Storie della storia del mondo
Non mi ricordo più chi ultimamente mi chiedeva lumi su adattamenti per l’infanzia di storie mitologiche. O forse ero io che me lo chiedevo?
Questo libro, Storie della storia del mondo di Laura Orvieto l’ho scoperto per caso e comprato ad Alice il giorno in cui è nata Viola. Lo segnalo oggi dato che mi capita sempre più spesso di scoprire genitori che presto o tardi – prima o dopo Perrault, Grimm, Calvino – arrivano (tornano) al buon vecchio Omero.
Apprendo che Laura Orvieto ne ha scritti parecchi altri.
Anche se in italiano nessuno le ha ancora dedicato una voce su Wikipedia
Dottoressa Patrizia Zambon, direi che l’onore tocca a lei.
Pezzo da museo
Uscendo dal museo Leonardo da Vinci ero indeciso su quale fosse stata l’esperienza più significativa.
– Tornare con prole seienne in un luogo ove il mio babbo mi portava 30 e rotti anni fa.
– Scoprire che il museo non è proprio così vicino a dove lavoro e che era il caso di fidarsi più dell’ufficiale dove-siamo del sito web che del mio so-una-stradina-io.
– Visitare il sottomarino (mi raccomando: non il sommergibile) Enrico Toti, e scoprire che ha la mia età.
– Scoprire in bella mostra nelle teche dedicate a storia della musica e audio un deck tape TEAC del 1980 (tipo questa), che allora si chiamava “la piastra”, che fu il primo pezzo del mio stereo.
Weary blues from waitin’
Per risollevare il livello dopo il tormentone di ieri, vi regalo questo vecchio blues, Weary blues from waitin’, portato al successo da Hank Williams.
Qui lo canta Madeleine Peyroux. Che sembra Billie Holiday rediviva.
Oggi piove, ma buon weekend.
Weary blues from waitin’,
Lord, I’ve been waitin’ so long.
These blues have got me cryin’,
Oh, sweet Daddy, please come home.
The snow falls ‘round my window
But it can’t chill my heart.
God knows it died the day you left,
My dream world fell apart.
Weary blues from waitin’,
Lord, I’ve been waitin’ so long.
These blues have got me cryin’,
Oh, sweet Daddy, please come home.
Through tears I watch young lovers
As they go strolling by.
Oh, all the things that might have been,
God forgive me if I cry.
Am trukin cori corum core ukken
Mentre sparecchiavo, ho visto la luce. Colto da improvvisa proustiana madeleine ho chiesto a Lady Burp:
– Ti ricordi quella canzone? Quella che faceva “Am trukin cori corum core ukken”?? L’avevo su una cassetta fatta dallo zio Rosario con la scritta in dymo e la scritta era… era… era… Rockollection!!
L’ho trovato su youtube e lo sto cantando da un’ora. Fottendomene dello scioglilingua del testo originale e recuperando, direttamente dall’unico neurone che si è riacceso sparecchiando, esattamente il suono che capivo e cantavo allora: Am trukin cori corum core ukken, in luogo di Un truc qui m’colle encore au coeur et au corps.
E di fronte a Laurent Voulzy, questo ricciolino inguardabile con gli incisivi in libertà, di fronte all’idea che nel ’77 proprio attraverso questo tormentone entrarono nella mia testa i primi germi del R&R, di fronte a tutto questo io dimentico il velo pietroso e il nano, dimentico il mutuo e il mal di schiena, dimentico per mezzora tutto e ballo da solo sul balcone, nudo ed unto d’olio.
Ben 25′, in cui le canzoni “citate” coprono un altro ventennio di storia del rock.
Velo pietroso
Come si fa a far finta di nulla oggi? Stamattina pensavo che l’importante è la governabilità. Che non avranno più scuse e pesi, lavoreranno, mica possono fare il male del paese no? Possono fare peggio di quanto fecero? E di quanto fece il centrosinistra?
Poi ho visto mia madre di umore avvelenato – lei che per una vita ha votato il PRI – che guardando Alice ha detto qualcosa sulla futura riforma della scuola. Poi ho visto la faccia di Calderoli. E qualche prima pagina dei giornali. E tante facce dall’umore pesto in metro. Poi ho mandato un sms a Manu, per dirle “grazie di tutto, teniamo duro!” Poi penso a questa rivoluzione improvvisa di pochi partiti. E non riesco a considerarla una brutta notizia. Poi ho pensato all’estinzione (parlamentare) della sinistra. E non riesco a immaginarmi le facce dei tanti non-ex comunisti che conosco. Poi il lavoro è calato come un velo pietroso sulla mia giornata e sui miei pensieri. E forse meglio così.
Blog musicali dal Master del Sole24ore
Dopo la mia breve lezione al Master del Sole24, i ragazzi, divisi in gruppi, hanno messo in piedi 12 blog musicali dedicati a un’artista. Poi tra un mese decidiamo chi è stato più bravo. Qualcuno si sta impegnando di più, io li linko tutti. Voi che ne dite?
Vasco Rossi
http://alroxybar.blogspot.com/
Ben Harper
http://benharperworld.blogspot
Gianna Nannini
http://blogbaccano.blogspot
Jennifer Lopez
http://jennyfromtheback
Baustelle
http://baustelleamen.blogspot
Britney Spears
http://loveornotlovebritney
Mika
http://mikaforfree.blogspot.com
Vinicio Capossela
http://vinicioilredellacantina
Elio
http://spalmaneletrecugggine
Loredana Bertè
http://amicinonneho.blogspot
Pooh
http://poohloverdilana.blogspot
Gigi d’Alessio
http://ogigginiro.blogspot.com
Azur e Asmar
L’abbiamo rivisto al cinema e ce ne siamo di nuovo innamorati.
Nel film di Ocelot, quello dei due Kiriku per intenderci, per me tutto è capolavoro. La storia, i disegni, i silenzi, la musica, le due lingue dei bambini che si incrociano e si sovrappongono, senza bisogno di sottotitoli.
Qui potete dare un’occhiata e ascoltare la canzone di Souad Massi.
CINESTESIA – La danza dei panini
Questo è un estratto dalla nostra sonorizzazione di The Gold Rush, di Chaplin.
Quando li metto su youtube, abbondo in tag, ita-engl ma comunque mi chiedo: si coglie che CINESTESIA è un progetto completamente live di improvvisazione senza rete sui film? Lo so che voi lo sapete, lo so. Ma quelli che ci capitano per caso?
Elezioni – Senza più l’albero. Ferme le radici.
Mi metto a raccontare ad Alice che domenica ci sono le elezioni e cerco di spiegarle un po’ di cose.
Poi ho il deja vu e la conferma che questa cosa sia già accaduta, esattamente due anni or sono.
Che anche a questo evidentemente mi servirà il blog, diventando vecchio. A tener traccia di quanto accaduto.
Ovviamente quando le ricordo la mia croce sull’albero, il suo neurone riallaccia tutto magistralmente: “Sì sì papi, mi ricordo, allora anche quest’anno scegli l’albero?”
– Sì… cioè no… perché ahem… vedi non c’è più quell’albero, è diventato un’altra cosa.
– Sì? E che cosa?
(cristosanto possibile che non so cosa c’è disegnato sul simbolo che voterò? mica posso dirle che ci sono due lettere. Controllo online, poi rispondo.)
– Ci sono lettere e parole coi colori della bandiera italiana e lì in mezzo al posto dell’albero ci sono (sic) delle foglioline piccine.
– Piccine? Strano. Però magari è l’albero di prima che è diventato disegnato più piccolo…
– …
– Ma magari se non c’è più quell’albero lì allora papi possiamo mettere la croce su qualche altro disegno ce ne sarà uno di un colore che mi piace cioè-tipo-peresempio il rosa?
– …
– Mammaaa, il papi piange di nuovo.
Moriremo democristiani. Mi porto avanti.
Se mi avreste detto che nello stesso giorno a distanza di pochi minuti avrei letto passi della bibbia a mia figlia e ascoltato l’ultimo disco dei Pooh, vi avrei mandati a cagare. Il bello è che mi sono divertito.