live music: Brian Auger …


live music: Brian Auger

Per tutti i drawbar! What a family!

Supportato da un emulatore di Rodhes e da un signor Hammond, da una infuocata cantante (sua figlia Savannah la rossa, god bless her mama), da un drumming mai banale (suo figlio Karma) e da un basso che pompa (adozione in vista?), il buon Brian Auger (che sta ormai sui 65) ha tirato fuori parecchi conigli dal cilindro. Sfoggiando con naturalezza britannica una camicia impossibile per un ultrasessantenne, arrampicandosi su un italiano autoironico e istrione, Brian ha accarezzato, schiaffeggiato, scivolato, svolazzato, scosso, vibrato su tutti i tasti a disposizione, rifilandoci una serie di uppercut bluesy, diretti funky, ceffoni rock, sputazzi jazzy. E sgocciolando ulteriore sudore lubrificante su quella tastiera già per sé ripida e affilata che quando la tocca uno bravo davvero, ti ribalta i punti di riferimento: e così par che sia il rotor a star fermo mentre tu e il tuo mondo vibrate.

Con la mia seconda birra è finita anche una “Light my fire” lenta e dolente, in post-atomic version per intenderci.

Poi… poi si è fatto tardi e se restavo oltre mi perdevo uno scarpone. Il guaio è che in questa vita vedo sì molte albe. Ma le vedo dalla parte sbagliata del giorno. Quindi, a malincuore, ho lasciato la Auger family su un blues latino e non so cosa mi son perso. Me lo racconterà chi c’è stato (magari proprio qualcuno di quelli che assai gradevolmente hanno aperto la serata).
La foto di Furio Sollazzi, è tratta da qui.




adv: legge Gasparri e bimbi in tv …


adv: legge Gasparri e bimbi in tv

Tutti contro Titti

Titti De Simone è il deputato di Rifondazione autore dell’emendamento sul divieto di presenza dei minori di 14 anni negli spot tv che ha fatto inciampare il governo. Lì per lì la notizia era l’inciampo della Gasparri e la presenza dei primi franchi tiratori. And so we loved you, Titti.

Ora però provate a pensare di lavorare in pubblicità e a togliere tutti bimbi dagli spot tv. Un bell’esercizio in teoria, no? Un gran casino nella realtà. Tutte le campagne di svariati prodotti (pannolini, giocattoli, merendine ma anche banche, iniziative sociali) sono a rischio. Per non parlare della rappresentazione del concetto di famiglia, altro topos obbligato della comunicazione pubblicitaria.

E se non vi basta allora pensate al vile soldo che c’è in ballo. Quanti danari entrano nelle tv grazie alle inserzioni coi bimbi?

O pensate alla disparità di trattamento con gli altri media: bimbi via dalla tv ma ok su stampa e affissioni? Ma ha senso?

Gli attori del settore sono divisi tra coloro che si grattano la zucca perplessi e coloro che fanno pressioni perché si rimedi. E in fretta “che tra poco è Natale e il bimbo mi serve eccome nello spot, perdiana”.

Insomma, Titti, abbiamo apprezzato davvero, ma ora su: fai ritorno nella tua brava gabbietta, dai. Nulla di personale, sia chiaro.
Fonte di questo post una pagina di Europa del 15-10. È online, ma non riesco a linkare diretto. Ergo usare l’archivio e digitare “spot”.




al voloGuia vs bloggers: secondo roundMhmm……

al volo
Guia vs bloggers: secondo round
Mhmm… oggi la vicenda Guia si fa ancor più spinosa e pelosa. La Soncini sul Foglio di oggi commenta le numerose accuse personali ricevute dai bloggers dopo l’articolo di martedì: son volate parole grosse, ovviamente supportate dall’anonimato, più qualche riferimento personale di troppo per i miei gusti. Ma la Soncini si adira a tal punto da minacciar querele solo quando qualcuno le suggerisce la lettura di “Come trovare un marito dopo i 35” (se n’è parlato anche qui sotto, scroll & read). E allora io capisco che scherza.
Credo.
Comunque YAWN, forse sarebbe il caso anche di parlar d’altro. Anche perché poi tutto questo ripiegarsi su noi stessi e bloggare solo di blog non pare davvero un po’ troppo onanistico? E se avesse ragione Guia?






bloggers on bloggingOpinioni di un blogaiolo …


bloggers on blogging

Opinioni di un blogaiolo

Premessa: le seghe mentali fanno venire l’acne mentale. E vi sfido a pensare limpido con il cervello colmo di foruncoli.

Dunque, senza la pretesa di dire cose nuove, qui c’è una bella risposta al pezzo di Guia Soncini e relativo dibattito.
E poi che dire di un pezzo che contiene già le risposte alle proprie stesse domande?

Mi pare valida la proposta di differenziare i nomi: chi scrive il diario lo chiamiamo X e chi fa rassegna Y. E già, bravo: e così resta comunque il problema degli XY (sottoscritto compreso).

Mi pare significativo, poi, apprendere che i blog di Repubblica siano “forumizzati” al limite dell’ingestibilità. Selvaggia ha tolto i commenti, Wittgenstein e Camillo non li hanno neppur presi in considerazione. Ergo: se sei un “very important blog”, o accetti il rischio o ti scordi i commenti. Ma la questione riguarda probabilmente lo 0.1% dei blogger.

Sull’anonimato Guia ha senz’altro un po’ di ragione però ci sono parecchie eccezioni di blogger che si firmano. E l’anonimato diventa un problema davvero spinoso solo se si diffama (sulle corna o altro; a proposito: ma esiste davvero poi il Lui rancoroso protagonista della prima parte dell’articolo? Qualcuno dice di sì.)

Il problema è che questo è un mondo nuovo e vario e che a far di tutta l’erba un fascio si fa in fretta ma poi si rimane lì col rastrello in mano a chiedersi: e ora? Con tutta quest’erba che ci fo? La vendo, pensano alcuni giornalisti. E sul loro bravo covone costruiscono un pezzo che qualcuno paga. Ma mica è colpa loro, è il mondo che va così.

L’unica distinzione valida, secondo me, resta su cosa/come si scrive. Premesso che tutti hanno diritto di bloggare come gli pare, io leggo quelli che dicono cose interessanti (sono parecchi) o che rendono il loro privato interessante anche a me che non li conosco (sono meno ma ci sono).

E infine, non sono il primo a dirlo, Guia ha molto in comune con i blog: l’impostazione molto personale dei pezzi, il linguaggio che mescola i registri senza trascurare il triviale, lo stile tagliente e provocatorio. I suoi pezzi dalla laguna veneta o tutta la serie “Estate” (compresi i litigi con il proprio perizoma) non erano altro che il suo diario. Un signor diario dato che lei sa scrivere (e ragionare). Buon per lei che qualcuno la paga per scriverlo allora.

Probabilmente sono molti i blogger che vorrebbero fare i giornalisti. Io no: io vorrei essere pagato per fare il blogger. Proprio come Guia Soncini.





blogger on blogsSegaiolo a me? (…ma si vede…


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Segaiolo a me? (…ma si vede tanto?)
Suggerirei di recarvi in edicola ad acquistare Il Foglio. In alternativa potete collegarvi al suo sito dopo mezzodì. Potrete leggere “Vita da blogger 1 e 2” (le firme sono di Wittgenstein e Camillo) e “Il rimuginare autistico e logorroico in cui affoga il demiurgo del blog (Anche i più lucidi possessori di sito-contenitore alla fine rientrano nel popolo di segaioli orfani di editore)” by Guia Soncini. Io me li tengo per la pausa caffè o per quando ho tempo. A risentirci per i commenti.





# nome de plume e coup de teatre # …


# nome de plume e coup de teatre #

Melissa P. alias Giuseppe G.?

Intellettuale-scrittore-polemista-blogger confessa: sono io il vero l’autore di “100 colpi di spazzola”.
Il disvelamento, tutti i particolari (e i commenti) qui e specialmente qui (un po’ lungo ma merita).
Chi – avendo nella vita cose più importanti da fare – non ha seguito tutta la vicenda dal principio, ne trova un onesto riassunto qui.






# ach, diavolo di un conflitto di interessen!…

# ach, diavolo di un conflitto di interessen! #
“E kvesto omo crasso con rossa barba ki è?”

Ho passato un buon weekend, grazie. Non ho bloggato perché impegnato in chiacchiere e libagioni con un amico tedesco che è calato a trovarci dal nord. Musica, bambini, lavoro, donne, genitori, cucina, birra. Un sacco di argomenti, insomma.

Gli ho parlato anche di blog, naturalmente. L’amico fa il giornalista per la radio, tra l’altro. Si è incuriosito. Secondo me tra qualche mese ne apre uno anche lui.
Inevitabile poi parlare del nostro premier, del kapò Schultz, del sottosegretario Stefani inseguito dai bagnini romagnoli, del nuovo Fini che da destra dice cose di sinistra. Di politica, di informazione. E di tv.
Così a un certo punto – esaurita la mia lunga e lenta spiega – siamo proprio davanti al video quando l’amico teutonico, brandendo il telecomando, chiede: “Insoma, ma ci è una telefisione ke anke indiretamente non è kontrolata da Perluskoni?” E io sereno: “C’è, c‘è: premi il tasto 7”.


Uhm… ok. Con calma. Da capo.






# sintonie # …


# sintonie #

Radio killed the video star?

Non accadrà mai, lo so. Almeno non in questa vita. Ma sono mesi che vado ripetendomi quanto la radio di oggi può essere decisamente più interessante e divertente della tv. La ascolto a fasi e la riscopro ogni volta. Ho riscoperto “Caterpillar”, non ho mai smesso di amare “Dispenser”, ho appena scoperto “Tutti i colori del giallo” e “Ogni maledetta domenica” (che ha anche il suo blog). Tutta roba di Radio 2, lo so. Ma che ci posso fare se sul mio nuovo micro ricettore portatile Radio 3 è un fruscio e tutta la banda FM inaffidabile?

Devo dirlo al signor Sony.



# del desiderare la donna d’altri # …


# del desiderare la donna d’altri #

Ti lamenti di tua moglie? Beccati questa che è peggio

Si chiama “Wife swap” (scambio delle mogli), è un nuovo format tv inglese che fa 5 milioni e mezzo di audience. Lo hanno già acquistato i tedeschi, lo faranno in USA, gli inglesi stessi progettano le varianti “Holiday” e “Celebrity”.
È un successone insomma. E non è quello che pensate. Il sesso, per intenderci, non c’entra nulla.

# senza sangue, ma anche senza apostrofo # …


# senza sangue, ma anche senza apostrofo #

Permalosetto?

Oggi, di sguincio, sono entrato al volo nella chat con Baricco. Ho buttato lì un paio di cose: su Novecento (ottimo libro, pessimo film, ma che colpa ne hai tu?), sui blog (che ne pensi?). Non mi ha risposto. Lo immaginavo. C’erano solo altre 1652 domande e probabilmente più interessanti.

Però forse potevo anche evitare di fargli notare che aveva scritto un’altro con l’apostrofo.

A volte odio a morte il correttore di bozze che ancora vive dentro di me. Come liberarmene?