoni, mentre improvvisi, non esiste pudore. La tua anima è più bella quando è nuda.
#17 Cuore e respiro: non avrai altro metronomo all’infuori di essi.
#18 Ascolta chi suona con te. E sarai ascoltato. Se non ascolti chi suona con te, beh figliolo, cambia mestiere.
#19 Lo spirito. È lui che sposta gli elettroni. Che sono la musica che fai e che ascolti.
#20 Tutte le regole sono fatte apposta per essere violate. Quindi ora butta alle ortiche questo jazzalogo e scrivi le tue regole.
semplicemente meraviglioso…io non sono jazzista ma pianista classica (purtroppo l’improvvisazione è una dote che ammiro solo negli altri) e condivido ogni hashtag. scopro questo blog solo oggi. bello. complimenti.
Ma grazie, davvero. Spesso penso che la musica classica sia una cosa troppo bella e grande e vasta e davvero mi secca non avere mi tempo di ascoltare-imparare un po’. Magari nella prossima vita, ecco… 🙂