presente (mio malgrado)Ma è pieno agosto…

presente (mio malgrado)
Ma è pieno agosto oppure ha nevicato un sacco?
Solo per dire che sono tornato, che sono in un ufficio deserto in una Milano deserta e per ora fresca.
Il silenzio è assordante: pochissimi colleghi, ovattati rumori di auto dalla strada sottostante. Potrebbe essere dicembre e una congrua nevicata sarebbe responsabile del ritardo dei colleghi e dell’assenza delle auto. Ma se fosse dicembre non indosserei il sandalo che fino a ieri mi accompagnava sul bagnasciuga.
Si riparte dunque, con naturalmente una lista così di cose da fare. Pian piano, possibilmente, per non stravolgere subito il ritmo bradipeggiante acquisito senza fatica nelle ultime due settimane.
Avrei anche qualcosa di pronto da postare… solo che sta sul portatile prestato e mi devo attrezzare per farglielo sputare fuori o postarlo direttamente da lì. Nelle prossime ore lo sfiderò a duello.

Insomma, gente, lo zio burp è tornato, ahimè, in questa valle di lacrime che chiamiamo quotidianità. Se ci siete battete un colpo. Sennò, e sinceramente ve lo auguro, spassatevela ancora, ovunque voi siate.

UPDATE: cheppalle, ragazzi, sono già stanco e non è neppure mezzodì. Dimenticavo di scrtivere che, solingo nella metropoli silente, valuto liberamente inviti per aperitivi, pranzi, caffè, pizze, fichi, pijiama parties, sit-in, cinema, jogging, concerti, manifestazioni, atti antiproibizionisti, offerte di lavoro, dog sitting, baby sitting, grannie sitting, sittin’ on the dock of the bay.












immediato futuroSemi chiuso per ferie (salvo…

immediato futuro
Semi chiuso per ferie (salvo imprevisti fino al 9 agosto)
Chi passerà di qui nei prossimi 15 giorni non troverà nulla di nuovo: i più attenti però sentiranno in sottofondo un lieve sciacquettìo di onde e un forte aroma di pesto. L’estremo ponente ligure mi attende. Il distacco da questo mondo sarà radicale, completo e anche meritato, credo. Sarò privo di linea telefonica e credo che resisterò agevolmente alla tentazione di un internet cafè, se anche ce ne fossero in zona.

Per comunicazioni di qualunque tipo, potete usare questi commenti qui sotto o la mia mail (in basso a destra, recentemente divenuta una signora gmail grazie a Stefano di Caffè Valladon), tutta roba che leggerò con calma al mio ritorno. Per comunicazioni più urgenti (pagamenti arretrati, multe inevase, avvisi di garanzia, proposte di matrimonio, lasciti testamentari, premi letterari, la figurina di Mattolini, Catanzaro Calcio, 1978-79) usate pure una bottiglia di vetro, un messaggio scritto a mano e un buon tappo. Tranquilli che quando mi arriva la leggo.

L’amico Beppe, già trionfatore sul topo infame e ora momentaneamente vacante per l’Asia Minore, mi ha gentilmente prestato il suo pc strafico. Così strafico, diamine, che non ha neppure il floppy. Sarà ottimo per scrivere e per lavorare. Lavorare una beata fava, mi correggo. Sarà ottimo per guardarsi un film, sentire musica, e far danzare la creatura. E magari vedo se girano Reason, o Wavelab o qualche altra vecchia diaboleria e magari mi porto qualche cd da smontare e rimontare, come ai vecchi tempi, olè i’m the king of sampling.

Mi accompagnano nella spedizione ligure una prof di disegno in pensione, una solerte fisioterapista (che ieri mi restituito la schiena) e un’attivissima scopritrice di mondi. La prof., a dire il vero non era prevista. Le sono saltati altri programmi e ha garbatamente insistito per essere della partita. Che poi, cazzo, la casa al mare è sua. E poi, cazzo e ri-cazzo, è mia madre.

Mi porto trequattro cose, lo stretto indispensabile: libri, musica, qualche film registrato e non ancora visto. Libri, già. Ne ho aperto uno ieri, “Calendar girl” di Stella Duffy e cazzarola sono già alla fine: due viavai in treno un po’ di calma in casa e la gioia di seguire una storia dall’inizio alla fine, di farsi trasportare da una voce sola che ti guida dove vuole lei. Forse ero davvero un po’ stufo di leggere troppi giornali, troppi blog, forse ho esagerato. Sui giornali, vabbè mi pagano, più di tanto non posso tagliare, sui blog vedremo di trovare un equilibrio.

Si ritorna in città dal 9 agosto e poi residua solo un’ultima selvaggia e preziosa settimana da giocare a settembre in un’isola sicula.


Ok, siamo ai saluti. Pis’n’Lov a todos. Y sobre toto, equilibrio chicos.
Agite secondo coscienza, se la vostra vi rivolge ancora la parola.
E altrimenti seguite l’istinto, che per sbagliare c’è sempre tempo.















musica: così giovani e già tanto zappiani …

musica: così giovani e già tanto zappiani

Ossi più duri di tuo marito

Prodi blogger zappiani probabilmente li conoscono già. Io li scopro da poco: si chiamano Ossi duri, esistono da una decina d’anni, in Piemonte, hanno un’ottantina di brani zappiani in repertorio oltre a pezzi propri, suonano ai festival zappiani, fanno tour con musici che suonarono con FZ o con altri gruppi zappafanatici, tipo gli Eli e le storie tese per intenderci. o li ho sentiti su una compilation “Frankie Thank You” del Manifesto. Ci tengono a dire che non sono solo una cover band zappiana, che è uscito X, il loro nuovo lavoro.
Ah, dimenticavo: hanno tutti intorno ai 20 anni e hanno cominciato attorno agli 8. Un paio sono fratelli e il loro babbo pare che gli cantasse il repertorio zappiano a ‘mo di ninnananna.

E io credo che quel babbo ora sia un uomo felice.




musica: così giovani e già tanto matusa …

musica: così giovani e già tanto matusa

Sinatrismo: eccessivi entusiasmi e legittimi scetticismi

Si chiamano Michael Bublè, Peter Cincotti, Jaimie Cullum. Hanno poco più di 20 anni. Cantano jazz. Li chiamano crooner, cantanti confidenziali.
E vendono uno spataffio di dischi. O meglio, hanno successo.
Che dire di questa infornata di epigoni sinatriani? Siamo entusiasti? Siamo contenti? Siamo tristi? Li snobbiamo?
Beh, un poco siamo contenti: ogni qual volta che il jazz arriva al grande pubblico c’è sempre il rischio che qualcuno si incuriosisca e magari si innamori. Già, però questo mica è proprio jazz (lo so ne abbiamo già parlato a proposito di Norah Jones), è canzone jazzata, è standard iperclassico. È jazz per big band e voce, ma è roba muy muy mainstream. È afroamerican liscio, very professional, ineccepibile.
Premetto che parlo dopo l’ascolto del solo Bublè e mi auguro che gli altri due giovinotti mi smentiscano. Ecco Bublè è un interprete, buono. Sorretto da arrangiamenti, buoni. Non rischia mai, fa il suo compitino anche emozionandosi, per carità. Però allora trovo più coraggioso (oltre che più bello e vario) il vecchio disco di Robbie Williams: lui era una rockstar che si prendeva il rischio, calcolato finchè volete, di confrontarsi col repertorio del grande songbook americano.
Sia chiaro che qui non siamo intellettuali radicali o snobboni per partito preso di qualunque cosa abbia successo. Anzi. Qui siamo solo felici se chi si compra Bublè e se lo gusta, poi magari si fa qualche domanda sulle radici e si compra Billie, Ella, Mel, Jimmy o Nat. Che poi dai sinatrismi si possa passare davvero al jazz, la vedo più difficile ma non impossibile.
E in questo caso sappiate che il jazz singer di gran lunga più interessante di questi tempi si chiama Kurt Elling.









bloglegami …

bloglegami

I miei parenti, secondo Mr Google
Leggendo un post di Chettimar,
apprendo che esiste la possibilità di cercare con Google i siti “relazionati” col nostro. Che cosa diavolo voglia dire in temini di algoritmo non lo so e anche se me lo spiegate dubito che lo capirei. Però così a senso mi immagino che Mr Google cerchi delle assonanze tra i temi, delle parentele, il tutto con la sua proverbiale (ma utilissima) saggezza elettronica tagliata giù con l’accetta.
Quindi provo. Scrivo related:http://burp.splinder.it
E mi trovo imparentato (tra gli altri) con alcune blogstar, con blog che leggo e frequento, con perfetti sconosciuti e con posti discutibili (almeno musicalmente).
E mi sento come quella volta che un altro blogger inserendomi in una lista di fan di Prince, mi ha messo in un elenco tra Clapton e Jovanotti, accanto ad Aria Giovanni, della quale conoscevamo altre doti più visibili, non gli splendidi gusti musicali.






tempi moderniAnziani in città: chi l’afa…

tempi moderni
Anziani in città: chi l’afa l’aspetta e chi la sfugge
Il ministro Sirchia
ha esortato gli anziani a rifugiarsi tra gli scaffali dei supermarket per evitare il grande caldo. Il ministro Pisanu ha annunciato di aver aperto agli anziani le caserme dei Vigili del Fuoco. In queste non ci sono stato (ma secondo Repubblica di oggi, il successo dell’iniziativa è dovuto anche a un congruo gruppo di pompieri in pensione precettati per l’occasione), nei supermercati sì: ci sono stato.

Ho visto ottantenni con la sciarpa gelare tra i banchi dei surgelati.
Ho visto canuti settantenni flirtare con pensionate imbiancate davanti allo scaffale del latte.
Ho visto che l’ambulante ghanese davanti al supermarket ora vende anche le sciarpe.
Ho visto placidi vecchietti fare tardi al banco giornali e sfogliare golosamente tutte le riviste che l’edicolante non gli lascia maneggiare.
Ho visto “nonne inside” che all’entrata abbordano le mamme con prole: “Se me lo lascia glielo guardo io intanto che fa le compere, ho tirato su sei figli e cinque nipoti”.

Se io fossi il direttore di un supermarket, oggi darei di più ai miei anziani: un bello scavo al centro della corsia dello scatolame, con un paio di uomini in tuta e casco che lavorano di buona lena. Così, giusto per accontentare anche i pensionati malati dell’osservazione dei lavori stradali (una patologia molto diffusa, com’è noto, seppur priva di un nome e tuttora inspiegata dalla scienza), che se ne stanno ancora fuori all’afa, ipnotizzati dal martello pneumatico degli operai sotto casa.

UPDATE: mayoral segnala che esiste il supermarket per gli over 50. In Austria. Ach, diafolo di un teuton-marketing.













linea veloce, burocrazia lentaTelecom,…

linea veloce, burocrazia lenta
Telecom, ridammi le mie due ore please
Chiamo il 187, ascolto 8 minuti di Costanzo e poi finalmente dico il mio problema.
– Alice. Non funziona. Il modem dice che non c’è il segnale.
– Sì, probabilmente non è ancora stata attivata la linea. (Voce femminile, leggero accento veneto, sveglia, gentile) Lo sa che passano un paio di giorni vero? Dalla ricezione del pacco dico, lo sa?
– No che non lo so. Nessuno me l’ha detto. Ora se permette le racconto cosa avrei fatto in queste ultime due ore invece di sacramentare alla sfiga tecnologica che mi affligge, invece di accanirmi contro incolpevoli prese telefoniche spanate, invece di uscire in bici al sole delle 15 a prendere un cavo telefonico nuovo, invece di fumare sigarette amare e spegnerle cristando dentro la tazzina del caffè…
– …
Ma lei che colpa ne ha? È anche gentile.
– Poi vabbè, miviene in mente che potevo anche chiamarvi prima, questo sì. Sono un pirla, anzi sono un mona. Grazie arrivederci.











peace keeping casalingo“Ma con un buon…

peace keeping casalingo
“Ma con un buon candeggio non torna tutto come prima?”

Ecco, se posso darvi un consiglio, non inseritevi mai, ma dico mai in un cortese ma gelido confronto tra vostra moglie e vostra madre sul perché questa bella maglietta bianca è uscita dalla lavatrice di questo colore rosino stinto.
Sul fatto di prendere moglie in sè, non avrei consigli particolari da darvi. Decidete voi secondo coscienza: caso per caso, volta per volta.
Sul fatto di avere una madre, nonostante le “moderne sorti e progressive” della clonazione, pare che sarà automatico averne una ancora per molti anni.
Sul fatto di farle convivere o almeno interagire in modo indolore, madre e moglie, auguri. Trattasi di chimica, diplomazia e fortuna.
Io, per conto mio, finora ho avuto un gran culo.








la posta di BURP!Il blog-rimorchio, via al…

la posta di BURP!
Il blog-rimorchio, via al dibattito

Un’amica blogger, che spesso viene a curiosare da queste parti e che oggi chiameremo semplicemente Minnie (poi sarà lei eventualmente a decidere se e come svelarsi nei commenti), mi scrive a proposito di un suo problema: un nuovo collega le piaciucchia. Fin qui nulla di nuovo direi. Ma lei, diabolica, gli ha dato l’indirizzo del proprio blog e ora ne sta testando l’uso come strumento di seduzione. Lascio a lei la parola:

Caro Zio Burp,
qui la questione è questa e il blog c’entra sì e no. Il tipo è fidanzato. Legge il mio blog, ma non interviene. Chiacchiera con me, molto, ma mi pare troppo “puro” per capire che mi piace. In realtà io parlo, lui su molte cose nicchia. Allora sul blog cerco di “portarlo” dalla mia parte, con considerazioni che possono andare bene per me e per lui, ma se non capisce, non capisce. Per cui… accidenti anche al blog, che non riesco a trasformare in oggetto affascinante che può portare a me (ovviamente la persona che voglio io…) che ne pensi di tutto ciò (oltre al fatto che devo trovare uno libero e finalmente essere felice senza rotture di palle attorno)?
ciao zio
Minnie

Cara Minnie,
penso che questa mail debba essere pubblicata, invitanto i passanti commentatori a dire la loro e anche quelli che leggono e scivolano via senza lasciare traccia. Il tema è intrigante e degno di profonde meditazioni: “il blog-rimorchio, reale innovazione o eterna perpetuazione di un secolare modello di aggancio?”
Che ne dite lì fuori? Ehi, vi è qualcuno là fuori?














scrittori: armi proprie e improprie”Il mio…

scrittori: armi proprie e improprie
“Il mio scrittore preferito può spaccare la faccia
al tuo scrittore preferito”

John Lansdale è un cultore di arti marziali e Matteo Persivale (qui sul Cosera di sabato), prima evita un suo colpo improvviso e poi con questo titolo gli suggerisce una buona headline per sua la prossima … (1).
Tra le armi professionali di Lansdale, io ho sempre sostenuto esserci la grande vivacità e la concretezza e il ritmo, ok diciamo l’efficacia dei dialoghi. Sul Corsera, la moglie dello scrittore racconta che “Ted Tally (lo sceneggiatore de Il Silenzio degli Innocenti) ha adattato un romanzo di Joe per il cinema (quale mi chiedo io?), e mi ha detto che i dialoghi erano già pronti per lo schermo e la trama non faceva una piega. Disse proprio così: il milione di dollari più facile che abbia mai guadagnato.”
Per inciso aggiungo che a me questa “svolta faulkneriana”, come la chiamano in giro, di “La sottile linea scura”, non dispiace affatto. Però resto in religiosa attesa dei prossimi libri della saga di Hap e Collins.

(1) Al posto dei puntini scrivi mentalmente il termine tecnico che definisce la fascetta pubblicitaria che “circonda” un libro. Se questo temine non l’hai mai conosciuto o in questo momento risiede in un neurone ancora spento (capita anche a te? Proprio ora? Maddai, facciamo flic e floc?), attendi che qualcuno gentilmente lo scriva nei commenti.
UPDATE: la parola che cercavo è BLURB.