dal paese delle meraviglieTutto ciò che…

dal paese delle meraviglie
Tutto ciò che avreste voluto rispondere
a proposito del sesso
e che non avete mai osato affermare

– Papapapapapapapa… (sembra una fanfara ma è la creatura che corre nella mia direzione, assetata di conoscenza e animata dai primi tragici dubbi esistenziali).

TUMPF! Mi cozza contro le gambe, rimbalza morbida, alza lo sguardo e lo dice:
– Papà, ma quando sono grande anche io ho il pisello?

Risposta fornita, pronta e rassicurante: “No, amore, alle bimbe non cresce.”
Risposta abortita: “In un certo senso sì, però mi raccomando: solo al momento giusto e senza esagerare.”













scrittori visti da vicino Gennaro Genna &…

scrittori visti da vicino
Gennaro Genna & Giuseppe Genna
Complice Cassandra, la domenica mattina molliamo le famiglie e ce ne andiamo alla Biblioteca Bonetta a sentire Giuseppe Genna.
O Gennaro Genna? La variante più partenopea stava stampata sulle locandine il mese passato e io glielo dissi alla bibliotecaria che era un errore e lei provvide. Glielo dissi pur non conoscendo Genna, se non appunto per nome e per averne letto qualcosa tempo fa su Macchianera e più raramente (ma solo per pigrizia mia) sui Miserabili.

Mentre attendo Cassandra al portone, si avvicinano dei personaggi libro-muniti con facce foreste. Fumano e chiacchierano. Sprovvisto di tabacco, sintonizzo narici e orecchi verso di loro. Il peso massimo barbuto sta per i fatti suoi. Il giovanotto coi libri parla con la tipa e, nel giro di 10 secondi, mi risulta odioso. Sarà che prima di ogni frase, nega schioccando rumorosamente la lingua, sarà che parla di psicoterapia danzereccia, sarà che lui ha una cazzo di sigaretta e io no, insomma mi pare che se la tiri una cifra.
Bah… speriamo che non è lui ‘sto Genna. (1)

Infatti è lui. Baratto la mia diffidenza con un’occhiata di Cassandra e poi mi metto cuccio ad ascoltare. Il barba gli fa delle domande cui Genna risponde con opinioni, considerazioni, e soprattutto lunghe storie colorate che alla fine la domanda non te la ricordi più e chissenefrega. In ogni risposta butta lì duetre riferimenti culturali che non colgo, cazzo, quanto sono ignorante. Perfino quando lo marco stretto e dice “la foto del bambino del ghetto di Praga” io gongolo e penso “becc…” e lui subito dice Varsavia, cazzo.

Quando ci toccano le domande, Cassandra mi pizzica come dire “Su, inventati una roba, dai…” Io sono combattuto. Potrei chiedergli se conosce quel coglionazzo di prima, quello che sotto il portone parlava di “dance therapy”, o meglio potrei chiedergli che tempo faceva a Milano o la targa della sua auto o il suo piatto preferito. Tanto ho l’impressione che Genna comunque divagherebbe e facendolo renderebbe interessante anche la mia domanda più imbecille. Dunque mi taccio.

Bene, bravi, tutti a bere l’aperitivo ora. Cassandra compra “Grande madre rossa”, la seguo a farselo firmare, sbircio la data di nascita dell’autore (1969, cazzo), scambiamo due battute con Genna (il futuro “letterario” della premier-prostata, i rischi del parlar male dei potenti, i magri destini del quotidiano Fatti Nuovi) e belli contenti ce ne torniamo a casa per la pappa.
Da oggi Giuseppe Genna mi piace. E l’altro, quello odioso, sono sicurissimo che era Gennaro Genna.

(1) in alcuni casi, il pensiero improvviso e passionale è così istintivo da fottersi il congiuntivo.















adv: headline allusivi e orgasmi remixati …

adv: headline allusivi e orgasmi remixati

Come online & play the sex organ
L’ASA, Autorità Pubblicitaria britannica, ha segato la campagna di affissioni dei profilattici Trojan, che conteneva anche questa frase: vieni online (1) e suona la pianola dell’amore. La notizia in sé non ci ha rovinato la giornata. Anzi: ci siamo tuffati alla ricerca della pianola dell’amore, un simpatico mini campionatore fluorescente col quale potete aggiungere a una base ritmica preesistente (azz ben 4 varianti) una decina di gemiti variamente assortiti e intonati. Col suo bel tasto Play, il tasto Rec e tutto quanto, insomma. Un giochino innocente e scemotto con cui potete incuriosire (o far sobbalzare) i vostri vicini di scrivania. Un giochino sicuramente intonato all’area commerciale che promuove. That’s marketing.
La campagna è stata censurata perché in grado di creare “serious or widespread offence” e soprattutto perché attira persone anche minorenni su un sito ove è possibile incontrare anche materiale v. m. 18.

A margine di ciò, sempre in tema di headline allusivi, .com di oggi (ieri) aveva una breve titolata nel modo che segue: “Squillo gratis online”. Così, con l’azienda messa a inizio frase a mangiarsi il valore dalla maiuscola. E senza nessunissima punteggiatura, a realizzare un messaggio che sarebbe tritato da qualunque macchina anti spam. Lo vedi, sobbalzi, leggi, capisci, elevi un lieto invito purgativo all’autore e poi giri pagina sereno e della notizia non ti rimane attaccato nulla.

(1) Come si traduce in italiano online? Nella rete? Sull’internet? Ah sì, ecco: collegati! Mmm però così si perde il verbo venire che qui ha il suo perchè e pure il suo perciò.









non si finisce mai di imparare (e di…

non si finisce mai di imparare (e di pagare)
Chiappafresca e capafresca

Mi è esploso il cambio. La bicicletta su cui macino ogni giorno un tre chilometri in vista di un treno ha fatto crack. Raccolgo i pezzi, vado dal ciclista con animo pugnace: è nuova perdio, regalo di Natale. Espongo la mia tesi. Lui scuote il testone e nell’unico padano idioma di cui dispone mi fa notare che “è tutta ruggine”, che una bici così non la si tratta. Mi preventiva 60 svanziche e aggiunge che “è come con le macchine, un occhio ogni tanto c’è da darglielo”.

Obiezione, vostro onore: ho avuto almeno 7 cicli e non ho mai usato grassi, oli o lubrificanti di altra natura. Non so voi, ma vi oliate la catena voialtri? Sospetto. Sarà mica che lo faceva sempre il mio babbo buonanima? E non mi diceva nulla? O io non ci sentivo? Possibile, già. Come con la macchina, ché i meccanici prima li vedevo solo nei film. E poi in effetti, tornando alla bici… forse non dovevo lasciarla parcheggiata tutta l’estate proprio qui sotto, giusto accanto all’irrigatore condominiale. Anche se, amettiamolo: nelle afose albe agostane, quella patina di rugiada artificiale sul sellino, aveva il suo bel libidinoso perché. Insomma: 60 euri per posare il proprio culone assopito su una finta pelle viscida e accogliente.




reality blogOggi botte da orbi, pareNon so…

reality blog
Oggi botte da orbi, pare

Non so quanti blog parlino dell'”Isola dei famosi“, immagino sporadicamente parecchi.
Uno in particolare mi sembra significativo, dato che lo scrive direttamente da S. Domingo un regista che ci lavora.

Ah, dimenticavo: l’ho letta da quel magnifico 40enne di Franciskje.








soldi pochi, risparmi zeroIl bello di non…

soldi pochi, risparmi zero
Il bello di non riuscire a risparmiare nulla…
… è che guardando Report di venerdì scorso (“O la borsa o la vita” il titolo della puntata sui promotori finanziari) e percependone da ignorante non tutte le sottigliezze finanziarie ma il tono generale fregaturistico, quello sì, non ho desiderato strozzare nessuno.





dal paese delle meraviglieL’Osservatorio…

dal paese delle meraviglie
L’Osservatorio spiegato a mia figlia
L’amico Beppe lavora all’Osservatorio, in un posto dove tutti (pure io in una vita precedente) stanno davanti alla tv con un dito sul cronometro e un altro sul telecomando, tasto FFWW. (I più esperti usano le dita di una stessa mano, così gliene avanza pure una per sfogliare un giornale o mettersi lo smalto, secondo i gusti).
Ma è anche un posto da cui spesso qualcuno decolla e se ne va per altri mondi a vegliare sul corretto comportamento dei media in periodo elettorale. Un lavoro bello e complesso. Un lavoro non facile da spiegare a un adulto, figuriamoci a una creatura di 30 mesi. Ci ho provato a cena, a risotto fumante, con Beppe che tra un bicchiere e l’altro faceva le facce intonate alla storia.

– Ecco, vedi, lo zio Beppe è appena tornato da un paese lontano lontano (questo è vero, è il Kazakistan). Un paese pieno di montagne e foreste in cui vivono draghi verdi con gli occhi lunghi (inciso indispensabile per tenere desta l’attenzione della creatura) e in cui regna un vecchio re un po’ cattivello. Questo re possiede tutti i giornali del regno e se li tiene tutti per sé e non li fa vedere a nessuno. Mentre sua figlia, una principessa dalle lunghe trecce ha tutte le televisioni e tutte le radio e se le tiene per sé e non le fa usare a nessuno. (Beppe con ampi cenni di assenso promuove la mia banalizzazione sulla proprietà/utilizzo dei media).

Così lo zio Beppe è andato lì a contare i giornali e le tv e poi ha detto: “Ohè, così non va mica bene”. E poi è tornato qui perché era pronto il risotto.
– E ti ha pottato le ciabatte tutte colorate con la punta…
– Già, ora mangia che non scotta più.










Tv, nuove serie”The L Word”*: W il…

Tv, nuove serie
“The L Word”*: W il triangolino che CI LE esalta
Interno giorno. La bionda appena alzata osserva una specie di termometro. Sorride, chiama la bruna ex Flashdance: Ho l’ovulazione, le fa. Bacio, facciamo un bambino, presto.

Così comincia “The L World”, dove la L sta per Lesbian e il World è Los Angeles. Infatti è un po’ diverso da qui. Naturalmente l’occhio (maschile, direi) vuole la sua parte: infatti nessuna delle protagoniste supera la 44, nessuna è normalmente anonima, nessuna gaya lesbiana ha modi o zazzere maschili. Sono tutte minimo carine, alcune sono dannatamente belle.

Poi la coppia fa un salto dallo strizza dei vip, ma se ne va schifata di fronte alle sue avvertenze, poi vanno dal donatore designato, un artista, che si spippetta dietro un telone, ma poco dopo la scienza rivela l’inerte inutilità del di lui seme e le ragazze sono da capo.

Non tutti sono gay ovviamente. C’è anche la etero carina con ambizioni letterarie, nuova del posto, fidanzata con una specie di Kevin Bacon, che prima sluma l’intimità delle vicine in piscina, poi scambia libri, occhiate umide e infine si lascia estorcere pure qualche bacio da Marina (il mio “dannatamente” di cui sopra), la padrona del Planet, locale-ritrovo di tutta l’allegra L-combriccola.

Ma c’è anche una tennista gay (simil Mauresmo?), un cunnilingus interruptus sul lettino della ginecologa preposta all’inseminatio, un lieto passaggio di comitiva di padri gay con al collo relativi infanti marsupiati, c’è Pam Grier che canta coi Neville e seduce pulotti, c’è la tipa che spezza il cuore a tutte, c’è la giornalista frivola che scrive di cosmetici e cazzabubole, c’è il gay che fa da pubblico paravento alla tennista.

E poi una serie di uomini etero – tutti artisti che diamine – che, sebbene lusingati, rifiutano di rilasciare il seme per ingravidare la bionda. E sembrano gli unici personaggi credibili (normali direi) di tutta la storia.
Poi c’è la macchietta finale, l’artista francofono che parla come la panteraros, accetta di donare ma pretende di copulare che lui un figlio poi lo molla pure qua e là nel mondo chisseneimporta ma – parbleu – per farlo lo fa solo come dio comanda, “con pisello e passera”, altro che contenitore. Le ragazze lo sfanculano e qui parte la sigla.
Insomma, diffidate di chi scrive cose tipo “la risposta gay a Sex and the city”. Almeno per ora.

* mi sono accorto che non sono l’unico ad aver scritto “The L World” invece di “The L Word”. Quindi correggo solo il titolo.









calcio, solidarietà, politica: rob de…

calcio, solidarietà, politica: rob de matt!
Hasta la victoria, camerati boys
L’Inter versa una quota del fondo-multe agli zapatisti del Chiapas, aggiunge la maglia di Javier Zanetti, palloni e gadget. Ne riceve in cambio un ringraziamento sul sito del FZLN e dei souvenirs, che altro non possono essere se non dei passamontagna.

La notizia mi serve sostanzialmente per due cose:
1. rintuzzare i compagni milanisti-comunisti (anche bloggers, perché no?) quando mi ripeteranno il ritornello che l’Inter è una squadra di destra.
2. anticipare la loro battuta scrivendo qui chiaro e tondo che i passamontagna ci saranno utilissimi, dato che per tradizione siamo abituati a perdere la faccia.









il mezzo (a volte NON) è il messaggioSuicidi…

il mezzo (a volte NON) è il messaggio
Suicidi collettivi, colpa di internet
Quando un giorno emergerà con chiarezza che i peggiori criminali della terra (multinazionali assassine, pedofili, torturatori di gatti, torturatori della lingua italiana, secondo i gusti insomma, fate voi), al fine di coordinare al meglio le loro nefandezze assortite, utilizzeranno un qualunque mezzo di comunicazione, che so i piccioni viaggiatori, allora mi attendo paginoni allarmistici sulla pericolosità dei medesimi volatili per il mondo e la convivenza tra i popoli.
E lì sì che, citando Frank Zappa, si potrà scrivere “Questi cazzi di piccioni“.