Circondato…
Circondato
Comincia ad accadere sempre più spesso. Di sentirmi accerchiato da amici e persone che, nel tempo e con le energie che hanno, trovano spazio anche per un impegno. C’è quello che ha trovato la quadra tra il lavoro che gli piace e il sentirsi utile alla società (non questa società, la prossima tutta da costruire), quello che dopo anni di disimpegno si riscopre cittadino e si infila in tutte le battaglie dal basso, quello che si apre il blog social e scrive ai politici, c’è quello che fa volontariato, c’è quella che trova il tempo per due lavori e un adrenalinico coinvolgimento politico. Non metto i link, non ora che sono di fretta, ma voi citati vi siete risconosciuti e voi passanti avete capito il senso.
Io non faccio una beata mazza. Trovo a malapena il tempo di seguire le mie cose. Che sono parecchie, ma sono mie e basta. Quindi comincio a sentirmi accerchiato e a volte tirato garbatamente per la giacca. Vieni? ti va? Andiamo? Facciamo? Normalmente me la cavo con un "no grazie, ho già dato", millantando un passato impegno da attivista, che in realtà la vulgata popolare mi ha cucito addosso, ma che non è mai stato nulla di gravoso se non avere le mie idee e manifestarle.
Così quando Max mi dice: Muoviti, dai, non vuoi che tua figlia veda un mondo un po’ più verde?
Gli ho risposto: Certo, gli dirò che è anche merito di quelli come te.
Ma per ora me sto nel guscio, faccio la mia cosa nella casa e via.
O è solo che sono ancora incazzato perché l’unica volta che avete occupato l’università (mi fa impressione dire l’anno, non lo scrivo, era quello della pantera e delle notti magiche), io stavo in Spagna e voi ve la siete goduta e io non c’ero.
I have a dream…
I have a dream
Ho sognato.
Ho sognato che io te e altri tre o quattro (un musico, un fotografo, un regista, un fonico, un copy, uno sceneggiatore, in ordine sparso e di generi misti m-f) sceglievamo di dedicare un giorno alla settimana a pensare a delle cose da realizzare insieme.
E un altro a realizzarle per davvero.
Scrivevamo e giravamo la nostra sitcom minimale e la mettevamo tutte le settimane su youtube, ci inventavamo parodie di format tv o di spot, componevamo tutti i giorni un brano hip-hop sempre diverso leggendo in rima i giornali del mattino, musicavamo foto, fotografavamo canzoni, chiamavamo i nostri amici più rappresentativi (la portinaia saggia, il sessantenne figlio dei fiori, il professore ex galeotto e via così) e gli facevamo delle interviste che poi diventavano programmi in podcast, gli campionavamo le voci e le usavamo per le musiche, scrivevamo articoli, blog, fanzine, lettere d’amore, disegni, scarabocchi, sculture di caccole, mostre di tazzine infrante e chi più ne aveva più ne tirava fuori.
Eravamo tutti spirti artistoidi, oh yeah, e rispetto al passato c’erano due fondamentali differenze.
1. che gli acidi non andavano più di moda. Salute risparmiata.
2. che c’era la rete. Visibilità assicurata.
Eravamo tutti strastufi di autoindulgenza. Che era difficile farsi notare, che le case editrici no e le agenzie di pubblicità nemmeno, no, grazie, a meno che non stai nella manica di qualcuno. Ora non avevamo più scuse e lo sapevamo. La rete ci dava l’opportunità di creare, offrire, condividere. Con l’universo mondo.
Eravamo creativi, visibili, felici.
Poi un giorno arriva un tipo col sigaro e facendo un gesto ampio con la mano dice una roba tipo: Au macc fo dis creatifattori? Ai uonna bai io stattap!
Io mi giro, non vedo nulla e penso cazzo dice questo, non c’è una creative factory, non c’è una start-up, ci sono cinque o sei persone che si piacciono e producono e realizzano idee.
Ma poi ci capiamo e lui ci sgrana un signor assegno a patto di lavorare per lui.
Ho sognato che eravamo felici ancora per un po’. Ma poi litigavamo brutto brutto e stavamo per dividerci.
Allora, non potendo sopportare di perdervi, io ho preso con una mano il gruzzolo e con l’altra il fucile a pompa. Addio ragazzi.
Quaggiù nel paese dei tropici, sì dove il sole è più sole che là, ci sono davvero troppe zanzare.
E non si trova il salame di Varzi.
Per il resto, non mi lamento.
Viralizziamo? Sì, però….
Viralizziamo? Sì, però.
Si sa, viral è un’espressione che tira un casino. In questi youtempi e mybiz, viralizzare, l’osceno verbo derivato, sembra diventata un’ossessione.
Tanto che le agenzie si sentono chiedere dalle aziende “ehi ciao, mi viralizzi questo spot?”
…
Ma santapazienza, caro il mio account, ma tua sorella ti viralizzo! Te l’ho già spiegato come gira no? Non basta prendere lo spot bellino bellino che ti sei fatto fare per la tv e spararlo su youtube. No non basta.
Altro mezzo, altro linguaggio, altre dinamiche.
Di cattivi esempi non te ne do. Te ne do uno buono.
Brico e Ninja marketing hanno affiancato allo spot per la tv uno per youtube. E per presentarsi su quel mezzo lì, hanno scelto uno dei suoi linguaggi (l’imitazione) per generare una delle sue dinamiche più golosamente inseguite (il buzz). Orsù non mi fare quella faccia tu: il buzz è il passaparola.
Hanno scelto il filmato stravisto di un pazzoide che suona in stop motion. E l’hanno imitato rendendo protagonista il prodotto. Un bel tagging e poi via: chi cerca il suo trova anche il mio. E track, così mi aggancio a una conversazione e magari ne stimolo un’altra. Qualuno mi imiterà? Funzionerà? Beh, mio caro, intanto se ne parla.
Poi può piacere e non piacere. A me per esempio piace più l’idea in sé che lo spot. E la cosa che mi convince meno, poi, non c’entra molto con lo spot, gli amigos Ninja già lo sanno, beh quella gliel’ho scritta nei commenti.
Ok, e quato è quanto.
Hai capito, caro il mio account, sì?
Bene, allora dammi il numero di tua sorella.
In 3no…
In 3no
Ultimamente non ho fortuna con le ferrovie. Ieri un’ora e mezza per fare Milano-Pavia verso le 21.30.
Che poi la giornata mi era stata così nevrotica che per staccare del tutto, essendo vacanziariamente single – mi sono organizzato una golosissima serata teen: cena da Mcd e subito a ruota cinema con Harry Potter. Tutto rigorosamente da solo, in perfetta assonanza col concetto di saga.
Oggi il viaggio da Milano a Bordighera è stato sì ritardato di 100 e passa minuti per uno stupido incendio zona Tortona, con sosta di un’ora a Voghera, senza condizionata, viaggiatori idrofobi, controllore linciato, le solite cose insomma, bazzecole, ma soprattutto è stato funestato da questo stronzo incravattato qui davanti che sono 4 ore che parla al telefono ad alta voce degli stracazzi suoi, di titoli e azioni, in particolare.
Scendi, merdaccia ti prego.
Ecco è sceso.
Mucho Lansdale…
Mucho Lansdale
E così, perso un treno sono entrato in libreria. Buona idea la libreria in una stazione.
E ne sono uscito con Mucho Mojo, finalmente rieditato in Italia e un librozzo illustrato x bimbi sulla mitologia.
Ne ho testato la bambinabilità leggendo brevemente di Teseo. Perfetto. Non si accenava alla su’ mamma (maiala) del Minotaruro che s’infila nella vacca di legno per farsi "amare" dal toro di cui, causa incantesimo dall’Olimpo sul suo sposo, lei si è invaghita.
Leggendo alla creatura questa storia da altro libro, ero dedito all’arte dell’edulcoro e del raggiro. Ah poi in questo nuovo c’è anche Romolo che uccide Remo. Sangue. Addio a quella mia storiella più giocosa del "facciamo la gara chi arriva primo dà il nome alla città" .
Già che si parla di libri, Anobii.
Mi piacerebbe tenere in ordino lo scaffale, trovare le edizioni di cui non compare la copertina, scrivere nuovi commenti, incrociare preferenze e persone, rispondere alle decine di gruppi di discussione, entrare, partecipare.
Però intendiamoci: o faccioo quello o leggo un libro.
E quando sto in Texas, con Hap e Leonard, lo sapete che non ci sono per nessuno.
Video zappiani online…
Video zappiani online
Il buon Mariano ha postato alcuni video dal concerto dei "Contenuti Speciali" dello scorso maggio. Ci sono anche le stecche, perché noi si è gente sincera.
Io sono quello qui in basso a sinistra, nel buio
…
ehi dico qui,
sì qui
nel buio
…
ecco bravo sì, quello con in testa uno stupido cappelluccio.
Buon ascolto.
Qui doveva esserci il titolo di un post…
Qui doveva esserci il titolo di un post
Qui doveva esserci il post.
Ma splinder se l’è mangiato.
Libri, bimbi, il minotauro e i cowboys, le solite quattro cazzate mie, non vi angosciate.
Che gli vada di traverso, lui e la su’ mamma maiala dentro una vacca di legno in attesa del toro, ecco.
Hai presente quanto ti senti cretino a riscrivere di nuovo per bene quello che hai appena finito di scrivere?
ok, buonappetito.
Quattro e mezzo!…
Quattro e mezzo!
Prima di tutto, la creatura ha chiesto perché, se interrogata, avrebbe dovuto dire una bugia.
Poi, dopo che le è stato spiegato ha eseguito. E senza la faccia da “uhhh sto mentendo” che sfoggia quando giocca alla Pepa Tencia.
La causa era ottima: risparmiare due lirette alle Terme di Pigna,
posto bello, dicono loro che mi scrivono da là, e assai caro, lo so per certo. Infatti ci vanno solo quando io non ci sono al mare.
Che io sono notoriamente contrario a tali lussi babilonesi.
Comunque, in sostanza: ha imparato ad abbassarsi gli anni, ecco tutto.
Il conduttore generato dagli utenti…
Il conduttore generato dagli utenti
Fa una certa impressione ascoltare altre inedite voci sullo sfondo ormai familiare di Dispenser su cui stazionava da sette anni il buon Matteo Bordone (che l’anno prossimo vestirà la maglia di Condor, con Luca Sofri).
Orfana di Matteo, la redazione ha lanciato un audiocasting online. Gli ascoltatori hanno risposto confezionando l’intro di un servizio. Tra loro (immagino tra loro, no?) ma non necessariamente tra quelli in onda nel podcast apposito, Dispenser provini, sarà scelto (dall’alto, non dal basso, ok, ma è corretto così) il nuovo conduttore.
L’iniziativa è lodevole, lodevolissima, di una radio che si “apre” sempre più. Le voci sono belle: alcune fresche, alcune imitano il modello, altre hanno inflessioni inedite, tic nuovi, pronunce irregolari ma chissà forse un giorno familiari.
Ah, io ci avevo fatto un pensierino ma poi non ho mandato il mio pezzo. E ora sinceramente un po’ me ne dispiaccio.
Bravi alla redazione, vinca il migliore. Lunga vita a Dispenser.
Movin’ to Montana soon (Yippy-Ty-O-Ty-Ay)…
Movin’ to Montana soon (Yippy-Ty-O-Ty-Ay)
Informiamo il pubblico e in particolare gli zappiani all’ascolto che i Contenuti Speciali hanno iniziato il rimpolpamento del repertorio. Promosse in scaletta Montana, Son of Mr Green Genes e Titties & Beer.
Particolarmente notevole la prima, sia per la vicenda narrata (un ex cowboy deciso a coltivare filo interdentale), sia per lo special voce-marimba che mi vedrà costretto a pedinare la voce di brother teo sulle ripe scoscese di un impervio cantabile.
Che poi la marimba andrebbe suonata da un marimbero, no?