Il camping Jolly e un weekend a Venezia (mapperò senza Venezia)
I ragazzi di ECVacanze ci avevano invitati a un blogtour per famiglie, destinazione Roma, Camping Fabuloso, insieme ad altre mamme blogger come me, rispettivi mariti e compagni e il colorato e rumoroso seguito di prole dai 4 ai 12 anni. Ma noi quel weekend avevamo l’ennesima festa di fine scuola e abbiamo dovuto rinunciare. Così, davvero a malincuore, credetemi, abbiamo dovuto abbandonare a casa la prole (alè), per partecipare, invece, la settimana successiva a un blogtour per giovani (alè), noi due soli (alé), in una città che tutto sommato non è malaccio (Venezia).
E così abbiamo passato un paio di giorni a Venezia. Cioè non proprio a Venezia, al Camping Jolly che sta a Mestre, ma è un ottimo punto di partenza da cui partire per esplorazioni della laguna. E anche della città ovviamente. Poi come spesso capita in questi camping, appena arrivi e provi la piscina (e subito dopo la cucina), cominci a pensare che chi te lo fa fare di uscire di lì? Questo Jolly è un po’ diverso dai villaggi più per famiglie in cui eravamo stati. Qui per dire, c’è la musica “unz unz” costante a bordo vasca. E alla sera ci sono i party e siccome in questo periodo è frequentato quasi solo da giovani variamente biondi, l’atmosfera è quella di un Erasmus party. Anche se io posso affermare con assoluta certezza – e altrettanta tristezza -, che questa moda dei party Erasmus, quelli veramente moderni, dove davvero si intrecciano usi e costumi ma prima di tutto si intrecciano le lingue, è una moda che è iniziata molto dopo che io ero tornato dal mio Erasmus spagnolo. Ma non divaghiamo.
A proposito di eros. Il programma comprendeva una “serata in maschera alla scoperta della lussuriosa Venezia di Casanova”. Io ero tutto frizzante, ma poi no, aveva ragione mia moglie: non si trattava di una serata per coppie scambiste. Peccato, eravamo tutti bellini con le nostre mascherine, sarà per un’altra volta.
In realtà, a parte la compagnia simpatica e giovanissima degli altri blogger (di un paio potevamo essere a occhio e croce magari non proprio i genitori ma gli zii sì, ovviamente), a parte lo sguazzo in piscina e il fatto che si continuasse a magnare e a bere, l’unico rimpianto è che non abbiamo visto Venezia. O meglio, guardiamola così: la figata è che non abbiamo visto di nuovo la solita Venezia. Siamo stati invece una giornata intera in barca, a zonzo per la laguna.
Compresa la scoperta di Chioggia, dove la guida locale – che era un tedesco – ci ha portato nella casa di uno che aveva l’età e le sembianze di Buffalo Bill e probabilmente era Buffalo Bill.
Compreso il pranzo (spaghi al nero di seppia e poi un diluvio di cozze) ben cucinato a bordo e servito su una palafitta dei pescatori. (Non fatemi dire, per carità del signore, che c’era tra noi chi non mangiava l’aglio e dunque tutti abbiamo rinunciato all’aglio, non fatemi dire che la colpevole si chiama Valentina e che su di lei intendo rivalermi appena possibile non so ancora come, non fatemi dire, per altro, lei mi è anche simpatica, non fatemi dire, infatti non lo dico).
Compresa una quantità di chiacchiere scambiate con i due validissimi marinai. Con uno solo dei due in realtà: l’altro parlava chioggiotto stretto e quindi non si capiva una fava (non si capiva una mona, non si dice, mi sa).
Compreso un mesto bye bye a piazza S. Marco e al Canal Grande visti dalla barca, mentre esausti di sole e prosecco rientravamo alla base.
Unico lato negativo (a parte Valentina, non fatemi dire, sì, Valentina, che mi deve una pasta cucinata con molto aglio), ma non imputabile alla perfetta organizzazione: il trolleyare degli altrui trolley dei campeggiatori in partenza che ti svegliavano a ore antelucane.
E poi mi resta il dubbio sulla solidità dei bungalow. Essendo detti bulgalow plurifamiliari, resto dell’idea che se solo quelli dall’altra parte della parete si fossero messi a trombare con un minimo di impegno, sarebbe oscillato tutto, molto più che in barca. Ma d’altra parte il Jolly è un campeggio per giovani e tra giovani, si sa, a queste cose si fa agevolmente il callo.
Come dite? No, noi vicini non ne avevamo, quindi non potete neppure chiedere a loro se abbiamo oscillato noi.
Qui trovate le mie foto. E qui i post di racconto e recensione di Valentina (che mi è simpatica, intendiamoci), Paolo, Stefano, Claudia e Oriana (forse li mescolo anche un po’, suvvia, in memoria dell’ultimo prosecco), validissimi compagni di esplorazioni e di chiacchiere.