blogosfera: classificheUn chilo d’aria meno…

blogosfera: classifiche
Un chilo d’aria meno sei litri di carne più un’ora di latte…
Del perché le classifiche dei Top blog della rete sono da prendere con le molle.
(Ah, ecco perché non sono ancora una blogstar, diamine…)

addi: George BestSimply the BestSe n’è…

addi: George Best
Simply the Best

Se n’è andato George Best, Pallone d’oro 1968, il quinto Beatles.
Un tipo genio e sregolatezza, un matto genio del calcio di altri tempi. Non ho fatto in tempo a vederlo giocare, ma un po’ ci mancherà.
Donnaiolo e gran bevitore, parlando della sua vita disse più o meno: "Ho investito un capitale in donne e drink. Il resto l’ho sperperato".
Ai suoi tempi, quando la parola rock aveva un senso, lui era un sacco rock.
Amen.

tv: sondaggi per cui vale la pena vivereLa…

tv: sondaggi per cui vale la pena vivere
La fine di questo e di quello

Ieri sera Bonolis, nel suo nuovo Il senso della vita ha mostrato e commentato la top ten della classifica delle 10 cose per cui vale la pena vivere pubblicata da Cuore nel 1993. Al di là dell’inedita apparizione in tv dell’espressione più comune con cui volgarmente di si riferisce ai genitali femminili (parola scritta grossa sotto "L’origine del mondo" ma detta solo con buffo acronimo), mi segnalano un dubbio più politico.

In quella classifica compare la voce "La fine di Andreotti". Ma non c’era da qualche parte anche "La fine di Berlusconi"? O quella voce nel 1992 era fuori dalla top ten? O comparve solo dopo, quando Cuore iniziò a uscire autonomo fuori dall’Unità? E in questo caso perché non è stata mostrata la classifica più recente? Ma quando ha chiuso Cuore? 1997? Ma era Bonolis che a Domenica In lanciò un sondaggio simile e vi furono molte risposte antiBerlusca e relative polemiche? Ebbene, comunque sia il sondaggio è riaperto da Bonolis stesso. Si vota sul sito della trasmissione.
Con Andreotti ci è andata malissimo: lui è tornato in sella alla faccia dell’età, deglia cciacchi e dei processi. E invece Cuore ha chiuso, sic. Magari stavolta va meglio.

UPDATE: mi par strano che Gianluca Neri di Macchianera, uno che a Cuore ci lavorava, non abbia ancora commentato l’apparizione tv dell’antica gloriosa classifica.

giochi in estinzioneMani-rigore-batto-io. E…

giochi in estinzione
Mani-rigore-batto-io. E vale pure di punta!
Compagnia Celestini coverI ragazzi non giocano più a calcio per strada. Triste ma vero. Lo scrisse benissimo, e con grande nostalgia, Michele Serra indagando le cause di questa estinzione.
Ora vedo (Repubblica di oggi, non online) che uno dei libri più belli di Stefano Benni diventa un cartoon di produzione francese, in onda da stamattina (perso!) su Rai2 e invia di esportazione in varie parti del mondo.

Ma il bello è che nel libro e nel cartone il gioco non è nemmeno il calcio. Il gioco è la pallastrada, l’anarchica e selvatica specialità che unisce milioni di bambini sotto ogni latitudine. Serve solo una palla da calciare, ma anche di stracci va bene, e delle gambe da far correre e sbucciare. E uno spazio aperto e non delimitato. Dopo il cartone poi, dicono stia nascendo un vero campionato mondiale di pallastrada, da disputarsi la prossima estate nelle banlieu parigine. Con la finale nel parcheggio dello Stade de France.

Da questo vecchio articolo di Loredana Lipperini (che vi consiglio), copio le splendide fondamentali (non)regole della pallastrada.

"Il campo di gioco può essere di qualsiasi fondo e materiale a eccezione dell’erba morbida, deve avere almeno una parte di ghiaia, almeno un ostacolo quale un albero o un macigno, una pendenza fino al venti per cento, almeno una pozzanghera fangosa. Le porte sono delimitate da due sassi, o barattoli, o indumenti e devono misurare sei passi del portiere. La traversa è immaginaria e corrisponde all’altezza a cui il portiere riesce a sputare. La palla deve essere stata rattoppata almeno tre volte, deve essere o molto più gonfia o molto meno gonfia del normale, e possedere un adeguato numero di protuberanze che rendano il rimbalzo infido."

Stefano Benni, La Compagnia dei celestini, Feltrinelli, 1992.

cinema: molto docu e poco fictionUna…

cinema: molto docu e poco fiction
Una vita da pinguino / a tenere in caldo un uovo

Vista La marcia dei pinguini con 4 bimbi 4 tra i 3 e gli 11 anni. Me lo aspettavo un po’ diverso.
Non è solo docu, o ovviamente non è film (altro che la Docufiction di Buono a sapersi, che fine ha fatto?) e non è l’Harry ti presento Sally dei pinguini (se ne parla anche qui).
Il doppiaggio del buon Fiorello è in bilico: da una parte c’è il copione (con qualche tentativo di poetica epica del pinguino), dall’altro la tentazione (però repressa) di doppiare davvero gli animali. Il risultato è vago, manca un po’ un registro principale. Così l’adulto che si aspettava una briosa commedia pennuta un po’ mi si annoia. Il bimbo (che non sa cosa si aspettava) se lo gode, ma per i suoi ritmi il film risulta lento e lungo. (Ma siccome non si butta via nulla poi a casa vai col gioco dei pinguini: rabbrividendo dal freddo ci si scambia un pallottino tra i piedi senza farlo cadere, sennò muore il pulcino dentro).
La fotografia è bella, paesaggi splendidi, pinguini buffi, sentimentali, spaventati, belli. La musica, infine, è in tema: agghiacciante.

Insomma: si esce comunque sollevati dalla consapevolezza che i pinguini fanno veramente una vita di merda. Noi umani invece eh, per fortuna possiamo andare al cinema.

Il gioco dei nomi indiani


Dopo il cartone del cavallo Spirit e una visita coi nonni al Ranch di Voghera, va da sé che nascano un sacco di curiosità in puro stile Far West.
E allora vai coi nomi indiani:le spieghi come sono fatti e perché e vai tranquillo che appena afferra il senso lei ti ribattezza tutta la famiglia.
In ordine sparso: Occhi di lago, Capelli di fuoco, Pancia pelosa, Bisonte vogherese, Capelli di nuvola, Capelli scambiati, Occhi di notte, Culo cantante.

E stasera mi sa che le racconto la storia di Balla coi lupi e Alzata con pugno…

dal paese delle meraviglie Raja o Sher…

dal paese delle meraviglie
Raja o Sher Khan?

Questo pensavo rientrando a casa dal supermercato reggendo a fatica il mio ultimo acquisto, tra bimbi che mi segnavano col dito e auto che mi dedicavano strombazzate improvvise.
Che poi una cosa di questo tipo arreda un po’ anche, o no?
Me la passo anche tenere mollemente sdraiata sul pianoforte… O lasciarla dormire sul divano, silenziosa nel buio a mo’ di antifurto.

Poi, per le sue enormi dimensioni, costava relativamente poco, tra poco è natale e insomma non me la sono sentita di lasciarla lì, in quella specie di zoo di pelo tra i detersivi e i biscotti.
E alla creatura piacerà. A tutti piacerà, eccome. Tra l’altro si può usare pure come cuscino.
A questo pensavo rientrando a casa con una tigre di peluche grandezza naturale.

E poi ti ricordi quel negozione sulla statale dei Navigli, tipo dopo Binasco? Che tornando da casa dei nonni una trentina di anni fa era una tappa obbligata, perché gigantesche vetrine esponevano enormi felini di peluche? E tu che sbavavi davanti a quella vetrina. Ma eri già un ometto, diamine, e non avevi più l’età per implorare un pelouche.
Ecco hai presente tutto questo? Bene, ora ti sei messo in pari, tiè.

"Non è mai troppo tardi per avere un’infanzia felice."
Tom Robbins, Natura morta con picchio

web economy e blog: bolle e balleUn blogger…

web economy e blog: bolle e balle
Un blogger da marciapiede
Non so voi ma qui aumenta di continuo il flusso di scambio blog-lavoro. E stavolta non è tanto il mio lavoro che entra nel mio blog. È il blog, i blog, che entrano nel mio lavoro. E ne diventano una parte. E comunque: alzi la mano chi non è mai stato tentato dall’ideuzza di far due soldini col proprio blogghino? Col proprio o aggregandosi a qualcuno dei tanti progetti di nanopublishing che stanno decollando in questi ultimi mesi.

Io che – da buon miope – le buone occasioni tendo a perderle in anticipo, ho tratto qualche conforto dal post in cui Gianluca Neri paragona gli eventi attuali al gonfiore della web bolla di qualche anno fa. E ribadisce orgogliosamente alcuni concetti cui restiamo affezionati: 

musica: a Pavia omaggio a Dylan…

musica: a Pavia omaggio a Dylan

jazz in tv: sempre poco e assai notturnoJazz…

jazz in tv: sempre poco e assai notturno
Jazz me blues
Scopro che c’è una trasmissione sul jazz su Rai Doc – Futura.
Che non so cos’è. Scopro che è un canale digitale terrestre. Trasmesso anche sul canale Sky 872.
Se stasera sono sveglio, a mezzanotte sto con Duke. E con Patruno.

(ANSA) – ROMA, 15 nov – Domani, ‘Jazz Me Blues’, il programma di Rai Doc in onda alle 24.00 (in replica, dopodomani alle 6.30 e alle 13.00) condotto da Lino Patruno, iniziera’ con un filmato dell’orchestra di Duke Ellington dei primi anni ’40, seguito da un filmato dell’orchestra di Vaughn Monroe, direttore d’orchetra, trombonista, cantante e attore del cinema western negli anni ’50. Il programma proseguira’, con Jack Teagarden, considerato il piu’ grande trombonista della storia del jazz. Tratto dal programma ‘Il Signore delle 21′ condotto da Ernesto Calindri nel 1962, si vedra’ una straordinaria performance di Sammy Davis jr, ballerino, cantante, imitatore e grande batterista di jazz. Chiudera’ la puntata un’intervista trombettista Guido Pistocchi, che apparira’ poi in jam session al ‘New Orleans Cafe” di Roma.