programmi e saluti  …

Mappa di Ustica
programmi e saluti 
Uncle Burp goes to holidays
Da domani e fino a sabato prossimo Zio Burp e relativa family sono in quel puntino giallino che vedete in alto a sinistra sopra Palermo.
Ustica.
Mare, sole, qualche libro, nessuna tv e la più totale e claustrale disconnessione.
Al rientro sarò un uomo migliore, riposato e sereno.
Almeno per le prime due orette.

Ciao a tutti.

adv: saturday night strage  …

adv: saturday night strage 
Bere e guidare. E vederci doppio
Vedo un annuncio su Gente Viaggi (poi anche ieri su Vanity Fair): una campagna sul consumo consapevole di alcol firmata da un grande produttore di birra. Annuncio bello e creativo. Persino troppo raffinato, a mio parere: è il bagno di un locale, lavabo + specchio + cestino. Due lavabi, due specchi, due cestini uno accanto all’altro. È l’identica posizione dei dettagli (il fazzolettino per terra) che ci suggerisce che stiamo vedendo doppio. E da qui il messaggio: occhio, pensaci.
Rifletto. Il target della testata mi pare ben diverso (decisamente più elevato quello di Gente Viaggi) da quello dei veri destinatari dell’annuncio. Però così facendo questa azienda dimostra le sue buone intenzioni, il suo impegno e magari vince anche un altro premio. E tutto ciò senza andare a incidere nemmeno minimamente sul consumo.

Che poi in realtà la vera domanda è: qual è il target per un annuncio stampa destinato ai giovani nottambuli?
Leggono essi qualcosa, oltre al luminoso display del loro cellulare?

cinema & brand: patti chiari,…

cinema & brand: patti chiari, visibilità lunga
Il product placement ieri, oggi, domani
Credo sia un buon segno che sia l’ottuagenario Morando Morandini (classe 1924), critico cinematografico tra i più noti, a firmare su Film TV (non online) nella sua rubrica "Ieri, oggi, domani" un breve ma significativo "sdoganamento" del product placement cinematografico.
Intendiamoci: da un punto di vista culturale e autoriale, teoricamente è corretto temere un’invasione dei brand nei film nostrani, privati dei finanziamenti statali. Però bisogna saper andare oltre. Un product placemente regolamentato e trasparente – e oggi in Italia lo è – è assai meglio della jungla del cambio merce o del mercatino sottobanco di un tempo. Può arrivare a sostenere fino al 10% del budget del film e alcuni esempi recenti di scuola USA (Minority Report e Fight club ma anche altri) dimostrano che può essere fatto con classe e creatività. E senza che lo spettatore lo viva come un’invasione.
Morandini scrive che ha saputo del placement di Tim in Quo vadis baby. Che ha visto il film (apprezzandolo) e senza accorgersi dei loghi. In pratica non li ha visti e non l’hanno disturbato. Ma, lo scrive lui per primo, un altro target probabilmente li avrebbe anche visti e a suo modo "recepiti". Morandini conclude che "l’operazione chirurgica è stata fatta bene".
Quindi bravo il critico che si dimostra privo di preguidizi. E brava anche l’agenzia Camelot che ha fatto il placement nel film e poi assai per bene anche il "placement" del relativo comunicato.

Per chi volesse capirne di più, online c’è questa relazione assai completa del prof Dalli, Università di Pisa.

Someday my prince will come (però solo dopo un bel restyling)

Mia figlia mi dice che da grande vuol fare la principessa. E siccome le principesse ce l’hanno proprio per mission quella di sposarsi, subito aggiunge che sa già con chi si sposa.

“Sposo il mio papà.”

Mentre mi godo quella che ragionevolmente sarà l’ultima proposta di matrimonio (e l’unica direttamente rivoltami) della mia vita, la creatura s’inpensierisce, mi soppesa e poi mette una specie di broncio deluso.

“Però tu non hai i capelli.” E se ne va in camera sua.

Obiettivamente è difficile darle torto, ché un principe calvo non s’è ancora visto, almeno nelle sue fiabe.

Dopo un po’ ritorna con la soluzione.

“Chiamiamo un mago bravo che ti trasforma in un Principe Azzurro.”

Uno bravo, certo, mica un mago qualunque.

attività musicali della famigghia …

attività musicali della famigghia
All together now, clap your hands guys…
(ma in levare, diamine, in levare…)

Domani sera venerdì 1 luglio, Zio Burp e famiglia vi invitano tutti in piazza delle Torri a Pavia a sentire la Corale Valla che fa il suo concerto di gospel e presenta il suo primo cd. Ora, non l’ho ancora sentito ma mi ci gioco i maroni che è molto ma molto più bello della copertina.

Naturalmente noi si tifa per la buona musica tutta e per i bravi cantanti e musici tutti.
Ma in particolare si tifa per il mio gospel-brother (tio teo), che aspetto solo diventi famoso per ricattarlo con la scaletta della nostra prima esibizione a pagamento, estate 1986, brani quasi irriferibili.

libri & caldo: viaggi &…

libri & caldo: viaggi & allucinazioni 
L’angelo obliteratore 
Ci sono dei libri che quando decidete che li prestate, prima volete farci di nuovo una nuotatina dentro, soprattutto se fa caldo e vi ricordate la fereschezza di un passaggio in particolare. Che magari vi ha fatto sghignazzare.
Poi ogni libro è un viaggio, e se questo viaggio lo fate dentro un altro viaggio, in treno per esmpio e magari fa caldo allora possono accadere cose strane.

Generations of loveIl libro è Generations of love, di Matteo B. Bianchi, libro letto e assai piaciuto qualche anno or sono. Romanzo di formazione, di crescita e svelamento di personalità e identità. Sessuale ma non solo. Scritto da un coetaneo, intriso di anni ’80, ambientato in parte nella mia città e dentro le biblioteche dove mi trascinavo allora (e da qualche parte probabilmente a lettere, c’era anche lui). C’era un passaggio in cui avevo sghignazzato proprio tanto, improvvisamente per una frase semplice ma che nel contesto era perfetta. Ieri sul treno la cerco, la trovo, rido, alzo gli occhi e allibisco: il controllore più bello del mondo. Una sorta di Keanu Reeves fatto e finito, meno perfetto ma più intenso: moro, con gli occhi verdi scuro e la faccia sveglia. E una presenza quasi mistica. Non suda neppure nella sua splendente divisa da controllore. Divisa che esercita un certo qual fascino pure su di me, alieno per formazione al fascino di ogni divisa. 
Tanto bello e lontano dall’iconografia del controllore FFSS che non sembra nemmeno vero. Riabbasso gli occhi sul libro e sulla frase. Che a questo punto ve la devo dire. In questa pagina, il protagonista, insieme a due amici, arriva ad Amsterdam e scopre quel mondo che lui giovane timido gay provinciale neppure s’immaginava. Gira i locali gay, entra in un posto chiamato Havana. E scrive così.

“Appena ci mettiamo piede ringrazio il Signore, la Madonna e i Santi Tutti di avermi fatto frocio, perché io tanti uomini così belli non li ho mai visti da nessun’altra parte. Leggo negli occhi dei miei compagni di viaggio preghiere simili. Amen.”

Ecco spiegato tutto. L’angelo obliteratore Keanu è evidentemente un’allucinazione indotta dal caldo e dal libro.
Ma quando alzo gli occhi lui è ancora lì, che sbircia la gazza dietro le spalle del passeggero di fronte. E, fatto assolutamente incredibile, nessuna delle donne sul treno lo guarda neppure di striscio.

Colleghi e colleghe pendolari della MI-GE…

(Inserto musicale improvviso:
Colleghi pendolari, eletta schiera,
che si scioglie sui treni, al mattino e alla sera.)

… ditemi voi se ho visto un fantasma, un’allucinazione o un personaggio del libro.

tecnologia e diffusione dei contenuti …

tecnologia e diffusione dei contenuti
Il podcast: sempre meno sconosciuto
Dal blog Come si fa un blog, di Sergio Maistrello, un blog sempre molto utile e interessante, che sta un po’ cambiando pelle (e tra le altre cose accogliendo nuove firme e contenuti) segnalo al volo questo bel post di Renato Biolcati sul podcasting.
Da che ho scoperto Zubar, qualche post fa (e poi nei commenti anche altri podcaster), sono sempre più attento. E incuriosito.

UPDATE: altra miniguida sul Corsera, qui.

vecchie ricerche / futuri lavori? …

vecchie ricerche / futuri lavori?
Zio Burp e i quaranta bloggoni
Quando mesi fa mi hanno mostrato questa ricerca di Casaleggio & Associati sul social networking dei blog e ho visto che BURP! stava nella top40 dei “blog più importanti della rete”, mi ci son fatto una risata e questa cosa l’ho usata solo per farmi pagare da bere all’osteria e non l’ho scritta neppure qui sopra.
Quella ricerca “pesava” tecnicamente l’interscambio dei link (poteva esse fatta anche senza mai leggere un rigo di quei blog, a parte il blogroll, naturalmente).
Per carità, un suo significato l’aveva… E vi rimando qui da [mini]marketing per alcuni spunti critici e altri link per approfondire. Ma allora pensai che, giacché sono un romanticone, mi faceva più piacere un complimento su stile e/o contenuti ricevuto da uno sconosciuto passante, che non l’inclusione in un elite, che poi non so neppure se e dove ci vanno gli accenti sull’elite, vedete voi quanto male la indosso io l’elite…
Però.
Però, dopo che (anche a causa di quella ricerca) a BURP! sono arrivate due-tre proposte di lavoro, allora ho deciso che quella storia lì della top40 era il caso di metterla anche nel curriculum.
Che non si sa mai e le vie del mercato sono infinite.
Che ne dite? E soprattutto, dove diavolo vanno gli accenti?

editoria: un nuovo mensile al posto di un…

editoria: un nuovo mensile al posto di un vecchio settimanale
Le dimensioni contano. Ma non sono tutto.
XL numero ZeroHo sbirciato il numero zero di XL, il nuovo mensile del gruppo Espresso. Chi si aspetta che sia l’erede del settimanale Musica (chiuso a gennaio) resterà deluso. Trattasi di patinato extralarge, target 18/40 e una segreta vocazione di maschile a tutto campo. Credo che potrà rubare lettori a Max più che a Rolling Stone insomma. Intendiamoci: non è brutto… è che ci hanno messo di tutto e di più: musica, moda, hype (?), tecnologia, eccetera. L’idea più originale (e gradita) mi pare quella di dedicare parecchio spazio al fumetto italiano, anche inedito. Disegnatori sconosciuti, mano ai temperini dunque!
E va da sé che si tratta di un giornale da sfogliare più che da leggere. Musica era senza dubbio più ricco di contenuti. Ma forse solo perché era “specializzato” e non aveva paura di impaginare una lunga intervista anche a uno scrittore o a un regista. Qui, tra belle immagini, sommari, box, accessori, i contenuti per ora paiono essere in secondo piano. Ma Luca Valtorta è la stessa persona che faceva Musica, quindi confidiamo che – anche grazie al feedback dei curiosi prima e dei lettori poi – possa aggiustare un poco il tiro.
Poi presto non mancherà la risposta da Rcs. Sarà Io Uomo il loro nuovo maschile?

Alla fin fine in questo XL l’unica cosa che manca rispetto ai maschili che conosciamo è la gran quota di esposizione di epidermide femminile. Tette & culi, per capirci. Ma questo se non erro l’aveva già detto qualcuno tempo fa.

Chiedi chi erano i Beatles

40 anni fa oggi, i Fab Four arrivavano in Italia per la prima e unica volta.

Online e sulla stampa testimonianze e celebrazioni.

Domattina vado all’Ikea con tre donne, pensavo di fare due chiacchiere con una di loro: quella che 40 anni fa era al Vigorelli a vedere i Beatles.

Tanto più che su questo blog lei è già comparsa.

Et voilà, ecco l’UPDATE

Un salto nei sixties milanesi con la voce della mi’ mamma

Fab Four al DuomoInsomma, si sapeva che venivano i Beatles e naturalmente tua zia (che aveva 9 anni meno di me era una ragazzina e non era ancora diventata la stronza di oggi) era impazzita e voleva assolutamente andare. Ma non poteva a 17 anni andare sola, figurati, poi proprio ai Beatles che era appena scoppiata la beatlemania e insomma i concerti non erano posti molto tranquilli, almeno a quel che si sentiva dire (ndb: a Milano andò tutto bene, ma ad Amburgo ci furono degli incidenti e a Roma, al teatro Adriano due giorni dopo, un fan salì sul palco e rubò il cappello a Lennon e i quattro mollarono gli strumenti scapparono dietro le quinte).

Così il nonno decise che io l’avrei accompagnata. I biglietti li trovammo grazie a un coupon di Sorrisi & Canzoni (ndb: il nonno aveva un’edicola): ne chiedemmo 4 e 4 ne ritirammo (ndb: oggi tutto ciò suona piuttosto incredibile ma nello stesso tour a Genova parecchi biglietti rimasero invenduti)

Quindi andammo io, la zia, lo zio e il tuo babbo che allora era il mio fidanzato. Mi ricordo che mi misi un vestito giallo di seta che mi ero fatta da me, mia sorella aveva il cappellino alla Lennon, la minigonna e una maglietta bianca e i ragazzi erano in jeans e camiciola.

No non ero esaltata, no. Mi sarei esaltata fosse venuto Elvis, quello sì che mi piaceva. Di concerti ne avevo già visto qualcuno. I miei amici dell’accademia mi avevano portato a teatro a sentire Armstrong e anche Chet Baker.

Tornando ai Beatleas, la cosa che mi ricordo di più è che avevo paura dei casini e che invece andò tutto bene. Matusa dici? Beh, senti un po’ pisquano, io avevo 25 anni, un lavoro e un fidanzato che l’anno dopo mi sarei sposata. La scalmanata era quell’altra, io volevo solo che andasse tutto bene.

I posti erano centrali, lontani ma di fronte al palco.

Chi? Fausto Leali? No, non mi ricordo. Nemmeno gli altri, no. Peppino di Capri sì certo che lo conoscevo allora era famosissimo, ma io di quel giorno mi ricordo solo i Beatles. Quali canzoni? Avran suonato le loro di quel periodo dai, vuoi mica che mi ricordi i titoli no? Chiedi a tuo fratello, lui lo sa perché ha studiato.

Comunque sì, c’era un frastuono pazzesco, urlavano tutti e la musica si sentiva appena (ndb: altro dato incredibile l’amplificazione oratoriale con cui si svolsero quei concerti: oggi sono in commercio autoradio più potenti).

Comunque alla fine andò tutto bene e ce ne andammo tranquilli a casa. Il giorno dopo la zia passò tutto il giorno sotto l’hotel dove alloggiavano sperarando di vederli. Io invece andai a lavorare.

Niente insomma e quello fu il mio primo concerto rock. Il secondo se non mi sbaglio fu 19 anni dopo, nel 1984, che andammo tutti insieme a vedere De Andrè a Pietra Ligure, mentre se non sbaglio il secondo del babbo fu quando ti portò a te e al Claudio a Lampugnano a vedere non mi ricordo chi (ndb: era Renato Zero, era il 1981 ma su questo ora glisserei).