Il blues primario o la scrittrice e il lupo?

Ecco io per dire domani sera non so che fare. Aiutatemi a scegliere.

– Alla Cupola Arnaboldi alle 21 dove suonano gli amici TNT per sostenere Antonio Ricci alle primarie del PD? (Sì sì COrrado, Sì Andrea, Sì Manu, lo voto anche se non vengo al concerto ok?)

– A Spaziomusica ad ascoltare Paola Mastrocola, che ho amato un bel po’ quando ancora trovavo il tempo di leggere quelle cose di carta meravigliose che chiamiamo libri?

Voi che dite? Io mi sa che scelgo la 2.

Sì ma perché l’avete chiamata Cinestesia?

La nostra rassegna di cinema e musica, dici? Quella in cui risuoniamo i film muti?

Tutto nasce dalla parola sinestesia: una figura retorica, una metafora un po’ speciale, che mescola due sfere sensoriali diverse.
Di che colore è quella canzone? Può un colore avere un profumo? O un suono? Può semplicemente ricordarlo? E via così con varie ibridazioni dei cinque sensi. Robe da poeti, insomma, generalmente poeti simbolisti. Gente simpatica e creativa, pesantemente alcolizzata o anche messa assai peggio.
Ma anche roba da psicologi. Gente che studia le vostre madeleine.

Insomma c’era questa parola, sinestesia, che mi piaceva una cifra dai tempi del liceo e che esprimeva proprio questo senso di mescolanza. Noi mescoliamo il suono con l’immagine. La luce con il buio. Mescoliamo l’antico col moderno. A volte pure la birra con il vino, già.

Insomma bastava metterci davanti una c per farla nostra, e proiettarcela addosso, ‘sta cinestesia.

Per poi scoprire che la parola cinestesia invece esiste eccome. E’ parola della medicina. E attiene al movimento. Appunto.

Domani, ore 21.00 a Spaziomusica Pavia:
La caduta della casa Usher, b/n muto del 1928, da un racconto di Edgar Allan Poe.

Il sesso del cigno

– “Papi… ti ricordi il cigno nero che non sapevamo se era un maschio o una femmina e non sapevamo che nome dargli? Adesso ci ho pensato come possiamo fare a capirlo e poi lo chiamiamo Nerina. Oppure Nerone”.

– “Sì ma non ho capito come fai a capire se è maschio o femmina”.

– “Papi è facilissimo: dalle ciglia!”

Sindrome di Peter Pan: come riconoscerli?

Con Alice (anni 7) in queste ultime settimane ci siamo fatti ogni venerdì sera una sana overdose di Peter Pan. I cartoni Disney e non solo. Anche Hook e l’altro film. Più tutto un Edoardo Bennato d’annata

– “papi… ma ai grandi che hanno la malattia di Peter Pan, quella che restano bambini, gli rimane da bambino anche la voce?”

Cinestesia: La caduta della casa Usher

Martedì prossimo nuovo appuntamento con Cinestesia a Spaziomusica

Sul palco buio con noi salirà Mr Roberto Aglieri, un signore che soffia dentro un sacco di tubi diversi.

A dire il vero è un po’ di anni che soffia. Io me lo ricordo che ero un pischello ero, e ascoltavo i suoi dischi di una cosa che non era più free jazz e non era più newage ma non era ancora etnomusica, li ascoltavo e dicevo minchia, dicevo.

L’azienda 2.0 e lo scoop dello spione al parco

Io non stavo spiando no. Ero lì che mi facevo gli affari miei ma poi questi due signori, sulla panchina del parco Solari, hanno iniziato a parlare di un’azienda che “si apriva realmente alle istanze dei consumatori” e lì ho dovuto drizzare le antenne. Il discorso c’entrava col web e quindi la parola più ricorrente era – as usual – duepuntozzero. La novità è che stavolta non veniva pronunciata ad minchiam. Quando dicevano il nome dell’azienda, però, quei due abbassavano la voce.
La mia curiosità cresceva, le mie orecchie erano due antenne in pura fibrilla. Ma la mia presenza non li insospettiva abbastanza. In fondo ero solo uno che si leggeva la gazzetta dello sport in pausa pranzo, chemmenefregava a me delle strategie web di una grande azienda italiana. Infatti, appunto, chemmenefrega. Però bloggo, dunque eccoti servito lo scoop.
Stammi a sentire perché sta per accadere: Read More

Quantestorie, Quantimondi, Quantibimbi (me compreso)

Premesso che io domani salgo a Milano a curiosare tra i carri e il Carnevale Ambrosiano (e accetto consigli su dove come quando), ci sono non poche iniziative in queste settimane nell’ambito infanzia, lettura, teatro a cui mi piacerebbe partecipare, pascolando ivi la prole.

A Parma fino all’8 marzo c’è il Festival Minimondi, letteratura e illustrazione per ragazzi.

A Vigevano fino al 6 marzo Il piacere di leggere.

A Milano la prossima settimana Quantestorie (anche qui su FB). E qui un salto si fa perché casca dietro l’ufficio.

A Milano alla Triennale fino al 31 marzo il Museo delle storie.

Sempre a Milano, la mostra dedicata al Corriere dei Piccoli.

Invece stasera alle 21 per partecipare a La notte dei racconti, promossa da Reggio narra, non occorre muoversi da casa: basta scegliersi una mini platea di ascoltatori e una storia da raccontare.
E sono entrambe cose che ho felicemente sottomano.

Il Circo Zimmerman torna al Nidaba

Per l’occasione, faccio debuttare il mio ultimo acquisto: una melodica verde a 37 tasti in cui soffierò non senza entusiasmo. Se vi piaciono il blues, il folk, i posti piccoli e accoglienti e una birretta in compagnia allora questo fa per voi.

Se poi per caso vi piace pure Bob Dylan beh chevvelodicoaffà?

Qui e qui trovate i vecchi post con qualche altra info e qualcosina da ascoltare.

Poesia dorsale – Fosbury poetry

La poesia in fondo è un modo diverso di raccontare le cose. Trasfigurando, simboleggiando, ecceterando. A volte solo cambiando la prospettiva. Esempio: piglia i libri che hai in casa e fai una, dieci, cento poesie accoppiando i titoli sul dorso e leggendo in sequenza quelli e solo quelli. Poesia dorsale l’hanno chiamata, appunto, queli che l’hanno inventata. Anche se, a essere pignoli, su chi l’ha inventata per primo qualche dubbio c’è.

Il gioco è divertente e potrebbe dare dipendenza. Se lo fate, che so, un dopo cena con gli amici, ebbene potete star certi che quella sera non finirete a letto da soli. Ci finirete con un libro, appunto. Quello che non trovavate più ma toh,  ve lo siete ritrovato in mano giocando e mai avevate fatto caso al suo dorso di quel colore e forse è un segnale: ora di (ri)leggerlo.

Se poi siete ganzi con le foto, tipo Silvio Belloni, allora le vostre poesie possono diventare anche arte figurativa.

Io ci ho giocato a Torino, mesi fa, alla Fiera del libro. C’erano un centinaio di libri sparsi e gente tipo me che se li contendeva pacificamente per poi impilarli e accoppiarli. Io da Torino sono tornato con la foto qui sotto, della mia operetta improvvisa e con l’idea di fare questo post.

Evidentemente non era urgente no?