futuro e lavoroMi vendo …
futuro e lavoro
Mi vendo
Dal momento che, come si diceva, sono in trattative con il mio attuale datore di lavoro per l’acquisto completo del mio cartellino, mentre mi faccio la doccia, invece di cantare a squarciavoce, ora mi capita che rifletto.
Tema lavoro, saggi consigli. Com’era quella frase?
“Trova una cosa che sai fare e fatti pagare per farla”.
No, era “trova una cosa che ti piace fare e fatti pagare per farla.”
Meglio ancora “trova una cosa che ti piace molto fare e fatti pagare molto per farla.”
…
Calda fredda calda … Giusta…. Sciacquo…. Sciacquo….
Soprattutto se non porti più i capelli, lo shampoo porta consiglio.
“Trova una cosa che NON ti piace fare e fatti pagare per NON farla.”
gossip Chi è Gilardino, io lo soDitemi…
gossip
Chi è Gilardino, io lo so
Ditemi invece voi, dato che non me lo dice Guia Soncini sul Foglio, chi era la testimone della sposa, quella che lo sbandieramento pubblico della sua età ha basito gli astanti. E auguri a Luca e Daria.
ricorrenze autoreferenziali7 luglio 1994Sono…
ricorrenze autoreferenziali
7 luglio 1994
Sono nel bagno dell’università. Sudo in giacca. Una tosse nervosa riporta alla luce la colazione. Esco e attraverso un cortile. Sono vestito strano. Camicia grigina di seta, completo verde marcio, leggero. No cravatta. Il caldo è una condanna dell’anima. Incontro un piccolo gruppo di persone silenziose che mi aspettano. Mia madre vestita a fiori mi mette in mano un librone rosso. Si avvicina un signore con baffo bianco e giacca blu. Mi ricorda qualcuno, ha un aspetto familiare, ma è troppo elegante. Mi strizza una spalla e punta un dito al mio lobo sinistro. Ora lo riconosco: “Ahia, papà, sì l’orecchino l’ho levato.” Mi chiamano, entro e siedo alla mia piccola gogna.
Gogna un cazzo. Mi chiedono quattro stronzate. Dura meno del mio coito più imbarazzante. Mi danno quattro punti. Esco e pacche sulle spalle e baci. E poi tutti al bar, insieme a famiglia e amici miei e di Monica, laureatasi mezz’ora prima.
Monica sta bene, ha appena avuto due gemelli e se ho bisogno di un avvocato, vado da lei.
Il mio pezzo di carta dorme sereno nel suo tubo rosso.
Che ogni tanto uso per spingere in dentro i libri degli scaffali più alti.
libri da respirare a pieni polmoniLa qualità…
libri da respirare a pieni polmoni
La qualità dell’aria? Sembra proprio buona
Una raccolta di racconti di autori diversi può essere così omogena da somigliare a un romanzo?
Per raccontare bene una storia è più importante sapere come raccontarla o cosa raccontare?
Queste e altre (numerose altre) le domande che si fa Alfonso Berardinelli dopo aver letto “La qualità dell’aria”, minumum fax, (pp. 364, 13 euro, a cura di Nicola Lagioia e Christian Raimo).
Qui sul Foglio in pdf.
Io non l’ho ancora letto… a proposito: Cassandra, quando l’hai finito non è che me lo presti?
dal paese delle meraviglieFuori dal nidoOggi…
dal paese delle meraviglie
Fuori dal nido
Oggi è il suo ultimo giorno di nido. Lo sanno tutti. Tutti tranne lei. Mi viene in mente mentre la guardo sguazzare nella vasca. Sguazza e canta, ignara. Difficile spiegarle che qualcosa, un rito, un posto, delle facce, qualcosa si chiude qua. Niente più nido dai muri verdi, giardinetto, maestra Lucia. Niente più Ophelie, Manu, Aurora e Michele. Già Michele. I giochi con Michele, le canzoni con Michele, i baci con Michele. E il girotondo con Matteo. E con Michele.
Fin qui il post del babbo sentimentoso. Poi si va a capo e si cambia registro.
Che si passi alla scuola materna è cosa buona e giusta per almeno un paio di validi motivi.
Primo: costa un terzo del nido.
Secondo: a me ‘sto Michele cominciava a starmi un po’ sui maroni.
Destini
Nello stesso giorno se ne sono andati: un ragazzo di 40 anni che faceva il libraio, il panettiere della mia via e un attore hollywodiano.
Del libraio Massimo, ricordo un concerto di Natale al liceo classico nel 1985 (io, mio malgrado scientifico, ero infiltrato). Cantò “Surfin’ Bird” dei Beach Boys in una spaventevole punk version, saltando come un ossesso e rumoreggiandola con echi gutturali e satanici. Io, nella mia camicia a righe da bravo ragazzo, eseguivo Jackson Browne subito dopo e ne fui coerentemente scioccato. Massimo fu forse la prima persona da cui sentì pronunciare la parola “anarchia”.
Alieno alle regole, il destino lo ha fottuto per una regola stupida e cazzuta: quella del non fare il bagno subito dopo i pasti.
Del panettiere/pasticcere Antonio ricordo la pesantezza delle torte (a prezzi bassissimi e assurdi te ne venivi via con chilate di dolci). Si narra che fosse consuetudine, prima di una partita di pallone tra amici, portare gli avversari a fare merenda da lui, fingere di mangiare con loro e poi gabbarli sul campo in virtù della pesantezza dei loro stomaci.
Quando vidi il cartello “Questo negozio chiude”, pensai che fosse a causa del nuovo supermercato. Invece, al panettiere Antonio, il destino lo ha ridotto a pesare quanto una delle sue torte.
Dell’attore hollywodiano ricordo l’imbarazzo di mia madre. Andò a vedere “Ultimo tango a Parigi” con la vicina di casa, con cui ci si conosceva sì, ma senza confidenza. Mi confessò che all’uscita non riuscirono a guardarsi in faccia e proseguirono così, evitando i rispettivi rossori postumi, ancora per parecchi giorni. Si noti che mia madre non è una con l’imbarazzo facile. Da lì la mia curiosità. Anni dopo, vidi il film e provai a immaginarmi queste due brave mogli borghesi nei profondi anni ’70 mentre il tanto deprecato burro assumeva un nuovo ruolo nella società contemporanea.
L’attore hollywodiano ha avuto il destino che ha avuto. Nessun incidente fatale, nessuna overdose, nessun suicidio. Se n’è andato calvo, obeso e solo.
musica: una storia vera che pare una…
musica: una storia vera che pare una fiaba
C’era un ragazzo … segue
C’era una volta un ragazzo bianco, col mento prominente e la faccia triste da secchione. Era nato in Scozia, ma roccava e rollava sui tasti del piano come un nero del delta. Un giorno degli anni ’60, entrò in un gruppo rock che si accingeva alla fama planetaria e definitiva. Ne fece parte finchè il produttore non lo mise d’autorità in panchina proprio per quella faccia un po’ così. Anche i suoi pards non erano degli adoni, ma almeno avevano la faccia da rocker cattivi, eccheccazzo.
Il ragazzo si ritirò dietro le quinte: suonava nei dischi, si occupava del palco e degli strumenti, guidava il camion del gruppo nei tour. A differenza dei suoi colleghi d’avventura, in quegli anni di esagerate trasgressioni, quel ragazzo conduceva una vita morigerata e senza vizi: nè alcol, nè droga, nè (troppe) donne. E così gli capitava di tanto in tanto di recuperare i colleghi spersi in fondo a qualche nottata viziosa, chi in punta di pera, chi in una sana orgetta hippie. Ebbene lui li riportava a casa, gli rimboccava le coperte e buona notte.
Loro, i musicisti trasgressivi e viziosi, ora hanno tutti più di 60 anni e sono ancora in attività.
Lui, il ragazzo col mento lungo, è schiattato di infarto circa 20 anni fa.
Si chiamava Ian Stewart, detto Stu.
Il gruppo si chiamava Rolling Stones.
E ora, se come me state piangendo, il titolo del post, da intonare tutti in coro, pronti? Via!
C’era un ragazzo / che tempo fa / venne cacciato dai Rolling Stones
Qui il pezzo del Corsera a firma MLF (ma a dire il vero non mi pare la sua mano), online solo per 15 gg.
Ne scrive anche Rolling Stone in edicola.
SOUNDTRACK IMMAGINARIO: tutto la canzonella pacifista anni ’60’ con il testo appositamente riscritto in memoria di questo sant’uomo. Vado a braccio, una cosa così: “Suonava il pianooo e accanto a sèèè / nemmeno una groupie sigh!
rassegna volanteSpigolandoIl tempo è quello…
rassegna volante
Spigolando
Il tempo è quello che è. Pressato in corner dagli eventi, digerisco da me ma non rumino in pubblico. Tranne ora, in breve, per voi.
Guia Soncini ci spiega perché i reality show inglesi quelli sì che sarebbero una cosa divertente, altro che le innocue sfiatelle che ci confezionano qui.
Da Avvenire un’intervista a Bernard Pivot, l’inventore della cultura e dei libri in tv. L’unico uomo in grado di appassionare un popolo alle sorti grammaticali della propria lingua.
Dilaga anche in USA la moda, già nel film francese Amelie, di spedire i nanetti da giardino in giro per il mondo a farsi fotografare. In Italia non credo che prenderà piede: ne abbiamo uno nazionale di nano che va in giro per il mondo a farsi fotografare.
Sempre da Avvenire un articolo sulle webnovelas o foronovelas, un genere che tira tantissimo in Sudamerica e paesi spagnoli. E che mi fa ulteriormente fermentare i germogli sull’utilizzo del blog come luogo di narrazione a più mani. Ci metto il giallino di rito per ricordarmi di tornarci su.
Dal Foglio, quel gran volpone di James Ellroy Confidential(mente) raccontato dal suo traduttore.
Come esempio di autoreferenzialità altrui (mica solo i blogger si parlano addosso) oggi leggo che anche la nostra beniamina Alessandra Lucarini di .com alcuni anni addietro, ha conosciuto da vicino il nostro amato premier e ne ha ricevuto in dono prima un rimbrotto e poi un SORRISONE. Il pezzo sarebbe da leggere tutto quanto – come al solito – ma ma il sito oggi non funziona.
COMUNICATO NUMERO 2In merito ai recenti fatti…
COMUNICATO NUMERO 2
In merito ai recenti fatti di cronaca, la nostra (onorata) società, intende fermamente scoraggiare
L’USO DEI PROPRI MARCHI E LOGHI
DA PARTE DI SOGGETTI NON AUTORIZZATI .
lA VIOLAZIONE DELLE NORME SUL COPYRIGHT,
COM’è NOTO, non solo è UN REATO,
ma ci fa incazzare e porta sfiga.
Confidiamo nella solidarietà del popolo italiano, modello invano imitato, di cui ci garba citare il noto ADAGIO
“Scherza coi fanti, scherza coi santi MA LASCIA STARE I LATITANTI”.
la MAFIA Russa
PS: ziO bURP è qUI CON NOI, VI SALUTA E DICE CHE SI TROVA BENE. sTA LAVORANDO A un ragù con la vodka a e a un jingle per una campagna per la difesa delle denominazioni originali del crimine organizzato.
cronaca nera …
cronaca nera
Sequestro di pupazzo: un blogger il mandante morale
Corre voce che le indagini sul sequestro del pupazzo di Ronald McDonald’s di via Tiburtina a Roma puntino a incastrare una nota blogstar che si cela sotto lo pseudonimo di Personalità Confusa. Secondo i magistrati, infatti, X§ aveva già caldeggiato azioni simili e dunque sarebbe il “mandante morale” del reato.
Pare che l’avvocato Taormina si sia già offerto per la difesa: “È un atto di ecologia urbana, altro che reato”.
Io voglio bene a X§, e sono pronto a portargli le arance ar gabbio e a firmare la petizione perché gli diano un pc anche dietro le sbarre.