Liberiamo una ricetta: tortel da patate della Val di Non
Quando ho scoperto Liberiamo una ricetta ho subito pensato che fosse un ottimo pretesto per riunire ai fornelli tre generazioni. Ho preso le bimbe e le ho portate dalla nonna. “Aiutiamo Nonna Nena a fare i tortel da patate alla maniera nonesa! Come li faceva sua mamma, e prima di lei i suoi avi austroungarici”.
Ho dovuto rispondere a una sequela di domande che con la cucina non c’entravano: Come si chiamava la nonna della nonna? Cosa vuol dire strungarichi? Posso portare il Nintendo?
Ma poi l’impresa è riuscita.
Alice ha trascritto la ricetta (casualmente su un foglio di carta quadrettato e ingiallito che pare già di suo una pagina di antico gastrodiario). Viola ha grattugiato mezza patata. Io l’altra metà. Nonna Nena ha fatto tutto il resto. Ah, io ho fatto anche delle foto.
Perché mi guardate male? Non ho fatto quasi nulla dite? Ehi ma io non sono un foodblogger!. Le foto sono pessime? Ehi ma io non sono un fotografo!
Ecco quindi la ricetta dei Tortelli di patate della Val di Non, che tradizionalmente si accompagnano a un’insalata di cavolo cappuccio.
Tortel di patate della Val di Non
Ingredienti: Mezzo kg di patate, 200 gr di farina bianca, un uovo, sale, olio d’oliva
– Gratti le patate con una grattugia grossa, metti tutto in un colapasta e lasci colare l’acqua (5-10 minuti).
– Aggiungi un uovo, un pizzico di sale.
– Se è troppo asciutta aggiungi un goccio di latte.
– Aggiungere 200 gr di farina bianca. Impastare muscolarmente.
– In una padella di ferro o rame fai scaldare 2 cucchiai d’olio d’oliva. A cucchiaiate, versi l’impasto e lo distendi fome per fare una piccola frittata, di circa 15 cm di diametro. Quando è dorato da un lato, hop, lo giri dall’altro.
– A seconda di quanto lo vuoi croccante fuori o morbido dentro, ti regoli con l’impasto.
– Tempo di cottura: circa 5 minuti a tortel.
“Le storie sono per chi le ascolta, le ricette per chi le mangia. Questa ricetta la regalo a chi legge. Non è di mia proprietà, è solo parte della mia quotidianità: per questo la lascio liberamente andare per il web“.
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sei sempre troppo simpatico!!! bellissima ricetta e che invidia la collezione di pentole di rame della nonna!!
Ciaociao! Lucia
Grazie Lucia! La collezione è un orgoglio di famiglia, riferirò 🙂
Ma dai, la faceva pure la mia nonna austoungarica a Cracovia, solo che lì si chiamano placki zemniaczane. E se ci mettevamo d’ accordo prima, la mia ricetta del cavolo l’ avrei fatta sull’ insalata che dici tu.
Maddai, mammamsterdam, anche tu una nonna austroungarica? La mia qui è ritratta persino in foto eh
http://www.bruttochef.it/la-mia-vita-per-due-canederli/
E giusto per continuare lo scambio gastrolingustico, l’insalata di cavolo cappuccio, lì in valle si chiama chiapuss!
O kiapuss!
Chissà se c’è la kappa.
Kissà…
🙂
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