tv: serie misteriose. Pure troppo …

tv: serie misteriose. Pure troppo
Lynette e la sparizione dei bambini
Lynette ScavoOra, che a monte del concepimento di Desperate housewives vi fosse una tragica storia di bimbi soppressi l’abbiamo già letto e scritto.
Però.
Ora.
Mistero.
Chi diavolo mi spiega perché Lynette Scavo all’inizio della serie ha tre piccoli holigans (di cui due gemelli) e una femmina lattante, mentre dopo qualche puntata la sua prole si riduce improvvisamente ai due soli gemelli?

web: quotidiani ora (anche) online …

web: quotidiani ora (anche) online

www.puntocomonline.it

Finalmente da oggi anche punto.com ha un suo sito web.
Per qualche mese è tutto gratis.
Quindi andate, curiosate, registratevi, secondo gusti ed esigenze.

critica tv: firme meritevoli di attenzione …

critica tv: firme meritevoli di attenzione
Reality in crisi? Evvai con nuove idee, no?
Dal momento che pare abbastanza evidente la crisi di successo degli ultimi reality show, pensavo: avran davvero smaronato l’audience o è solo questione di inventarsi formule nuove.
Ecco allora qualche modesta ma intrigante proposta:

"Classe mista (Rai3): i concorrenti (tra cui Biscardi, Mazzone e la bionda che fa il meteo al Tg4) vengono costretti a imparare l’italiano. Prova della prima settimana: coniugazione del verbo mescere. Seconda settimana: trascrizione di una puntata di "Fuori orario" e successiva decrittazione. Terza settimana: prova pratica di conversazione con Enrico Ghezzi.

Fora dai bai (Rai2): un gruppo di albanesi simpaticamente dipinti di vernice fluorescente si aggira nottetempo in una discarica. Dall’alto delle colline circostanti una delegazione di commercianti del varesotto li controlla con fucili di precisione. Non ci sono prove. L’ultimo che resta in piedi ha vinto.

Così son capace anch’io (Italia1): ognuno dei concorrenti impersona uno dei ministri dell’attuale governo. Ogni volta che un concorrente (a giudizio del televoto) prende una decisione più sensata di quella del ministro corrispondente, i due si scambiano il posto. Non ci sono vincitori, ma potrebbe guadagnarci il paese."

Estratto da "Vita da cani", rubrica di critica tv firmata da Gualtiero De Marinis sul settimanale Film Tv della scorsa settimana.
I pezzi di questo signore, che immagino faccia altre cose, anzi ora lo googlo e prima o poi appena ho tempo ci guardo, sono uno dei motivi per cui compro e leggo regolarmente Film Tv.

musica: canzone d’autore …

musica: canzone d’autore
Carlo Fava, un uomo flessibile
Carlo FavaQuattro musici sul palco e una manciata di belle canzoni. Canzoni d’autore dico. Di quelle che in giro non ce n’è mica tante. Parole assai ben scelte, musica mai banale. Significati ed emozioni grandi e piccole che volano sul bersaglio.
Se dite “ma cheppalle” e state pensando a una cosa trist-intellettualistic-intimista e pesa siete proprio fuori strada. C’è gran leggerezza invece, semplicità, ironia.


Si chiama “L’uomo flessibile” ed è l’ultimo lavoro di Carlo Fava, attualmente in tour con lo spettacolo omonimo.

Questo signore non è nato oggi, intendiamoci (qui e qui due interviste). Ha già i suoi begli annetti di carriera sulle spalle, sul capello brizzolato, sul senso della misura con cui porge una canzone, su una dizione precisa (non a caso di impronta attoriale). Sì perché Fava è anche attore e cabarettista, mi dicono. E magari lo avete visto in tv a Colorado cafè. O magari no.
Annetti di carriera che si notano anche nella professionale serenità con cui l’altra sera al Thunder Road di Codevilla (Pv) ha affrontato un pubblico interessato e attento, ma ahimè numericamente assai poco inebriante. E ha fatto il suo bel concerto, di molte canzoni e di un paio di monologhi. E senza fronzoli e assoli, che le canzoni stan su da sé anche senza. E invece di un bis per intimi alla fine, una birra al banco. Con gli intimi appunto, conversando.
E nelle canzoni trovi “ricordi in bianco e nero”, bicchieri di Cynar, “una pioggia che piove male”, un nonno che “andava un po’ avanti e un po’ indietro”. C’è “un vecchio pensiero analogico”, insomma, che magari non va più di moda, ma quando lo incontri, senti che forse ti mancava qualcosa, un tassello, una prospettiva insomma.

La produzione è firmata da Beppe Quirici e ricca di altri validi musici già “fossatiani” (Rivagli, Corsi, Melone).
Se fossimo alla radio, ora vi metterei una canzone. Ma dato che siamo su un blog, ve ne metto (virtualmente) tre. A voi la scelta. Un calypso dolceamaro sui tempi che cambiano (L’uomo flessibile), un ricordo saltellante di una certa Milano che si è estinta a colpi di Vetril (La malavita non è più), un’ironica rassegna di artisti e di mestieri (Cofani e portiere). Quest’ultima, tra l’altro, sigla ideale – IMHO – di trasmissione radiofonica o rubrica culturale.

Carlo Fava, insomma. Lo dicono l’erede del teatro canzone alla Giorgio Gaber. Un’eredità che non gli pesa, direi, ché il ragazzo resta leggero.
E flessibile, appunto.

gradite coincidenze …

gradite coincidenze
Due piccioni con una fav…ola
Oggi bella giornata, grazie. Si esce prima e si va a curiosare al convegno di quantestorie. E poi – lo scopro al volo proprio ieri sera – si gira l’angolo e si va a sentire una presentazione di Laura immaginaria di Zop. Che a dire il vero è ancora lì in bella vista tra le cose da leggere.

In questo mondo difficile in cui accade tutto quando sei impegnato o se accade mentre eri libero, lo vieni a sapere solo dopo che è accaduto, a volte è bello che succeda il contrario, no?

musica ambulante …

musica ambulante
Quando la banda passò
È questo il titolo di un pezzo di Silvia Boschero sull’Unità di oggi (non online per ora). Dalle storiche bande di paese, alle marching band di vario stile e significato, c’è tutto un mondo di musici (amatori ma anche fior di professionals) che mentre soffia o picchia sul tamburo muove i suoi bravi piedini e se ne va per il mondo.
I Funk Off ora sono sulla cresta dell’onda, dopo il Sanremo con Alexia (uno dei momenti più belli della serata delle "alternative version") e dopo l’ospitata in tv nel salotto di Arbore.
Ma c’è tutto un mondo appunto: una piramide di musici marciatori che parte dai più noti Roy Paci e Pino Minafra e scende giù giù fino alle bande comunali dei paesi, spesso palestre di futuri talenti. O anche solo occasioni per divertirsi. Qui il sito di bandeinrete che mi dicono ne censisca più di mille.
E poi, alcuni nomi di queste realtà sono piccoli capolavori di naming: la Titubanda (che ogni anno organizza la Sbandata), la Banda degli Ottoni a Scoppio, i Fiati Sprecati, i Suonatori Terra Terra.

dal paese delle meraviglie …

dal paese delle meraviglie
Diamine, ma quantestorie! Quante belle storie
Incontri con gli autori (per asili e scuole al mattino, per tutti al pomeriggio), un convegno, la foresta dei 100 libri, una mostra dedicata a Pinin Carpi, un’altra mostra di libri manufatti, laboratori di narrazione per bimbi 0-6 anni, un’iniziativa di beneficienza con AMREF per sostenere una scuola in Africa e – last but not least – una maratona di lettura dei papà sabato 19 marzo, nel giorno della loro festa.

Tutto questo a Milano, questa settimana.
Io scopro tutto venerdì su Tuttomilano, perlustro il sito, fo due calcoli e mi prendo il pomeriggio di mercoledì per andare al convegno ("Cominciare da piccoli. La lettura dei bambini da 0 ai 5 anni"). Poi chiamo gli organizzatori e mi prenoto per la maratona di lettura dei papà.
Spargete la voce, please. Ci vediamo in zona?

Quantestorie
Primo Festival del Libro per Bambini e Ragazzi,
15-20 marzo 2005, Milano
Palazzo della Ragione, p.zza Mercanti (Duomo)
Ingresso gratuito tutti i giorni 9.30-18.30

zio Burp e i mulini a vento …

zio Burp e i mulini a vento
Indecisione
Mah… io mentre aspetto ‘sta telefonata… quasi quasi… 
Che fo?
Scrivo il post sul concerto di Carlo Fava? O quello sui giornali al contrario? Quello sul peggior manifesto elettorale della mia città? O quello su quanto sono "felice" del mio nuovo gestore unico telefonico? O parliamo del Womma? O dell’e-buzz marketing? O di un gatto che sta su un termosifone come Costantino in un libro? Dei prossimi reality show? Del fatto che questo blog progredisce in tecnologia ma langue di contenuti? Di Bollani, Lansdale, Mastrocola, Benni, Mendoza, Sedaris? Di uno qualunque dei libri di cui vorrei raccontarvi?

DRIIINNN.
Ecco, infatti, appunto. A presto.

salute precaria …

salute precaria
Magazinite
È la nuova patologia che ho scoperto di avere.
Me l’ha detto il dottor Frédéric Beigbeder via Sofri, via Leibniz.
E la diagnosi è tutta in francese. Ma tanto so già tutto: è incurabile.

cose che accadono e pensieri sparsi …

cose che accadono e pensieri sparsi
Lavori in corso. Parecchi. 
Praticamente c’era Sanremo e non c’ero io. O meglio ero lì sul divano a bermelo, più o meno gialappato ma sempre cadevo addormito al più tardi alle 23.

Poi avevo delle donne malaticce dentro casa e mi è toccato fare – oltre al babbo – anche il ruolo della mamma. Che detto per inciso – e so che scripta manent – è uno sbattimento mica da ridere.

Poi il lavoro in questo periodo è un profumato gomitolo di nodi da marinaio e promesse da marinaio. Il gomitolo è di colore marrone variegato, il profumo è della stessa tinta.

Poi qui ho messo i feed, sto studiando un po’ di segnalarmi qua e là, tutto molto bello. E sto analizzando i referrer di febbraio: il mondo del web si divide sostanzialmente in tre. I pazzi furiosi, gli erotomani e i pazzi furiosi erotomani.

Poi ho accompagnato la creatura al cimitero a salutare il nonno. E conoscendo l’arguzia della treenne, mi sono costruito un solido castello di risposte laiche e rassicuranti alle possibili spinose questioni su assenze, cieli, nuvole, sguardi, presenze, fotografie, lapidi, mancanze, ricordi, lacrimucce. Tutto tranquillo.
In quel frangente ho aperto alla creatura un mondo di nonni e bisnonni variamente appollaiati sulle nuvole, di cui sono andato elencando nomi e professioni.  Il fatto che mio nonno avesse un negozio di mutande l’ha resa giustamente orgogliosa. In tutto ‘sto bailamme di evocazione vecchi mestieri, era ovvio che la creatura si facesse delle domande sul presente.
"Ma tu che lavoro fai?" (Domanda: quanti tra noi di questi tempi hanno una e una sola parola per definire il proprio lavoro in modo comprensibile a un adulto? Bene, a un adulto. E a una treenne?).
"Eh… io leggo i giornali, scrivo cose. E poi uso il computer."
"Uhm… allora tu compiùti e leggi e scrivi."
Giusto, ‘sto verbo mi mancava proprio.

E poi tutte le volte che torna qualcuno vivo dall’Iraq e anche tutte le volte che torna una bara piena di qualcuno, mi viene in mente che di Enzo Baldoni non è mai tornato nulla.