Memo prox post (chissà forse vedranno la luce)
Cioè scusa, tipo, ehi dico a te, non trovi che sia sacrilego avere un blog così fico (!?!) e non trovare il tempo di scriverci? No mio caro qui non ti serve l’analista solo un po’ di metodo.
Potresti cominciare per esempio postando qui la lista dei post in gestazione (ah, Lady Burp sta benissimo grazie). Sì lo so che è un trucco che hai già usato, ma funziona no? Ok se lo dici tu, vabbè buona idea.
– Un contest creativo che io vorrei ma non posso
– Le prossime date dell’ensemble zappiano
– Le cose strane che succedono col blog (chi mi legge, chi commenta e perché e le cose che si scoprono)
– Che ci frega delle classifiche dei blog ora che siamo retrocessi dal 700 e rotti al 4.000 e rotti?
– Il podcast di Pandora
– Un amico ha scritto un libro? Lo dico ad Anobii
– I laboratori per bimbi della Paternicò Prini e di In Scena Veritas
– I podcast di fiabe scoperti nelle teche Rai
– La preparazione della Potemikin
– Il post di esodo avvenuto
– L’orto digitale e la pecora adottata
– La canzone portoghese che mi fa piangere
– L’identità di Vipera
Sette post al prezzo di uno
– Ho conosciuto uno che ha chiacchierato con Nicole Kidman.
– In occasione di Cinestesia ho esordito nello sfruttamente del lavoro minorile, assumendo la creatura per il volantinaggio in p.zza Vittoria. A parte i primi due passanti che hanno pensato chiedessimo l’elemosina è andata molto bene.
– Cinestesia è andata molto bene. Superato l’imbarazzo di una pasta aglio & olio senza l’aglio, abbiamo suonato vergini su un film praticamente non visto, muniti di sole scalette scarabocchiate con grossi pennarelli e portate con noi sul palco. Le abbiamo seguite fedelmente fino a che non si è spenta la luce. Sui titoli di testa.
– Sono andato a fare il mio dovere di cittadino che un po’ ci crede ancora e ho avuto il piacere di poter votare (indirettamente) per un’amica, che avevo già votato una cifra di anni fa al liceo. Dice che lei non ce l’ha fatta ma è contenta del risultato complessivo.
– Ho deciso che per riconquista musicalmente mia figlia devo scendere a compromessi. Se lei non sale da Zappa e Monk, allora sarò io a scendere alle Winx. Il buon Lofa, collega babbo & abile smanettone, mi ha dato alcune dritte su come ingabbiare l’audio da youtube. Ma per ora la creatura gode del cd che le ho accattato ieri. Tra parentesi: la sigla delle Winx è seriamente una figata e non ha nulla da invidiare a un pezzo di Laura Pausini, non so se mi spiego.
– Organizzare un convegno che mescoli Second Life e Real Life, con avatar “microfonati” che dialogano in ogni life, dentro e fuori un auditorium, interagendo tra loro e con il pubblico, è un impresa che merita rispetto. Se la vita e il senso di questi territori crescerà sarà anche grazie al lavoro e al neurone di chi si è interrogato sulle loro dinamiche. Qui troverete man mano i contenuti del convegno. Al prof. Rossetti, in un commento lì da lui, ho predetto un futuro livingstoniano.
– Grazie all’amica di cui sopra, sto seguendo l’evolversi stupefatto della vita di una studentessa fuori sede a Pavia. A noi pavesi il suo sguardo restituisce una città diversa. Sicuri che è la nostra? Ciò detto, una volta chiarito quale pratica erotica sia il “bacio del calzolaio”, ci concentreremo sulla ricerca dell’identità della Vipera.
“Questo blog non è in vendita.
Il suo titolare, invece sì. Si vende molto volentieri. (omissis)”.
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Il cartello che compariva in alto a sinistra sul vecchio burp.splinder qui non ha ancora trovato spazio. Però aveva una sua fondata ragione di essere. E la mantiene.
Mi è tornato in mente perché proprio in questi giorni Maestrina Mafe e Suzuki sono tornati sull’argomento. Spiegando in dettaglio il perchè e il percome quali confini si pone uno che fa questi mestieri e blogga pure. Tramezzino compreso. Ma patti chiari.
Difficile non essere d’accordo al 110%.
Difficile anche non ridere amarognolo sui virgolettati aziendali di Suzuki.
Le leggi della Second Life
Allora: ci sono una psicoterapeuta, un comunicatore, un imprenditore, un informatico e un filosofo intorno a un tavolo a parlare di Second Life.
Ma ci sono anche sul video i loro avatar, stavolta dentro Second Life, a parlare della loro first life.
(Apro posito, apro parentesi : la first life di un avatar è quella reale o virtuale? Naque pria l’ovo o il pollame? Chi si è fregato le mezze stagioni? Perché la fetta biscottata cade sempre dal lato imburrato? Perché se apri la valvola dei dubbi filosofici ti esce un gregge di cazzate? Chiudo posito, chiudo parentesi).
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Insomma qui a Milano venerdì 12 all’Università Bicocca, c’è questo convegno: Le leggi della Seconda Vita.
Io ci vado a curiosare. Se ci passate fatemi sapere che ci vediamo là.
Sul blog del professor Rossetti e in particolare qui, trovate tutte le info necessarie e quelle superflue.
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(Apro v. sopra. Fino a prima dell’estate quando Second Life era dappertutto, a ogni convegno o evento sulla comunicazione SL faceva la parte della killer conversation. Appena si arrivava sul tema SL, nessuno riusciva più a ritornare a qualunque altro argomento.
E ora? Ora che SL è sparita dall’agenda delle cose trendy da mettere in pagina? Chiudo, idem).
Cinestesia: Il Dottor Mabuse
Forti di un box su TuttoMilano, dell’attenzione di Cineblog, Coscablog, Lucy, Matteo (che ringraziamo, insieme con CelticStudio che ci era sfuggito l’anno scorso), nell’attesa di viaggiare nel triveneto al festival che ci ha invitati (ma io di certo quel giorno sarò in sala parto), dotati di nuovo bravo presentatore cinefilo, in attesa di ospiti illustri, determinati a iniziare alle 22.15 per terminare a un’ora decente, ansiosi noi musici di preparare il film con un aglio&olio e due bocce di vino, pronti a rintanarci dietro lo schermo e accendere il fuoco sotto il maelstrom ribollente del suono, consapevoli di quanto può rompere le balle l’abuso sconsiderato di proposizioni subordinate nell’apnea che precede l’orgasmo della legittima proposizione principale, noi di bluEsForCe e di Spaziomusica vi aspettiamo domani sera per Il Dottor Mabuse.
Il soffitt tu mi spork
Era tutto in ordine. La creatura dalla nonna e noi al cinema con Homer e famiglia. Poi ho guardato la creatura nel suo metro abbondante e nei suoi cinque abbondanti anni. Lei ha fatto gli occhioni, ha sbattuto le ciglia. E io ho deciso che aveva l’età. Che ne dice il MOIGE non lo so. So che i Simpson in tv non mi è mai parso il caso. Forse temo che mi butti il portafogli nel cesso. Il film è bellissimo, tutto quanto.
Ci siamo divertiti e siamo usciti canticchiando Spider Pork.
Qui il video.
Police a Torino, appunti (e applausi) sparsi
Lo stadio delle Alpi non c’è un vigliacco di segnale che lo segnali arrivando dalla PC-TO, non uno, porcocazzo.
Solo svariate ore dopo il concerto ho capito cosa si vedeva fronte palco. Grazie a tutti quelli che hanno postato foto su Flickr.
Da dove ero io (in alto a destra accanto al palco) li ho visti di profilo. Il suono era compatto ma c’era poco basso.
In piccionaia è strano. Un po’ di invidia per tutti quelli come Kristalla che stavano giù in basso e hanno saltato tutto il tempo.
Non capita tanto spesso un concerto in cui conosci tutti i pezzi e in cui ti piacciono tutti i pezzi.
Dalla scaletta rimane fuori di imprescindibile solo Bring on the night. Che ovviamente non vale Walking on your footsteps…
Questi Police suonare, suonano, poche storie. Uno canta e pompa, l’altro picchia secco e il vecchio Andy, classe ’42 ci sta dentro, conscio che suonare la chitarra è un’altra cosa ma lui in fondo ha un’anima color punk.
I pezzi sono scarni, rumorosi, sporchi. Ma è giusto così. Pochissime sequenze ritmiche, giusto dove indispensabili. Sting si accomoda sulle tonalità – So lonely scende di una quarta giusta – e francamente fa solo bene. Comunque la voce c’è, c’è tutto insomma. Suo figlio ce l’ha uguale, la voce. Almeno sentendolo da fuor dallo stadio, affannati, chiedendosi se per caso hanno già cominciato?
Uno stadio pieno è bello. L’ultima volta che ero stato in uno stadio pieno c’era (anche) Baglioni, proprio a Torino. Ma io ero troppo lontano per tirare le monetine.
Spigolache?
In basso a destra compare il box Spigolature. Siccome non tutti quelli che passano di qui sono sgamati smanettobloghici, mi par giusto spenderci due righe.
Quasi tutti i blog li leggo con Google Reader, il quale ha un’opzione per condividere (o via mail o sul proprio blog) i contenuti altrui.
In pratica io ogni volta che trovo un post particolarmente interessante o divertente o comunque significativo, lo invio in automatico al box Spigolature che compare qui sotto. E voi che passate di qui, ne vedete il titolo e l’autore e poi sapete che in qualche modo ve lo segnalo io. Naturalmente questo è un altro ottimo modo di perdere lettori, segnalando loro cose le assai più interessanti scritte altrove. Ma la condivisione è cosa buona e giusta di questi tempi e da queste parti. E senza condivisione non si va da nessuna parte.
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L’altro giorno riflettendo sul titolo da dare a questo box ho chiesto a Barnaba e Miro, tra un Barolo e un tajarin di Langa, chi fosse l’autore di Spigolature, confidando nel mio ricordo che si trattasse di raccolta di un poeta italiano del Novecento. Trattavasi invece di immortale rubrica della Settimana enigmistica (e del sito di Luisa Carrada).
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UPDATE: mi correggo, sfido io che Spigolature mi sembrava poco originale: lo usa già Gianluca già. Già. Domani lo cambio.
A Torino! A Torino!
– Perché il primo ellepì che acquistai al Carrefour di Montebello nel lontano 1980 si chiamava Reggatta de Blanc.
– Perché il primo spartito (non di musica classica) che acquistai alle Messaggerie Musicali era roba loro.
– Perché la prima volta che feci le prove con un vero gruppo, a Motta Visconti nel 1983, suonammo anche So Lonely. (E grande fu la mia sorpresa quando realizzai che il cantante “arrivava al do!”.)
– Perché una volta uscito dalla gavetta, una manciata di loro canzoni si iscrissero, fulgide pietre miliari, nel repertorio 1987-1999 del Mod 740 (di cui ora sarebbe lungo narrare), per non dire della breve stagione dei Silicone ’85-’85, in cui persi la mia verginità pianistica ottenendo in cambio l’accesso ai tre canonici tunnel (sex, drugs & R&R), un paio dei quali frequento tuttora, con alterni risultati.
– Perché non li ho mai visti dal vivo.
– Perché le ultime volte che ho ascoltato Sting, sinceramente mi sono anche un po’ rotto le balle.
– Per altri dieci buoni motivi che mi verranno in mente più tardi.
…
– E infine, perché fratel Teo mi ha regalato il biglietto.