C’era una volta una gatta, di nome Tata
Era nata in una cantina abbandonata di via Cardano, in pieno centro città, tra polvere, ragnatele e cadaveri di topi morti grossi dieci volte lei. Era la più piccola della cucciolata e per questo era stata scelta: prendiamo questa, altrimenti tempo domani è già schiattata.
Visse l’infanzia in un comodo e moderno appartamento zona Cravino, dove ebbe subito la prima sventura della sua lunga esistenza: in una caduta in casa, perse completamente l’udito. Un gatto sordo per certi versi è un gatto a metà, ma non si riesce a volerle bene a metà.
Fu battezzata pomposamente Morgana, ma dopo pochi mesi tutti la chiamavano semplicemente la Tata. Contrariamente alle previsioni non incontrò mai il Tato suo omologo presso i suoceri.
Emigrò poi presso i nonni a Voghera dove abitò in una signorile palazzina di via Garibaldi. Un giorno d’estate pensò bene di precipitare dal terzo piano. La raccolsero che ancora respirava (cit.), la ricoverarono e la restituirono ai familiari due gorni dopo. Era diventata una gatta da viaggio: dall’anca destra le usciva una comoda e lucente maniglia in metallo che reggeva il chiodame interno con cui le avevano sistemato le fratture. Dopo la convalescenza fu impossibile non volerle ancora più bene. Mio suocero in particolare cominciò a coccolarla con abbondanti e affettuse dosi di croccantini. Un gatto sordo è un gatto a metà. Tata compensò crescendo di peso. Ostentò una certa nobile superiorità verso i soprannomi che le piovevano addosso (Tatona, Mongolgatta). Forse la sordità le fu di aiuto in questo frangente.
Si sistemò quindi definitivamente in una villetta con giardino in quel di S. Genesio, dove si divise l’affetto dei nonni con due nipotine. Ma non divise mai con nessuno le sue abbondanti porzioni di croccantini, né il privilegio di sedere sul divano accanto al nonno (il cui nome sioux è Telecomando Seduto) in occasione di ogni partita di calcio trasmessa su Sky dal 2005 a oggi. Un’alimentazione abbondante e il più assoluto disinteresse verso qualsivoglia attività fisica la portarono rapidamente a lievitare attorno agli 11 kg. Tata continuava a ingrassare anche se il nonno era a dieta. Davanti ai suoi baffi passarono negli anni scudetti, calcioscommesse, retrocessioni, coppe del mondo, triplete, palloni d’oro, liga, premier league, la serie B, e anche molte insignificanti amichevoli estive. Persino alcune amichevoli della Vogherese, nelle cui giovanili il nonno stesso aveva militato nel periodo storico precedente all’invenzione del telecomando.
Tata se n’è andata stamattina prima che sorgesse il sole.
Con lei se ne va uno dei felini più esperti di calcio che mai abbiano calcato i cuscini dei nostri salotti.