Apnee del sonno: cosa sono, come si curano (burocrazia compresa)
Soffro di apnee del sonno. Non è grave, no. O forse non ancora. Ma rompe tantissimo i coglioni.
Dato che quando sono stato ricoverato un paio di mesi fa mi avete subissato di domande sul tema, allora ve la racconto qui. Però io questa storia non l’ho letta sui manuali o sul web. Anzi, confesso che non ho mai nemmeno cliccato su “apnea del sonno”. Io tutto quello che so, lo so dalle persone con cui ho parlato, medici, pazienti, burocrati, amici. E dalle persone con cui ho dormito. Che non sono molte in verità. E una si chiama Alfredo.
Ok allora iniziamo. Mentre state placidamente dormendo, all’improvviso zack, succede qualcosa per cui l’ossigeno non entra più. Sono i vostri “tessuti molli del retrobocca (palato molle, tonsille, adenoidi, faringe)”, che si rilassano e chiudono il canale in cui passa l’aria. Nel vostro cervello che in quel momento sta per godersi la fase REM, si accende una luce rossa lampeggiante. “Houston, abbiamo un problema” insomma, con tanto di beep beep sonoro. Potrebbe esserci anche proprio una scritta lampeggiante, tipo “Porca puttana, non arriva ossigeno, maledetti tessuti molli, datevi una mossa!” E così, rapido come solo un impulso nervoso, il vostro cervello ordina ai muscoli di riaprire quei condotti strategici e far affluire l’ossigeno. È una cosa che dura frazioni di secondo, diciamo il classico batitto d’ali di una farfalla. Voi non vi svegliate nemmeno. Probabilmente fate qualche rumore strano tipo “plop”. Forse chi è accanto a voi di notte lo sente. Sicuramente non sente la sirena d’allarme del cervello ecco, state tranquilli.
Tutto questo accade mentre dormite e voi non vi accorgete di nulla. Ma in realtà ogni volta che si verifica un’apnea, il vostro cervello che già sognava, appunto, la sua meritata fase REM, si deve destare e rimettere al lavoro. Non ci arriverà mai alla meravigliosa e meritata fase REM. E se non ci arriva lui, il cervello, figuriamoci voi. Per questo vi alzate e siete stanchi e avete l’impressione di non riposare mai. Per questo avete difficoltà di concentrazione, memoria del pesce rosso, per questo vi addormentate regolarmente senza desiderarlo tutte le volte che guardate un film o leggete un libro. Per questo una volta vi siete adormentati al volante. E chi era accanto a voi vi ha svegliato, altrimenti non sareste qui a raccontarlo.
Le apnee non sono mortali, intendiamoci (con l’eccezione probabilmente di quelle al volante). Ma con l’avanzare dell’età, l’aumentare del peso, i vizietti tipo il fumo per esempio, fanno salire l’ipertensione le probabilità di infarto.
Se permettete, tocco ferro.
Come si curano?
Nel mio caso è semplice. Non serve un intervento chirurgico, che invece in alcuni casi deve intervenire a raddrizzare (dolorosamente) il setto nasale.
Nel mio caso dopo tutti i controlli (v. sotto alla voce polisonnografia), ti danno un boccaglio, un respiratore notturno. Una semplice pompa collegata a una maschera che ti soffia nel naso un flusso di aria costante, tale da impedire il rilassamento di quei cazzoni pigri dei tessuti molli.
I controlli del caso li ho fatti. Quando un anno fa mi avete visto la prima volta bardato come un terrorista suicida, con tutti quei fili addosso, ecco quella era la mia prima polisonnografia casalinga. Serve a verificare che tu abbia davvero le apnee e quante e a metterti in lista per il ricovero.
Il ricovero poi serve per farti provare il respiratore, trovare quello più adatto alla tua forma di faccia e di naso, e settare la pressione dell’aria nel modo corretto, per impedirti di andare in apnea. Quando mi avete visto postare foto da un ospedale, ero lì che re-imparavo a dormire. E lì con me c’era il buon Alfredo, camionista partenopeo, compagno di stanza e di notti in cui anche solo per curiosità ognuno controllava il russare o il dormire dell’altro. Siamo stati seguiti benissimo, intendiamoci. Dimessi nei tempi con tutta la nostra educazione svolta egregiamente. E la cura funziona.
Io arrivavo ad avere anche 45 apnee all’ora. Con il respiratore (il cui vero nome è CPAP, acronimo di Continuous Positive Airway Pressure) le azzeravo. Tutte. E dormivo. E mi alzavo che ero un altro.
Le apnee nel mio caso te le cura la mutua. La prassi prevede che dopo il ricovero tu ti metta in lista d’attesa per avere il presidio sanitario casalingo. Che significa semplicemente la tua macchinetta magica col boccaglio. Ma uscito dalla clinica devi passare per un patronato, poi per l’INPS e per l’ASL. E passano i mesi. Mi hanno diagnosticato le apnee nel dicembre del 2011. Me le hanno misurate e risolte (per una settimana) nel febbraio 2013. Ora vediamo quanti altri mesi passeranno prima che io possa riassaggiare le meraviglie della fase REM. Nel frattempo ecco, yawn perdonatemi se qualche volta mi addormento scrivendo un post… … del resto questo è anche troppo lungo.Chissà se voi siete rimasti sve…
zzz
ronf
zzz
ronf
Eh, io pure soffro ogni tanto di qualcosa del genere, ma non faccio plop, sembra piuttosto il risveglio della mummia.
🙂 maddai, chissà se da voi a Parigi la burocrazia è meno elefantiaca… Ovviamente ti auguro di non averne bisogno compare.