il prezzo dell
il prezzo dell’onore
Emancipazione femminile, questione di civiltà
Fino a ieri le donne di Hamas non potevano immolarsi. Il rischio era troppo alto. Il rischio dell’esposizione del corpo ad altri sguardi, dico. Conoscete qualcosa di più esposto di un corpo esploso? Poi qualcosa è cambiato e ora le donne di Hamas hanno un diritto in più. Possono sacrificarsi, ma solo se sono disonorate. Il martirio garantisce loro l’onore perduto.
È tutto molto triste. E pensare che qui da noi in Occidente, chi ha perduto l’onore, con qualche migliaio di euro si fa un imene nuovo e finisce lì.
product placement 1 …
product placement 1
“MESSAGGIO PROMOZIONALE” su grande schermo
Il decreto Urbani sul cinema liberalizza il product placement. Ora, io se ho un’azienda, posso legalmente acquistare dalla produzione del film la presenza dei miei prodotti nella pellicola. Così come le BMW in 007 o AOL in “C’è posta per te” e via dicendo.
Così l’Italia si adegua ai paesi anglosassoni. Ma per il cinema è un bene o un male? Più soldi, sì, ma per chi? Qui, alcune prime considerazioni di una regista (Cristina Comencini), un intellettuale (Ugo Gregoretti) e un creativo (Roberto Gorla).
Su Punto.com di oggi (solo cartaceo), un’intervista a Vincenzo Guggino (segretario generale dell’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria), che ribadisce come non cambi il criterio di riferimento della trasparenza dei messaggi pubblicitari. Quindi, par di capire, prodotti sì, ma non a tradimento. Si tratta di inventarsi qualcosa che avverta lo spettatore che si trova in presenza di un messaggio pubblicitario. Sì, perché io la sovraimpressione almeno al cinema proprio non la vorrei vedere, grazie.
Qui, un sito con parecchie case history di product placement.
Ps: Punto.com ci piace sempre di più e non solo per la leggerezza di Alessandra Lucarini e della sua “Rassegna stramba”. Peccato non abbia un sito.
product placement 2 …
product placement 2
Giovani consumatori crescono. Di peso
Qui, nella lettera di un genitore a Carlo Petrini, apprendiamo che un sussidiario di seconda elementare affianca la foto di Ronald Mcdonald’s alla seguente istruttiva “lettura”:
Che gioia al fast food, Hamburger e Patatine. Ai genitori non va a genio. Il cibo non è buono, dicono. Ma per noi bambini andare al fast food è una festa! Al fast food ci piace tutto, a cominciare da quel modo di mettersi in coda in varie file. Ma il meglio sono le patate fritte in un astuccio che assomiglia a quello delle sigarette e non hanno niente a che vedere con le patatine di casa. Ci sono i colori caldi e allegri: tutto è arancione, rosso, giallo, brillante. Finisce un po’ troppo in fretta, ma possiamo sempre ritornare.
Buon appetito e buona educazione alimentare.
Update: qui, invece un’iniziativa di educazione alimentare generata da un interrogativo stimolante: Riuscira’ il conte Hamburger de Ketchup a farsi accettare nel paese di Mangiabene?
Parole & tendenz…
Parole & tendenze
Gianni Letta e David Beckham. Cos’hanno in comune?
Secondo l’American Dialect Society, la parola dell’anno è metrosexual: il maschio eterosessuale metropolitano sempre in sintonia con l’ultima moda. Un pezzo del Riformista ne svela la genesi televisiva (“Sex and the city”) e poi si lancia nella ricerca dei metrosessuali nostrani tra politici (Pecoraro Scanio, Gianni Letta), sportivi (Beckham, Totti?), giornalisti (Rossella).
Apre il pezzo un’ottima battuta che circola sui gayblog nostrani: “il metrosessuale è un eterosessuale che si lava”.
libri: Kind of blue …
libri: Kind of blue
Genesi di un capolavoro
Esce il Italia un volumozzo di tale Ashley Kahn che svela “storia e fortuna del capolavoro di Miles Davis”. Qui e qui un paio di recensioni on-line che si sommano a quelle uscite sui giornali. Il disco è del 1959 ed è il più famoso e venduto della storia del jazz. Non il più bello, che i gusti son gusti e ognuno dice la sua. Ma un disco di svolta, che ha aperto alla modalità e che dà spazio a quello che era di gran lunga il miglior quintetto di quel periodo: Davis, Coltrane, Cannonball, Evans, Chambers, Cobb. Il giornalista ha avuto accesso alle fonti originali, comprese di discussioni tra i musicisti, false partenze, spiegazioni. Prefazione di Mr Jimmy Cobb, unico musicista ancora in vita, in quei giorni nascosto dietro i tamburi.
Di quel disco si potrebbe scrivere per ore, con o senza quel libro. Ma che senso ha ora? Meglio ascoltarlo.
“Kind of blue”, Edizioni Saggiatore, 224 pp, 29 €.
tv: guerre esplicite…
tv: guerre esplicite e retroscena maligni
Tapiri, Badesse e “scosse”
Bonolis contro Ricci e viceversa, la “scossa” per cui Amadeus è pronto a dimettersi e il maligno retroscena del Lodo Iseppi (inciucio Rai-Mediaset basato sulo scambio tra ascolti e quote pubblicitarie.
Dal Riformista e dal Foglio due pezzi appetitosi sulla tv di questi tempi.
giochi: the Istat ga…
giochi: the Istat game
In & Out
Attraverso questa tabellina e le riflessioni che ne nasceranno
potrete valutare il vostro coefficiente di contemporaneità. Siete o no in linea con quanto dice l’Istat in fatto di consumi?
IN |
OUT |
l'onorario del commercialista |
formaggio italico |
Poi potete procedere come segue:
1. corrugare la fronte chiedendovi il senso dell’espressione “automobile in miniatura”;
2. inventare una storia (o un personaggio) utilizzando tutti gli elementi;
3. tornare a occuparvi delle cose più importanti che stavate facendo un minuto fa;
Per la cronaca, io totalizzo 4 cose In e 3 Out.
Ma soprattutto non scambierei MAI la mia canottiera con nessuno degli addendi della cella di sinistra.
Anzi sì. Ma solo con l’onorario del commercialista.
blog e giornali: l
blog e giornali: l’informazione monca
Pink blogging al profumo di violetta
Il “caro diario” finisce in soffitta, ora le ragazze scelgono il blog. Le confidenze delle teenager non sono più sotto chiave.
Questi il titolo e sottotitolo della pagina trovate la pagina (a firma Loredana Lipperini) che Repubblica (qui il pezzo principale) di ieri ha dedicato al fenomeno blog. L’ennesima presentazione monca del fenomeno blog, tutta intimismo e minimo diarismo, tutta puntata sulla cosidetta fuffa insomma, e a onor del vero la teen-fuffa. L’unica novità stava nella corposa pennellata di rosa e nel profumo di violetta che emanava dalla pagina: una bella foto realistica di una bionda massaia che monta le uova mentre consulta il notebook ridacchiando tra sé (“oh signur, quanti nuovi deliziosi commentini…”) e un pezzo di spalla su madre e figlia che usano il blog per tenere i loro segreti femminili al riparo dagli uomini di casa.
Che dire? Sulla piena cittadinanza della fuffa ci siamo già espressi, anche se a onor del vero la teen-fuffa ci pare davvero poco interessante. Sulla tendenza dei media a trascurare i blog cosiddetti di servizio (informazione, musica, cinema, cultura, altro) rimandiamo a chi meglio di noi ha spiegato “perché i giornalisti odiano i blog”.
E ora scusate ma devo finire di tagliare il sedano fine-fine-fine per il ragù e poi mi devo collegare all’internet per leggere il diario di mia figlia e sapere se ha già baciato il suo spasimante di turno, che immagino (ahimè) mendace, musicista, capellone, graffitaro e graffettato di piercing.
blog e modalità di f…
blog e modalità di fruizione
Zio Burp e i commenti: assente giustificato
Come già riferito, i blog sono una delle mie letture in treno. Seleziono e stampo intere paginate di post e poi con calma, leggo, rollato dal placido e lentissimo tran-tran delle FS. Così se sulla Milano-Genova vedete un tale assorto maneggiare lunghi papiri di fogli disordinati accennando smorfie varie (per lo più corrugamenti di fronte, sorrisi e risate trattenute), be’ a meno che non abbia una folta chioma, allora potete chiamarmi per nome. Questo spiega perché in treno non attacco bottone con nessuno (non che ce ne sia la possibilità, stanno tutti al cellulare) e perché non sono molto presente nei commenti ai blog che leggo.
Ma questo post in fondo è un po’ una scusa per scrivere che oggi nelle mie letture c’erano alcune new entry della mia lista: Tom, EustonStation, Squonk e Sestaserasonoqui. Grazie ragazzi, ho passato una mezzoretta proprio gradevole.
libri: un buon copy …
libri: un buon copy in curva nord
“Voi comaschi, noi con le femmine”
Leggo su Il Giornale di un libro in uscita: “Giulietta è ‘na zoccola”, Giorgio (Giorgio?) Militello, ed. Kowalski. Si tratta di una raccolta commentata degli striscioni più esilaranti comparsi negli stadi italiani in questi ultimi anni. Quello che dà il titolo al libro risale a un Napoli-Verona del 1989. I tifosi partenopei erano stati accolti all’andata da un poco elegante “Lavatevi!”. E al ritorno pensarono giustamente di replicare con maggior eleganza.
Quello, francamente geniale, che dà il titolo a questo post si deve alla sagacia dei tifosi viola in un lontanissimo Como-Fiorentina del 1982.
Di questo striscione giustamente mitico, io sentii parlare in radio anni dopo (doveva esse il 1986) perché allora su radio Popolare esisteva una trasmissione che si chiamava “Bar Sport”, di e con Sergio Ferrentino (poi Caterpillar e ora Catersport) e la Gialappa’s Band. Poi da quella trasmissione nacque un libro, “Pebbacco o devi morire” Ed. Comix (on-line pare irrintracciabile…), in cui sono pubblicati (a mia insaputa ovviamente) anche un paio di miei acerbi ma gradevoli contributi: uno in particolare così dannatamente profetico da meritarmi un interrogatorio stile KGB negli studi di RP: “Chi sei davvero? Chi conosci? Chi te l’ha detto che andremo a Mediaset?”