musica & politicaRagazzo dell’Europa,…

musica & politica
Ragazzo dell’Europa, alzati che si sta alzando il cielo sempre più blu
Qual è l’inno più adatto per il centrosinistra? Il destino di una coalizione che si spacca anche sulle sette note, altro che Tutti insiemeee…
Qui un bel pezzo di .com di ieri (online solo oggi, venghino venghino).
Qui e qui, si lancia una campagna per rialzare “La canzone popolare”.
Zio Burp si gratta la zucca e poi dice che la storia siamo noi, ma occhio: ha senso prendere come inno una canzone che l’autore stesso disconosce o che non è felice di cedere in comodato? E poi cos’è un inno? È qualcosa d’altro rispetto a una canzone. Di più o di meno? Presto un dibbattito con i migliori musicologi, innologi, parolologi della rete.






cinema: il trionfo della saga …

cinema: il trionfo della saga

Harry Pipper

Riecco il maghetto. Stavolta in piena pubertà.
Tranqui, ragazzo, ci siamo passati tutti. E noialtri senza bacchetta magica.

frequenzeE noi intanto paghiamo anche il…

frequenze
E noi intanto paghiamo anche il canone…
Da qualche giorno Raiway ha deciso che Radio2 e Radio3 vanno solo in FM e non più in AM. La ricezione in FM è molto più incerta e disturbata dalle private che sforano le proprie frequenze. E poi non è uniforme sul territorio. Pare ci siano in giro molte proteste. Dovunque esse siano, ditemelo che io mi associo.
Il tema tecnicamente è un po’ complesso: c’è di mezzo la diffusione del digitale radiofonico e (ma dai? che combinazione!) la legge Gasparri. Sulla stampa ne ha scritto in questi giorni soprattutto Franco Fabbri sull’Unità. Dopo – tempo permettendo – cerco qualche link.
UPDATE: ecco i link. Qui il primo articolo di Franco Fabbri dall’Unità e la risposta dei vertici Rai. Qui l’appello per salvare Radio3. Entrambi contenuti in una mail che ho spedito oggi alla Stampa che sul tema ha pubblicato oggi la lettera di un ascoltatore deluso.




giornaliMedia Quotidiano, ‘mbè?Mi piacerebbe…

giornali
Media Quotidiano, ‘mbè?
Mi piacerebbe raccontarvi com’è, ma non mi hanno ancora mandato una copia. E gliel’ho chiesta solo tre volte. Per lavoro dico, con tanto di doppia mail e doppia recall, come si usa dire da queste parti. Ma voi romani lo leggete? Ahò… ò ò ò (una eco vuota rimbalza inutile nella blogosfera).
Ehm… c’è dei romani qui in giro?



giornali.com, nuovo piacere tattileIl…

giornali
.com, nuovo piacere tattile
Il quotidiano .com è uscito ieri in ben 8 pagine e soprattutto con una carta fichissima che non ha nulla da invidiare al Foglio o al Riformista. Resta un giornale originale e interessante. Ora ne godono anche i miei polpastrelli. Sfrusc sfrusc (si allontana palpando i fogli con aria libidinosa…).


Adescamento urbano e vendetta in salsa western

Dove lavoro io, a Milano, sotto l’ufficio, in pieno giorno ci stanno le puttane. Però non è che sono di quelle che si vedono o che qualcuno te lo dice e così lo scopri da solo. Per me è stato qualche mese fa.

Esco per pranzo, costeggio il mercato e incrocio una signora rossa di capelli, sulla cinquantina, pienotta, non elegante ma ben curata, che finisce di mettere in auto le sporte della spesa.

– Andiamo? – mi fa.
– Eh… dove?

– A casa mia. A scopare.
Stop. Ora premete il tasto pause. Non avvezzo a simili avances, ancora ignaro della professione dell’interlocutrice, per una lunga frazione di secondo cerco di capire cosa sta accadendo e perché. Perché una donna mi chiede oggi e ora questa cosa qui? Che cos’ho oggi? La camicia dentro i pantaloni? Il profumo? La barba fatta? Ok, ora la frazione di secondo è andata e schiacciate il tasto pause proprio mentre lei aggiunge.
– Sono 40 euro.
Sorrido e abbozzo la prima scusa. La verità. Con gentilezza.
– No, grazie. È che sono uscito per pranzo e… vabbè niente… salve.
La oltrepasso cancellando mentalmente tutte le domande di prima e dandomi del pirla. I suoi occhi verdissimi mi seguono. E anche la sua voce.
– Facciamo 30, se vuoi…

Lì capisco che allora un po’ le piaccio, dai. Che non è solo una questione di soldi. Le faccio ciao con la mano. E me ne vo.


Apro una parentesi. Da allora ogni tanto in strada butto l’occhio al movimento. Saranno tre o quattro le matrone della zona. Tutte con l’aria della sciura sfatta e bruttozza che fa la spesa. Deve essere un genere che qui tira molto qui tra Centrale e Lima, Milano 2004.

L’altro giorno si sente un botto in strada. Qualcuno ha urtato un ragazzo in scooter. Tutti vanno alla finestra. Nulla di grave. Vedo il capannello magmatico. Il solito piccolo casino di queste occasioni. Tiralo su, lascialo lì, come sta, s’è sucess?, chiamo io chiamo tu? O mamma oh signur. Il solito casino finché non intervengono proprio due delle nostre prodi passeggiatrici diurne. Una blocca il traffico con mano sicura. L’altra si fa largo fino al ragazzo, lo valuta, lo rassicura e chiama l’ambulanza.

Se ne vanno poco dopo, all’arrivo dei vigili. Altro che poliziotto di quartiere, penso: queste qui sì che pattugliano il territorio. Magari da trent’anni. Avant e indrè, sul marciapè.

Ma torniamo alla rossa. Oggi. Scena identica alla prima volta. Il suo profilo si staglia una ventina di metri avanti a me, sul mio percorso. È appoggiata al muro, che fuma. Non ho ancora un piano ma so che stavolta non mi spiazzerai, beibi. Ormai ti conosco. Il sole a picco, nella polvere i miei passi verso di te. Parte la musica: Morricone, senza dubbio. Fisso l’orizzonte, ma sento il tuo sguardo che mi aspetta, la mano sul fianco. Sento che stai per fare la tua mossa. Sono pronto. Nel momento in cui mi punti e stai per aprire bocca, ti inquadro in uno sguardo d’acciaio e senza fermarmi sparo il mio piombo. Al cuore.
– Sei bellissima.
Spiazzata, rantoli qualcosa. Non riesci a replicare. Sorridi e forse perfino arrossisci.
Svolto l’angolo mentre la musica piano sfuma. Ripongo l’arma fumante. Ok, rossa, ora siamo uno pari.

SOUNDTRACK IMMAGINARIO: Roxanne in una scintillante versione a la Casadei.

Il fatto è che io i maleducati li odio


Sono le 7.08 sul mio binario dei pendolari. C’è quasi fresco, il sole non ci bombarda ancora. Ho le cuffie e sento Elisa che canta una gran canzone: “Alleluja” di Leonard Cohen. Questo Lotus è un unplugged o qualcosa di simile: molto morbido. Ho il volume a 10 e sto benissimo. Il mondo rallenta. Sono quelle volte in cui con le cuffie ti sembra di stare dentro un videoclip, tanto la musica si intona al resto.
Tra i binari e la pensilina ci sono i papaveri. Ce n’è uno anche in mezzo, proprio tra i binari. Chissà quanti centimetri, quante ore mancano alla sua ghigliottina. Cazzuto di un seme che sei caduto lì, già condannato. Arriva il treno e chiudo gli occhi. Quando li riapro il papavero è salvo, tra un vagone e l’altro. Intanto Elisa mi accarezza. Parte il secondo pezzo. Che non è più acustico. Anzi, pompa. Intanto mi arrampico in treno e sono ancora un po’ stupidamente felice ché il papavero per ora si è salvato. Sento l’odore caldo e rancido del treno, vedo le solite facce tra l’annoiato e l’incazzoso. Sento il tuono del rullante nei timpani, sento la pennata secca della chitarra, il grido di Elisa. Non sento altro. Il treno parte. Mi paiono tutti più incazzati del solito, avranno digerito male. Guardo fuori e sento nelle orecchie il botto del basso profondo, sento nostalgia per quel papavero, sento tenerezza per il paesaggio, sento una mano sulla spalla e uno degli incazzosi che a gesti mi fa che devo abbassare il volume che sto rompendo i coglioni.
E il guaio è che ha ragione. E che sarebbe un casino ora raccontargli del papavero.

SOUNDTRACK: Elisa, Lotus.
PAPAVERO: Buba, un photoblog bellissimo.

appuntamentiBlogRodeo (dopo) …

appuntamenti
BlogRodeo (dopo)

Venerdì sera in quel di Rozzano ricordo distintamente di aver scambiato:
strette di mano, baci, abbracci, sdrusciamenti danzanti, pacche sulle spalle, sguardi, chiacchiere, birre, sigarette, risate
con i seguenti blogger (in ordine di apparizione e scusate se dimentico qualcuno):

Susanna (non ricordo il blog dai), Arkangel, SuperBimba e Lisagialla, §c, Leonardo, TrillyCampanellino, Marsilio Black, GiulioZu, Zittialcinema, Jorma, Pulsatilla, Chiara qualcosa, altri?
Poi come al solito leggendo i commenti alla serata mi accorgo che c’era un sacco di altra gente che avrei voluto individuare, conoscere, altro a piacere. Ma i cartellini coi nomi no eh?
Sulla competizione non mi azzardo adare un giudizio perché non ho seguito bene. Non era facile: c’erano un sacco di distrazioni, rumore di fondo e insomma ho seguito un po’ all’inizio ma poi mi son perso via nelle chiacchiere del giardino-posacenere.

L’unica cosa che mi viene da dire è che forse andava stabilita una lunghezza massima dei post. La brevità è un valore espressivo che conosciamo tutti qui e a maggior ragione in una situazione come quella, sarebbe stato più semplice seguire post più brevi e magari titolati. Ecco. L’abilità a titolare è un’altra cosa che non usciva. Ehi, ripeto, ne ho visto solo poco quindi datemi torto se è il caso. Ok, la smetto di parlare di una cosa che non ho visto.

Plaudo all’organizzazione che ha fatto un bel lavoro. Il posto era caruccio (unico neo non si poteva far tanto tardi…). Il presentatore attillato all’evento, la band più che decorosa da qualunque parte la si volesse guardare.

Plaudo anche a coloro che hanno avuto la ventura di concorrere. A tutti indistintamente e indipendentemente dai contributi che poi leggerò e soprattutto per il motivo che segue: per me l’idea di sedermi lì e scrivere un post insieme con 3 persone quasi mai viste è una cosa che sfiora la fantascienza. E non è che io sia un orso credo, no? È che insomma scrivere non è chiacchierare e a volte è difficile pure farne uno da solo, di post, non so se mi spiego. Comunque gioco era, e gioco è stato. Bene bravi bis. Mi aggrego al coro che sollecita una replica due.punto.zero, due.punto.zero!






appuntamentiBlogRodeo (prima)Ho sempre amato…

appuntamenti
BlogRodeo (prima)
Ho sempre amato le competizioni sorrette da regole incerte e governate da una
giuria
alticcia.
Ho sempre amato Il Pomofiore di Antenna3, primigenia Corrida canora tv, in cui gli artisti venivano giudicati con un lancio di ortaggi o fiori.
Ho sempre amato gli
assembramenti
di ginocchia malferme vuoi per la musica vuoi per i drink.
Ho sempre amato chiudere un locale e attendere la risacca del risveglio.
Ho sempre amato il ridente borgo di Rozzano, così a misura di pusher e soprattutto così a due passi da casa mia.
Ho sempre amato scrutare nell’iride chi conosco solo di pixel.
Per questi motivi (e per gli altri che scoprirò sul posto), venerdì 21 maggio sarò al mio posto, al
BlogRodeo.








libri: il ritorno di Tom RobbinsL’ultimo…

libri: il ritorno di Tom Robbins
L’ultimo libro di Elvis
Quella notte dell’agosto 1977, a Graceland, il re del rock’n’roll non si sentiva troppo bene. Avvisò la pupa che divideva il letto con lui, si alzò, prese un libro e andò al cesso. E addio. Non ne uscì mai più.
Quel libro era Uno zoo lungo la strada, di Tom Robbins, il cui posto nella letteratura angloamericana va ben oltre questa singolare coincidenza. Fernanda Pivano, ovviamente, l’ha conosciuto e ce lo racconta sul Corsera di lunedì in occasione dell’uscita del suo ultimo libro “Villa incognito”. Qui il pezzo, on-line solo per i prossimi 10 giorni circa.
Io tra il ’96 e il ’99 ne ho letti tre o quattro dei suoi libri e credo di aver regalato in giro non meno di una decina di copie di “Natura morta con picchio”, la strampalata storia d’amore tra un bombarolo coi denti neri e una principessa inquieta a cavallo del cammello di un pacchetto di Camel.
La fantasia, le trovate, la pazia di Robbins restano per me un intrigante mistero. Anche dopo che ho scoperto che lui è un vecchio hippie del Sud degli States, che ha girato questo e altri mondi a bordo di funghi, acidi e altri mezzi di (tele)trasporto più o meno illegali.