Tishamingo on my mind…
Tishamingo on my mind
Questi ragazzi io li ho intervistati ieri pomeriggio e li ho scoperti ieri notte. E mi hanno convinto.
Loro vengono dalla Georgia, hanno una trentina d’anni scarsi, hanno chitarre precise e taglienti, hanno una ritmica che fila come un treno, hanno voci roche e pulite, intonate alle facce di ragazzi del new southern rock. E hanno una manciata di nuove canzoni che ieri sera mi hanno fatto vibrare tutto il vibrabile.
Il loro ultimo lavoro si chiama The point ci trovate molta energia, compattezza, un gran sound e molte buone idee.
Loro si chiamano Cameron, Jeff, Chuck, Richard, vedi alla voce Tishamingo.
Oggi vanno in SIcilia, beati loro, poi a Scandiano (RE) e a Viadana (MN).
Se vi capitano a tiro, diamine, non perdeteveli.
Comodo calendarionline a cura di MySpace…
Comodo calendarionline a cura di MySpace
Segnati i tuoi imperdibili appuntamenti, perdiamine!
Come dici? Uno Zappa alle 8 del mattino? Hai ragione.
Diciamo che ho messo apposta alcuni orari truffa proprio per vedere se eri attento.
Fuori piove che iddio la manda…
Fuori piove che iddio la manda
Ma tanto non si può uscire che la creatura ha la varicella ed è un mosaico di pallini e pustole. Sono contento per lei che in casa non ci siano troppo specchi. Le dico che mi ricorda la Pimpa ma in realtà sembra uscita dalla peste del seicento (tipo la piccola Cecilia manzoniana per intenderci, bellissima e orribilmente deturpata in viso).
Io, causa nuovo e inatteso cliente piovuto via blogosfera, esploro il mondo dell’occhialeria trendy. So ormai distinguere un tartaruga da un avana, un frontale da un tallone. Ogni volta che scrivo "vestire lo sguardo", però, ho un conato di nausea. Ma in questa fase di consolidamento, il cliente ha quasi sempre ragione. E noi mercenari sappiamo che per mutarne lo stile e la consapevolezza dell’uso della lingua occorre il sacrificio di alcune generazioni di mercenari della parola. Tali e quali a me.
E volentieri dunque offro al cliente il petto mio,
sacrificando lo bello stile alla manciata
di sesterzi che egli, ove felice,
mi allunga.
E domani sveglia all’alba e tutto il giorno a Pisa, tra vigne e porti, e si dorme colà e si rientra il martedì per prepararsi agli ultimi tre (3) giorni del vecchio ufficio, lacrime (altrui) e lettere di addio (mie) comprese.
È la tua giornata fortunata se …
È la tua giornata fortunata se
Sceso dal treno, immerso nei tuoi pensieri, blindato negli auricolari, hai percorso di buon passo tutto il binario 22, hai svoltato a sinistra e stai sulla scala mobile pronto a sbarcare sul marciapiede, quando alle tue spalle un qualche trambusto attira la tua attenzione e allora ti giri e là in cima c’è una ragazza che indica te e allora ti fermi e la aspetti e lei scende trascinando un valigione giù per la scala mobile e poi ti si avvicina e tu lo vedi che è affannata e forse ha persino corso, tanto che ha il fiatone quando alza una mano e ti dice:
– È tuo?
E in quella mano tu vedi un cellulare uguale al tuo, cioè un modello talmente obsoleto che difficilmente se ne vedono in giro, ma non può essere il tuo perché il tuo in quel momento se ne sta al sicuro nella tua tasc cazzo! cazzosanto!
– Sì è il mio.
Indossi lo sguardo dello stupore, della fessacchiotteria, della distrazione pentita, dello scampato pericolo, la guardi pervaso di gratitudine, prendi il telefono, la guardi e borbotti qualcosa sulla ricompensa, offrire un caffè, la provvidenza.
Ma lei è già sull’altra scala mobile che risale perché deve prendere un altro treno e tu allora urli:
– Sei un angelo! Non ti dimenticherò mai! Avrai per sempre un posto nelle mie preghiere!
Una volta le dicevo io, le preghiere, davvero.
Quantestorie? Quantebolle!
Proprio mentre stavo curiosando il programma del festival milanese Quantestorie per vedere se nel weekend si poteva portarci la creatura, proprio quando avevo finito di sbavare indeciso tra il laboratorio di disegno, le fiabe di Puimini, le filastrocche, la foresta dei libri, proprio allora mi telefonano dall’asilo perché Alice ha la varicella.
Tosto vado a recuperarla, lei e le sue rosse pustolette.
Stasera mercoledì 21 marzo…
Stasera mercoledì 21 marzo
Cinestesia: "Il fantasma dell’opera", di Rupert Julian (1925)
SpazioMusica, Pavia, ore 22.30
Un bastimento carico di podcast…
Un bastimento carico di podcast
(Potete anche non crederci ma stanotte alla una ero sul balcone, guardavo la neve che scendeva e mi chiedevo se fosse l’effetto dell’aspirina con la birra.)
Mhm non sarà facile scrivere di podcast musicali senza nominare Coverville dell’amico Brian Ibbott a cui sto mandando delle canzo… Cazzo, appunto, ecco: non ce l’ho fatta.
Ma qui ora vorrei dirvi di quelli che ho scoperto grazie a iTunes, ma che si possono ascoltare o scaricare anche dal web. Alcuni li conoscevo già, ma volentieri ve li risegnalo.
– Indie Eye podcast del preziosissimo Michele Faggi. Musica indipendente, interviste, intarsi sonori nello stile, a me graditissimo, dell’estinto (sob) L’Impostore podcast.
– Night Passage del romano Renato Biolcati. Il blog è in tre lingue, il podcast è in inglese. Il jazz è contemporaneo, piuttosto mainstream-easy listening, godibilissimo.
– World Music Profile del National Geographic. Pillole di pochi minuti con profili e interviste. In inglese.
– Afropop Worldwide, idem come sopra, settimanale, in inglese.
– Detroit Jazz Stage, episodi di un’ora e più, monografici, con brani e interviste.
– El Club de Jazz, trasmissione nata a Pamplona nel 2001, poi diffusa anche da alcune radio sudamericane. Jazz moderno e contemporaneo, anche e soprattutto in chiave latin, ovviamente. Parlato in castellano da voci spagnole e sudamericane.
– Piano Jazz, by Marian McPartland. E qui – scusate – ma io mi commuovo, perché di questa donna ascoltavo 20 anni fa il disco con Bill Evans. E ora me la ritrovo in podcast, questa signora pianista classe 1918, che alla soglia dei 90 anni conduce la sua trasmissione ospitando il meglio del jazz internazionale, pianisti e non solo. Si siedono al piano e chiacchierano. E suonano. Serve altro?
La voce di Marian è rugosa e meravigliosa. In una puntata del 1991 c’era Ray Charles, che anche quando parla sembra che canti.
Per questo stamattina in treno guardavo fuori nella pioggia, nascondendomi dietro al bavero della giacca.
Solo cose strette
La creatura è sul seggiolino della nuova bici, la sto fissando con le cinture ma sono strette.
– Eh papi è così stretto… sì ma non ti preoccupare. Lì vendono solo cose strette sai?
– Lì dove?
– Ma papi… lì dove abbiamo preso la bicicletta (da Decathlon, ndzb): erano strette le scarpe, stretto il costume, stretta la maglietta, stretta la cuffia… Anche della mamma eh!
– Davvero?
– Sì, davvero davverissimo.
Ci pensa su un attimo e poi aggiunge:
– Eh, mi sa che lì fanno bene le minigonne.
Zappiani e Ukulelisti su MySpace…
Zappiani e Ukulelisti su MySpace
E così probabilmente non è un caso che MySpace sia ormai lo standard per diffondere la propria musica via web e agganciarsi a mezzo mondo.
Io sono lì da un mese e oltre a ricevere graditissime mail complimentose di sconosciuti e non, mi è accaduto quanto segue.
Mi è bastato – credo – scrivere il nome di Zappa tra le fonti di ispirazione per vedermi amichevolmente linkato dai francesi Nasal Retentive, molto interessanti.
E poi mi è bastato vantare tra i progetti attivi un duo Kazoo + Ukulele per destare l’interesse di Papa’s Uke e dei suoi splendidi ukulele artigianali.
Ora, siccome mi secca spiegargli che il duo era solo una boutade, allora il duo lo facciamo per davvero.
Teka-P o Teka-P no n’de che gh’è da…
Teka-P o Teka-P no n’de che gh’è da andà stasera?
Ok ok io il dialetto non lo parlo bene. Loro invece lo cantano benissimo, il loro: il milanese.
Sono i Teka-P, Nuove suonerie milanesi. Li ho scoperti per caso e meritano molta attenzione.
Divertenti, coinvolgenti, creativi e pure bravi musicisti.
Che non è vero che chi fa folk deve per forza suonar male no?
Leggetevi questo articolo di Repubblica e poi venite a vederli stasera a SpazioMusica.
Ci si vede là.