Il testamento del capitano in una notte che pioveva
Domenica a Pavia pioveva di brutto e siccome avevo promesso a Viola che l’avrei portata “uno di questi giorni” in città a mangiare una crepes alla nutella (sono la sua nuova passione), io speravo che mi dicesse una cosa tipo: “Piove troppo, dai, è lo stesso: ci andiamo un’altra volta.”
Lei invece ha detto solo: “Andiamo in macchina e portiamo due ombrelli. Sei pronto?”
Poi in auto lei, che in deroga (concessa da me) si è seduta davanti (causa pianoforte ingombrante sul sedile dietro) ha frugato nel portaoggetti della portiera e se ne è uscita con un cd di Canti degli Alpini – Il Coro della SAT, che non ricordavo nemmeno fosse finito lì.
Dopo 10 minuti di “Testamento del Capitano”, abbiamo parcheggiato, imbracciato gli ombrelli, abbandonato l’auto e il cd e per farci coraggio nel percorso ventoso e allagato tra viale Matteotti e p.zza Vittoria, abbiamo intonato “Era una notte che pioveva”. Lei si agganciava sicura alla melodia e io aggiungevo la quinta sotto. Eravamo perfetti. Mancavano solo un mulo, della polenta e un fiasco de vin.
Poi la canzone ha preso le nostre sembianze e ha iniziato a raccontare che “era un bel giorno che pioveva Viola voleva una crepes con nute-e-e-lla”. Per amor di lirica vi segnalo solo il pregevole verso con assonanza “Passiamo in auto in piazza Mine-erva, ma dietro ai vetri c’è un tempo di me-erda”.
E così a causa di un pianoforte lasciato in auto (invece di essere regolarmente scaricato in casa dopo un concerto), sono ritornate di moda le canzoni degli alpini. Almeno così sembrava.
Che tutto nascesse dal caso.
Poi oggi mi accorgo che è l’1 di marzo. Che è, sì certo, il giorno in cui se n’è andato Lucio Dalla ma anche il giorno in cui se n’è andato mio papà qualche anno prima. Che era, e qui si chiude il cerchio, la persona che mi ha insegnato quelle canzoni lì.
Tra l’altro oh, è un po’ che non lo vedo.
Sarà che ha imparato a non farsi beccare.
http://www.zioburp.net/2013/03/01/io-ti-vedo/